Il governo della Nuova Zelanda vuole depenalizzare l’aborto
È uno dei pochi paesi occidentali a vietarlo, a meno di rare eccezioni: il voto in Parlamento sarà piuttosto incerto
Il governo della Nuova Zelanda guidato da Jacinda Ardern ha annunciato che proporrà di depenalizzare l’interruzione di gravidanza. La Nuova Zelanda è uno dei pochi paesi occidentali ad avere leggi che considerano l’aborto un reato e permetterlo solo in caso di incesto, malformazione del feto o seri rischi per la salute mentale e fisica della donna. Le donne sono spesso costrette a mentire sulle loro vere condizioni mentali e fisiche, pur di interrompere una gravidanza: devono accettare di frequentare uno psicoterapeuta e devono comunque ottenere l’approvazione di due medici, cosa di per sé molto difficile soprattutto fuori dalle città più grandi.
Il New York Times scrive che il governo proporrà di cancellare l’interruzione di gravidanza dall’elenco dei reati, e di rimuovere le restrizioni per le gravidanze entro le 20 settimane. Dopo quel limite, secondo la proposta di legge, per interrompere la gravidanza bisognerà chiedere l’approvazione di un medico. «L’obiettivo è modernizzare la legge e assicurare che l’aborto sia trattato come una questione sanitaria» e non criminale, ha spiegato il ministro della Giustizia Andrew Little.
La proposta di legge era stata promessa in campagna elettorale da Ardern, che nel corso del suo mandato ha già approvato diverse misure a favore delle donne, fra cui l’introduzione di un permesso di lavoro pagato alle vittime di violenza domestica. La proposta di legge inizierà l’iter parlamentare giovedì 8 agosto: i partiti hanno dato indicazione ai parlamentari di votare secondo la propria sensibilità, e Ardern ha già fatto sapere che si aspetta un risultato molto risicato.