Le donne saudite potranno andare all’estero senza il permesso del loro “guardiano”
L'Arabia Saudita ha cambiato una legge che era diventata il simbolo di uno dei regimi islamici più conservatori al mondo
L’Arabia Saudita ha approvato una legge che permetterà alle donne con più di 21 anni di viaggiare all’estero senza dover chiedere il permesso del “guardiano” maschio (il padre, il fratello o il figlio). La nuova legge, che entrerà in vigore novanta giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, prevista per oggi, elimina così alcune delle restrizioni che negli ultimi anni erano state il simbolo del regime islamico saudita, uno dei più radicali e conservatori al mondo.
La decisione di cambiare la legge è stata presa dopo le pressioni internazionali dovute a diversi casi di giovani donne saudite che hanno lasciato di nascosto il paese per cercare asilo politico all’estero: queste donne sostengono che le leggi saudite le rendano schiave e completamente soggette alla volontà dei familiari uomini. Sono della stessa idea diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani, che hanno più volte detto che la legislazione saudita costringe le donne del paese a diventare “cittadini di serie B”.
Il Wall Street Journal ha scritto che la nuova legge potrebbe avere enormi difficoltà ad affermarsi nel paese, soprattutto fuori dalle grandi città come Riyadh e Jeddah, considerate più aperte a esperimenti di questo tipo. La figura del “guardiano” maschio è da sempre molto importante nella tradizione saudita, soprattutto in quelle zone del paese che adottano ancora una rigidissima interpretazione dell’Islam. C’è anche da considerare che, nonostante la nuova legge, la condizione delle donne in Arabia Saudita non cambierà in maniera significativa: le donne saudite continueranno a dover chiedere il permesso del “guardiano” maschio per fare moltissime cose, tra cui sposarsi.
La nuova legge sembra essere in linea con altre precedenti norme introdotte negli ultimi due anni in Arabia Saudita dal potente principe ereditario Mohammed bin Salman, con l’obiettivo di “ripulire la faccia” del paese rendendolo meno impresentabile di fronte ai paesi occidentali, suoi alleati. Allo stesso tempo, però, il regime ha continuato ad arrestare oppositori e femministe e a uccidere i dissidenti, come nel caso dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.