Esistono alberi zombie, più o meno
In Nuova Zelanda c'è un ceppo malconcio che pur non avendo più foglie continua a vivere, prendendo acqua e sostanze nutritive dagli alberi che lo circondano
Come per tutti gli esseri viventi, ci sono vari modi in cui un albero può morire: di malattia, bruciato da un incendio, colpito da un fulmine, abbattuto dal vento o da un boscaiolo, o anche di vecchiaia. In tutti i casi un albero morto si può facilmente riconoscere per una caratteristica: anche d’estate, non ha foglie. Le foglie infatti sono gli organi grazie a cui gli alberi ottengono l’energia che li sostiene e fa crescere, attraverso la fotosintesi; sono l’equivalente della bocca e dell’apparato digerente dei mammiferi, se volete, e producono le sostanze che nutrono tutto l’albero scendendo nel tronco e nelle radici. Eppure, dispersi in alcune foreste del mondo, esistono ceppi, dunque resti di alberi caduti, che pur senza foglie sono ancora vivi. Non-morti, se vi piace il linguaggio dei film di zombie. Di recente due botanici ne hanno trovato uno in una foresta della Nuova Zelanda e hanno cercato di capire come sia possibile.
Il ceppo in questione è un kauri neozelandese (Agathis australis), una specie di conifere endemica dell’Isola del Nord della Nuova Zelanda, dove si trovano Wellington e Auckland. Gli alberi adulti di questa specie sono molto grandi: possono raggiungere i 50 metri di altezza e superare i 10 di circonferenza. Ciò che resta di quest’albero specifico però è molto modesto: il ceppo è alto poco più di 50 centimetri, semi-cilindrico e cavo. Sebastian Leuzinger, professore associato della Auckland University of Technology, e il suo collega ricercatore Martin Bader lo hanno visto durante una camminata in una foresta e si sono accorti che era ancora vivo perché non ha l’aspetto del legno morto e picchiandoci contro con la mano non si sente lo stesso suono che si otterrebbe bussando su un ceppo secco.
Leuzinger e Bader hanno dimostrato che il ceppo è ancora vivo (lo studio è stato pubblicato sulla rivista iScience) grazie al fatto che le sue radici sono collegate a quelle di altri kauri della foresta, con cui scambiano acqua e sostanze nutritive. Sotto il suolo delle foreste le radici degli alberi si collegano tra loro grazie a reti di funghi, oppure veri e propri innesti naturali che sono stati documentati in almeno 150 specie, attraverso cui avvengono scambi di sostanze. Secondo i ricercatori una delle funzioni di queste reti di radici è permettere agli alberi di condividere le risorse in tempi di siccità o altre difficoltà. Nel caso del ceppo però non si può veramente parlare di condivisione o di scambio: dato che il ceppo non ha foglie non è in grado di produrre sostanze nutritive e si limita a prendere quelle degli alberi propriamente vivi a cui è collegato. In un certo senso quindi più che un “albero zombie”, il ceppo è un “albero vampiro”, che come un parassita vive a spese dei suoi vicini.
È strano il modo in cui riesce a farlo: negli alberi normali l’acqua risale dalle radici al tronco e ai rami grazie al meccanismo della traspirazione, che funziona perché ci sono le foglie. In pratica, senza entrare nei dettagli tecnici sul potenziale idrico, quando l’acqua evapora dalle foglie, altra acqua viene tirata verso l’alto dalle radici attraverso i vasi dei tronchi. Senza foglie però non c’è traspirazione, e quindi in teoria il ceppo non dovrebbe essere in grado di assorbire l’acqua dalle radici degli altri kauri e farla circolare nei propri vasi. Eppure lo fa. Leuzinger e Bader lo hanno dimostrato inserendo dei piccoli aghi all’interno del ceppo, in diversi punti: scaldando uno degli aghi, hanno poi rilevato un aumento della temperatura negli altri a distanza di tempo, segno che l’acqua circola dentro il ceppo, trasportando anche il calore.
Il flusso è più lento che negli alberi completi, la velocità è pari a un quinto di quella che si misura nei kauri vicini al ceppo, e varia a seconda delle condizioni di questi alberi: se la linfa scorre più velocemente nei vicini, rallenta nel ceppo, e viceversa, come succede quando piove o di notte e la traspirazione si riduce. Dunque è come se il ceppo “approfittasse” dei momenti in cui gli altri kauri si riposano per prendere un po’ delle loro sostanze nutritive. In ogni caso il tronco ha un ruolo attivo nella sua sopravvivenza. Come riesca ad averlo è ancora un mistero. Dato che i kauri sono una specie protetta, Leuzinger e Bader non hanno potuto scavare per analizzare le radici.
In generale il ceppo di kauri trovato da Leuzinger e Bader (così come altri ceppi simili, ad esempio questo in Oregon) è più interessante per le cose che ancora ignoriamo che per quelle che sappiamo. Non sappiamo se i suoi vicini ricevano qualche beneficio dal tenerlo in vita, oppure no: le ricerche sulle foreste degli ultimi decenni hanno scoperto che tra i diversi alberi che compongono un bosco esistono rapporti di interdipendenza, ma ci mancano ancora molti pezzi per comprenderli bene. L’ipotesi di Leuzinger è che la presenza delle radici del ceppo renda più ampio il territorio da cui gli alberi vicini assorbono l’acqua dal suolo. Ma può anche darsi che gli alberi vivi non abbiano modo di interrompere lo scambio di sostanze con il ceppo.
Annie Desrochers, botanica e ricercatrice dell’Università del Québec, ha commentato lo studio di Leuzinger e Bader con l’Atlantic dicendo che è probabile che le radici del ceppo siano collegate a quelle degli alberi vicini col sistema degli innesti. Tra alberi in salute è un sistema vantaggioso perché permette loro di collaborare in caso di siccità o epidemia, favorendo la sopravvivenza degli alberi collegati. Se le condizioni ambientali sono buone è probabile che per gli alberi della rete nutrire un ceppo senza foglie non sia dannoso, dato che richiede solo una piccola quantità d’acqua e sostanze nutritive: è però possibile che nel caso in cui le condizioni ambientali diventassero sfavorevoli gli alberi sarebbero danneggiati dalla sua presenza.