Usare troppi prodotti per la pelle può fare danni
È una questione di pH e di scrub
Una delle abitudini che hanno incontrato sviluppo e successo anche grazie agli influencer su Instagram è la condivisione di consigli su cosa usare per prendersi cura della propria pelle, come lavarsi la faccia e quali prodotti, tonici, sieri, creme o oli applicare successivamente: insomma, i prodotti per la cura della pelle – che ora viene chiamata anche in Italia skincare – che sono uno dei settori più in crescita dell’industria cosmetica. Da un lato è molto cresciuta la consapevolezza generale sulle sostanze contenute nei prodotti cosmetici e sui loro effetti, dall’altra usare certi prodotti sembra essere diventata una moda. Negli Stati Uniti, secondo un articolo del New York Times, sembra che questa tendenza abbia portato però anche a un aumento di casi di acne negli adulti: molte persone esagerano col numero di prodotti, oppure li combinano nel modo sbagliato e così senza volere danneggiano la propria “barriera cutanea”.
Cos’è la barriera cutanea e cosa la danneggia
Tra le funzioni della pelle c’è fare da barriera nei confronti di tutta una serie di cose con cui veniamo in contatto quotidianamente: batteri, virus, funghi, sostanze di vario genere (comprese quelle inquinanti che ci sono nell’aria delle città) e raggi solari. Per questo si parla di barriera cutanea: è resa possibile in particolare da un misto di acqua e lipidi (cioè grassi), il film idrolipidico o mantello acido, che viene prodotto dalle ghiandole sebacee e sudoripare. Comportamenti errati impediscono al film idrolipidico di formarsi nel modo giusto, per esempio esagerando con gli scrub o con alcuni tipi di sapone, quelli basici o alcalini. Anche chi non si ricorda molto delle lezioni di chimica alle scuole superiori ha un’idea di cosa sia il pH, se non altro per averlo sentito nominare nelle pubblicità: i saponi basici sono quelli con un pH maggiore di 7. La pelle invece è leggermente acida: normalmente ha un pH di 5,4-5,9.
Così si compromette la barriera cutanea: la pelle diventa più sensibile, si irrita e si squama facilmente, perde elasticità. Se succede è più facile che possano insorgere alcuni problemi – che hanno anche altre cause e dipendono molto da predisposizione personale – come rosacea, eczemi, psoriasi e acne. Per quanto riguarda l’acne succede perché un pH alto favorisce la crescita del Propionibacterium acnes, una specie di batterio che come suggerisce il nome è legato a varie forme di acne.
La ragione per cui molte persone finiscono per danneggiare il film idrolipidico della propria faccia è che in genere la sensazione di avere la pelle un po’ unta non è piacevole: per questo per ottenere un senso di pulizia gratificante si usano saponi con un pH alto. Lo sono ad esempio quelli che fanno molta schiuma, perché gli ingredienti che la rendono possibile sono alcalini. Ci sono aziende che propongono detergenti del genere e poi consigliano di accompagnarli a prodotti molto acidi proprio per bilanciare il pH.
Come si fa a non danneggiare la barriera cutanea
Christian Surber, professore di dermatofarmacologia dell’Università di Basilea e Zurigo e autore di studi sul film idrolipidico, ha detto al New York Times che sarebbe bene evitare prodotti per la pelle con un pH superiore a 7, come raccomandazione generale. Con l’aumentare dell’età la pelle diventa più basica e quindi sono consigliati prodotti più acidi per riequilibrare il pH, mentre da più giovani se ne possono usare anche di basici.
Il problema con il pH è che sulle confezioni di molti cosmetici per il viso non è riportato e può variare molto da prodotto a prodotto. Anche chi si è appassionato molto al mondo dello skincare e sa tutto sull’INCI, la denominazione internazionale utilizzata per indicare sulle etichette gli ingredienti presenti all’interno dei cosmetici, non è in grado di valutarlo semplicemente guardando i componenti di una crema o di un sapone. Uno studio fatto testando 31 creme idratanti disponibili negli Stati Uniti ha rilevato ha rivelato che possono avere pH molto diversi, da 3,73 a 8,19.
Dato che la protezione della barriera cutanea sta diventando un tema noto nel mondo dei cosmetici, alcune nuove aziende americane propongono prodotti personalizzati con un pH scelto sulla base della pelle della persona che li dovrà usare (Atolla) oppure indicano il pH dei prodotti sulla confezione (Mr. Travis’s e Ms. Parr’s). In attesa che questa usanza si diffonda è bene sapere che l’espressione “pH bilanciato” che potrebbe trovarsi su alcune confezioni non vuol dire nulla: come l’espressione “naturale”, non ha una definizione precisa, dato che il pH giusto per qualcuno non è necessariamente quello più adatto per qualcun altro.
Come si fa a rimettere a posto le cose
Per ripristinare la propria barriera cutanea la prima cosa da fare secondo Surber è evitare di usare troppi prodotti, come richiede per esempio la routine di skincare coreana in 10 step. Inoltre non bisogna esagerare con gli esfolianti fisici, quelli che contengono piccole particelle che durante l’applicazione sfregano sulla pelle (più noti come scrub) e la cosiddetta microdermoabrasione. Gli esfolianti chimici, quelli contenenti acido glicolico, acido lattico o acido salicilico, sono generalmente più delicati, ma anche questi non vanno usati più di una volta alla settimana sulla pelle secca o sensibile, tre al massimo su quella grassa.
I prodotti contenenti ceramidi (un tipo di grassi), glicerina, petrolato (cioè vaselina) e acido ialuronico possono aiutare a ripristinare la barriera cutanea, ma vanno applicati al momento giusto: in sostanza si tratta di mettere la crema nel primo minuto dopo essersi lavati la faccia. Shari Marchbein, una dermatologa ed esperta di cosmetici di New York l’ha spiegato così al New York Times: «Se glassi una torta secca, la torta resta secca. Se la torta è ancora morbida, con la glassa sopra resta morbida».