25 episodi che hanno cambiato la tv statunitense
E quindi un po' anche la nostra: li ha scelti Vox, dal 1948 al 2017
Qualche settimana fa Emily VanDerWerff ha scelto, insieme alla redazione di Vox, 25 episodi che – secondo loro – hanno cambiato la televisione. Li abbiamo messi in ordine anche noi, spiegando qualcosa su ogni episodio e sul programma di cui fa parte: è discutibile come ogni selezione, ma è piena di cose interessanti e che effettivamente hanno avuto un grande impatto.
Prima di iniziare, qualche premessa: si parla di “programmi” e non solo di “serie tv” perché ci sono anche un episodio di reality show e un paio di episodi di programmi comici. Trattandosi di Vox, un sito statunitense, la lista parla della tv statunitense (che però rappresenta gran parte della tv che vediamo e abbiamo visto anche qui). Infine, è una lista di cose che in qualche modo hanno segnato la televisione, non necessariamente in positivo. Magari avrete dubbi e perplessità su alcune scelte, ma resta comunque un buon modo per ripassare un po’ di storia della tv e trovarci in mezzo qualcosa che non sapevate. Detto questo, buona lettura: il primo episodio scelto da Vox è del 1948, l’ultimo del 2017.
Texaco Star Theatre – “Premiere”, 1948
Dal 1938 il Texaco Star Theatre era stato uno spettacolo radiofonico di varietà, mentre dal 1948 al 1956 fu trasmesso in televisione. Vox scrive che fu il primo vero «megalite della tv» e che Milton Berle, il suo conduttore, fu la prima «superstar» della tv. Fu anche uno dei primi programmi a capire che per fare tv bastava prendere spunto dal teatro e dal vaudeville, senza inventarsi molto di nuovo. Quando iniziò, negli Stati Uniti si vendevano 500mila televisori all’anno; quando finì se ne vendevano 30 milioni.
Dragnet – “The Human Bomb”, 1951
È una serie poliziesca che andò in onda per otto stagioni negli anni Cinquanta, anche questa ispirata a una precedente serie radiofonica. “Dragnet” è un termine usato per parlare delle misure messe in atto dalla polizia per arrestare un sospettato. Fin dal suo primo episodio, “The Human Bomb”, si fece notare per uno stile allora moderno, che già guardava al cinema.
Lucy ed io – “Lucy is Enceinte”, 1952
Andò in onda per sei stagioni e fu la prima sitcom diventata un fenomeno pop. Era incentrata su Lucy, una ragazza molto espansiva che desiderava più di ogni altra cosa diventare famosa, e che per provarci si cacciava nelle situazioni più assurde. Il titolo originale è I Love Lucy. Lucille Ball e Desi Arnaz, che interpretavano la coppia protagonista della serie, erano una coppia anche nella vita vera. Quando Ball rimase incinta si decise, nonostante l’opposizione del network che produceva la serie, di far rimanere incinta anche Lucy nella serie. Il network acconsentì, a certe condizioni: compreso l’uso, nel titolo, della parola francese “enceinte”. Nonostante le paure del network nel trattare un tema che allora in tv era ancora tabù, la serie andò benissimo anche durante e dopo la gravidanza della protagonista. Contribuì quindi, nel suo piccolo, a far capire che gli spettatori spesso sono più avanti di quanto si pensi.
East Side/West Side – “Who do you kill?”, 1963
In Italia è anche nota come Assistente sociale, ma durò una sola stagione. È una serie drammatica che parla appunto di un assistente sociale di New York e che, insieme alla sua segretaria, ha a che fare con storie di prostituzione, razzismo, violenze e molestie. Fu anche il primo caso in cui per un ruolo importante in una serie di prima serata fu scelta un’attrice nera: Jane Foster, la segretaria, era interpretata da Cicely Tyson. Ricevette molte critiche e fu cancellata dopo una stagione. Si pensa anche che, visto il suo fallimento, per alcuni anni altre serie furono inibite dal provare a fare qualcosa di simile. L’episodio “Who do you kill?” parla della morte del figlio di una coppia di Harlem, in seguito al morso di un ratto.
