Chi sarà il prossimo Commissario europeo dell’Italia?
È una questione spinosa, che divide Lega e Movimento 5 Stelle e che potrebbe comunque fare scontenti tutti
Questa settimana, in un’intervista al giornale tedesco Spiegel, la nuova presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha detto di non aver fatto promesse all’Italia su quale sarà il portafoglio del commissario europeo che spetterà al nostro paese. «I desideri sono stati formulati», ha detto von der Leyen, che in questi giorni sta lavorando per comporre la sua futura Commissione, «ma promesse precise non possono essere fatte fino a quando l’intero quadro non sarà completato».
La dichiarazione di von der Leyen ha probabilmente raffreddato le aspettative di una parte del governo italiano, che si sentiva sicura di ottenere uno degli incarichi più importanti: il commissario alla concorrenza. Ne aveva parlato per primo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che dopo il vertice intergovernativo che ha portato alla scelta di von der Leyen aveva detto che in cambio del suo appoggio il governo italiano aveva ricevuto la promessa di ricevere una vicepresidenza della Commissione e «un commissario di alto rilievo economico», forse proprio quello alla concorrenza. L’obiettivo dell’Italia era stato confermato pochi giorni dopo dal ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi. Per via degli equilibri interni, peraltro, la maggioranza che sostiene il governo aveva stabilito che il nome del commissario sarebbe stato scelto dalla Lega.
Ottenere l’incarico però non è un obiettivo facile. Il portafoglio della concorrenza è uno degli incarichi più delicati e tecnici della Commissione, e difficilmente la presidente accetterà una figura troppo politicamente connotata. Il candidato commissario, inoltre, deve sottoporsi a un’audizione da parte del Parlamento europeo, di solito molto difficile e in seguito alla quale il Parlamento può anche decidere di non confermare la nomina.
Inizialmente Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e considerato il principale consigliere di Matteo Salvini, era sembrata la figura più adatta. Poi però, al momento del voto su von der Leyen al Parlamento Europeo, lo scorso 16 luglio, Movimento 5 Stelle e Lega hanno litigato e si sono divisi. Il Movimento ha votato a favore di von der Leyen, nella speranza di migliorare le possibilità di ottenere il portafoglio alla concorrenza; la Lega invece – dopo aver parlato per giorni di un voto a favore – ha votato contro.
Secondo le ricostruzioni dei giornali, il problema sarebbe stato il rifiuto di von der Leyen a nominare nella sua commissione un leghista (cioè un membro di un gruppo ostile alla coalizione che la sostiene), fatto che avrebbe dato più possibilità al Movimento di indicare un suo commissario nonostante la pesante sconfitta subita alle europee. Dopo l’elezione di von der Leyen, Salvini ha criticato duramente il Movimento 5 Stelle, accusandolo di aver votato «insieme a Berlusconi e al PD»; poco dopo Giorgetti è stato ricevuto dal presidente della Repubblica a cui ha comunicato ufficialmente la sua rinuncia alla candidatura.
Da allora non ci sono state molte novità nella scelta del commissario. Sui giornali sono comparsi almeno una dozzina di possibili nomi, anche se non è chiaro quanti siano stati presi realmente in considerazione. Il capo del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha ribadito ancora una volta che la scelta del commissario spetta alla Lega e che l’Italia vuole il portafoglio della concorrenza. Di recente ha anche aggiunto una bizzarra motivazione: nominando un commissario alla concorrenza italiano, ha spiegato, «potremo fermare un sacco di procedure contro l’Italia», per esempio quella che rischia il nostro paese per il prestito ponte ricevuto da Alitalia. È un’argomentazione che difficilmente sarà accolta bene da von der Leyen e dagli altri partner europei, e che probabilmente allontana l’obiettivo dell’Italia invece di avvicinarlo.
Anche Salvini ha ribadito che spetta al suo partito fare il nome del commissario: ha promesso che non sarà un tecnico, ma non ha fornito altri dettagli. L’intervista di von der Leyen allo Spiegel sembra indicare che non ci sono garanzie che l’Italia – che oggi non conta moltissimo in Europa – riceverà davvero il portafoglio alla concorrenza. È probabile che più il governo italiano insisterà per nominare un politico, più sarà di basso prestigio l’incarico che gli verrà affidato. E viceversa.