The Beverly Hillbillies – “The Giant Jackrabbit”, 1964
Andò in onda dal 1962, prima della morte di John Fitzgerald Kennedy, fino al 1971, quando già l’uomo era stato sulla Luna. Parla di una coppia di campagnoli che trova il petrolio e va a vivere a Beverly Hills. Il titolo contiene un gioco di parole tra il nome Beverly Hills e la parola hillbilly, usata per descrivere gli abitanti di certe aree rurali degli Stati Uniti. L’episodio in questione parla di una lepre gigante (che poi si scopre essere un canguro): è buffo, quasi ridicolo, ma Vox l’ha scelto perché piacque molto e perché rappresenta bene «l’escapismo di molta della tv di quegli anni».
Il fuggiasco – “The Judgment, Part 2”, 1967
La serie, il cui titolo originale è The Fugitive, parla di un uomo ingiustamente accusato per l’omicidio della moglie e condannato a morte che riesce a fuggire in seguito al deragliamento del treno che lo sta portando in carcere. Si mette quindi a cercare il vero assassino della moglie. Iniziò in bianco e nero e finì a colori, con l’ultimo episodio ( “The Judgment, Part 2”) che arrivò oltre il 70 per cento di share. Fu un episodio conclusivo, che dava risposte e chiudeva un racconto lungo 120 episodi. Vox spiega che ora può sembrare la norma ma al tempo non lo era: molte serie venivano semplicemente troncate, non concluse.
Rowan & Martin’s Laugh-In – “Season Two Premiere”, 1968
Questo programma comico fu una sorta di Saturday Night Live – il famosissimo programma satirico del sabato sera – prima del Saturday Night Live. Fece la storia della televisione quando, nella prima puntata della seconda stagione, ci andò come ospite il candidato presidente Richard Nixon. Non sembrò particolarmente a suo agio, tra l’altro.
Star Trek – “Plato’s Stepchildren”, 1968
Nessuno è mai riuscito a capire con certezza quale fu il primo bacio tra un bianco e una nera nella televisione americana. È certo però che quello di questo episodio – di una delle serie più seguite di sempre – fu il primo che si fece davvero notare. Nell’episodio i protagonisti finiscono sul pianeta Platonius, dove per divertimento una “forza maggiore” li costringe a fare certe cose. Tra queste c’è anche un bacio tra il capitano Kirk, interpretato da William Shatner, e la comandante Uhura, interpretata da Nichelle Nichols. Si parla di bacio interrazziale, ma – dato che le razze non esistono – è in realtà un bacio inter-etnico.
Arcibaldo – “Sammy’s Visit”, 1972
Andò in onda per otto stagioni, tutte negli anni Settanta, e in Italia arrivò negli Ottanta. Parla di una famiglia newyorkese della borghesia medio-bassa e Vox ha scritto che «aumentò in modsco radicale quello di cui si poteva parlare in tv». L’episodio scelto, a metà della seconda stagione e quindi nei primi anni Settanta, parlava di razzismo. Lo faceva senza troppe semplificazioni, partendo dalla piccola storia di una valigetta dimenticata in un taxi.
M*A*S*H – “Abyssinia, Henry”, 1975
Fino a prima di questo episodio i protagonisti delle serie tv morivano molto di rado, e quasi solo se moriva l’attore che li interpretava. Nel finale della terza stagione di questa serie ambientata durante la guerra in Corea, morì invece uno dei personaggi principali.
Mary Tyler Moore – “The Last Show”, 1977
L’episodio è stato scelto da Vox perché è «la versione sitcom del finale di The Fugitive». Nell’episodio in questione, l’ultimo di 168, «succede qualcosa che divide i personaggi principali, ma vediamo anche che loro riusciranno a superare anche questa e alla fine staranno bene». Di nuovo, ora sembra normale, quasi scontato, ma allora non lo fu, specie visto che si trattava di una sitcom.
Dallas – “A house divided”, 1980
La terza stagione di Dallas, una delle serie tv dalla trama incasinata e dal grande seguito di pubblico, finì con un episodio in cui, subito prima dei titoli di coda, qualcuno – ma non si vedeva chi – sparava a J.R. Ewing, il cattivo della serie. Gli spettatori passarono otto mesi a chiedersi chi avesse sparato a J.R. («Who shot J.R.?»), e la domanda divenne un tormentone. In “Who Done It”, primo episodio della quarta stagione, si scoprì chi era stato: ma più che la risposta, ci si ricorda la domanda.
Hill Street giorno e notte – “Hill Street Station”, 1981
«Prima che i Soprano e Game of Thrones mostrassero che la tv poteva reggere storie sofisticate, ci fu Hill Street giorno e notte», ha scritto Vox: «La nascita della televisione drammatica moderna è qui». “Hill Street Station”, il primo episodio della prima stagione di questa serie poliziesca, fu un punto di svolta per la «televisione drammatica con episodi da un’ora», perché faceva subito vedere uno stile da documentario e una serie di personaggi con un arco narrativo piuttosto approfondito.
Cheers – “Showdown, Part 2”, 1983
La sitcom aveva come protagonista l’attore Ted Danson e parlava dei clienti abituali di un bar alla periferia di Boston. La prima stagione parlava tra le altre cose dell’innamoramento tra Sam Malone (il personaggio di Danson) e Diane, una donna che viene lasciata dal promesso sposo proprio nel bar. La prima stagione fu tutta costruita sull’ipotesi di una storia d’amore tra i due, e l’ultimo episodio della prima stagione finiva con una litigata, che poi finiva con un bacio.
Miami Vice – “Brothers’s keeper”, 1984
Secondo Vox, la serie con protagonisti i detective Sonny Crockett e Rico Tubbs merita un posto in questa classifica perché «fu una delle prime a lavorare sull’immagine, la musica e l’estetica, e non solo sulla trama o sulla costruzione dei personaggi». Il primo episodio, lungo due ore, finiva con “In the Air Tonight” di Phil Collins.
I Robinson – “Goodbye, Mr. Fish”, 1984
Fu una sitcom che tornò alle radici delle sitcom, perché parlava di una «famiglia divertente, con tanto affetto e tante risate». Fu una serie che in tanti episodi, come in quello scelto per questa lista, poteva addirittura permettersi di trascurare la trama (in questo caso la morte di un pesce rosso) e concentrarsi sulla famiglia protagonista, sull’affetto e sulle risate. Vox aggiunge che «è difficile rivederla ora, dopo le accuse a Bill Cosby», ma che bisogna comunque ricordarsi cosa fu nel 1984.
A cuore aperto – “The last one”, 1988
Questa serie tv sui medici di un ospedale di Boston si è guadagnata un posto in quest’elenco grazie all’ultima scena dell’ultimo dei suoi 137 episodi, in cui si scopre, più o meno, che “era solo un sogno”. Qualche spettatore apprezzò, molti altri si arrabbiarono. Il titolo originale della serie era St. Elsewhere.
Twin Peaks – “Zen, or the Skill to catch a killer”, 1990
È il terzo episodio della famosa e ostica serie tv di David Lynch, scelto da Vox come esempio del perché la serie inizialmente piacque e poi invece smisero di guardarla in molti. Tra quelli che continuarono a guardarla, ci fu qualcuno che ne trasse ispirazione per molte delle serie tv che sarebbero arrivate da lì in avanti.
Ellen – “The puppy episode”, 1997
La serie, in cui Ellen DeGeneres interpreta la libraia Ellen Morgan, fece un pezzettino di storia della televisione quando Ellen Morgan scopre di avere una cotta per un personaggio interpretato da Laura Dern. Nella famosa scena in cui Ellen dice di essere gay, lo fa per sbaglio, attraverso un microfono che diffonde le sue parole in un intero aeroporto.
I Soprano – “College”, 1999
È il quinto episodio della prima stagione, andato in onda il 7 febbraio e considerato da molti il migliore della serie. Vox l’ha scelto perché lo vede come uno spartiacque: «Prima i Soprano erano solo un’elegante e apprezzabile serie su un gangster con attacchi di panico; poi è diventata la serie tv che ha dato il via a una nuova era della televisione drammatica, l’era dell’antieroe». L’episodio fu il primo in cui il pubblico vide il protagonista Tony Soprano compiere un omicidio. David Chase, creatore della serie, ha raccontato che dovette lottare per convincere HBO: ce la fece sostenendo la tesi in base alla quale «nessuno avrebbe creduto al personaggio di Tony Soprano se non gli avesse visto uccidere qualcuno».
Survivor – “The Final Four”, 2000
La tv non cambia solo grazie alle cose di qualità. Nel caso di questo programma di “sopravvivenza su isola deserta” che ancora oggi va in onda negli Stati Uniti, è stato scelto l’ultimo episodio della prima stagione. Vinse il concorrente Richard Hatch, definito da Vox «il cattivo della prima edizione».
Game of Thrones – “Baelor”, 2011
Abbiamo già parlato di quando M*A*S*H fece morire uno dei suoi protagonisti. In questo caso la serie fece morire il suo protagonista, il personaggio su cui più aveva investito e il suo attore più famoso: Ned Stark, malamente decapitato alla fine della prima stagione. Fu il primo di una serie di momenti televisivi che, anche grazie a internet, hanno reso la serie una parte rilevante della cultura popolare di questi ultimi anni.
American Horror Story – “Welcome to Briacliff”, 2011
Fu la prima serie a credere davvero nella possibilità di raccontare in ogni stagione una storia completamente diversa e autonoma, confidando che il nome “American Horror Story” sarebbe stato sufficiente a convincere gli spettatori di una stagione a guardare quella successiva. Vox ha scelto il primo episodio di American Horror Story: Asylum, la seconda stagione. Ovviamente le serie antologiche esistevano già dagli anni Cinquanta, e a ben vedere American Horror Story non si inventò niente, ma mostrò che in tv c’era spazio anche per narrazioni più brevi.
Orange Is the New Black – “Looks blue, tastes red”, 2014
Sarebbe stato strano e probabilmente sbagliato fare una lista di questo tipo senza mettere una serie di Netflix. E infatti eccola, una delle prime (dopo Lilyhammer e House of Cards), scelta perché «fu la prima serie a mostrare davvero quanto coraggiosa poteva essere la tv in streaming». L’episodio scelto, il secondo della seconda stagione, è dedicato alle comprimarie della serie, non alla protagonista Piper. Pensate, se avete visto serie negli ultimi anni, a quanto spesso succede che un episodio si prenda una pausa dalla storia o dal personaggio principale, per dedicarsi ad altro.
The Good Place – “Michael’s Gambit”, 2017
Leggendo fin qui, molti si sono probabilmente immaginati con quale episodio di quale serie sarebbe finita questa lista, e molti saranno sorpresi da questa scelta fatta da Vox, che comunque mette le mani avanti e spiega che «più ti avvicini al presente, meno ti trovi nella prospettiva dalla quale puoi scegliere al meglio». L’ultimo episodio della prima stagione di questa serie comica ambientata dopo la morte è stato scelto perché, pur essendo una serie comica, si permise un colpo di scena clamoroso, di quelli che eravamo abituati a vedere nelle serie drammatiche. Occhio, spoiler.