Cosa si sa sul carabiniere ucciso a Roma
I giornali hanno provato a ricostruire l'intricata vicenda che ha portato all'accoltellamento di Mario Cerciello Rega, nel centro della città
Da venerdì proseguono le indagini sull’omicidio di un carabiniere avvenuto a Roma nelle prime ore della giornata. Il carabiniere si chiamava Mario Cerciello Rega, aveva 35 anni e si era appena sposato. Della vicenda si è parlato parecchio per almeno due motivi: perché l’omicidio è avvenuto durante un’operazione nel centro di Roma, e perché al principio sembrava fossero coinvolte alcune persone identificate come «nordafricane».
L’indagine ha però poi avuto diversi sviluppi, e sabato tutti i giornali hanno scritto che l’omicidio di Rega è stato confessato da un ragazzo statunitense che si trovava a Roma in vacanza, la cui identità non è stata rivelata. La vicenda però ha diversi punti oscuri, che nemmeno alcuni video circolati online per ora hanno aiutato a chiarire.
Che cosa sappiamo
Tutto è iniziato nelle prime ore di venerdì 26 luglio, quando un uomo aveva chiesto l’intervento dei carabinieri per recuperare un oggetto – sembra uno zaino – che gli era stato sottratto, e a cui i rapinatori avevano chiesto un riscatto. L’uomo aveva preso appuntamento coi rapinatori per farsi restituire l’oggetto in via Cossa, nel quartiere Prati, a meno di duecento metri da una piazza centralissima dove hanno sede la Corte di Cassazione e l’ordine degli Avvocati di Roma: al suo posto però si erano presentati due carabinieri in borghese: Rega e il suo collega Andrea Varriale.
La dinamica dell’incontro fra carabinieri e rapinatori non è ancora chiara. Da quello che scrivono i giornali, l’incontro era durato molto poco, ed era finito in maniera violenta: durante la rissa uno dei due rapinatori aveva estratto un coltello a serramanico e aveva aggredito Rega, colpendolo otto volte. A quel punto Varriale aveva provato a soccorrerlo, mentre i rapinatori ne avevano approfittato per allontanarsi. Rega era morto pochi minuti dopo il suo arrivo all’ospedale Santo Spirito.
La ricostruzione dei fatti, secondo i giornali
I due principali sospettati per l’omicidio di Rega sono due ragazzi statunitensi di circa vent’anni, che secondo il Messaggero erano da qualche giorno in città in vacanza e che avrebbero dovuto tornare negli Stati Uniti proprio venerdì 26 luglio. Open ha pubblicato sia il nome sia l’età dei due ragazzi, ma le informazioni non sono ancora state confermate ufficialmente. I due sono stati arrestati ieri pomeriggio dai carabinieri, e sembra che in serata uno dei due abbia confessato di avere ucciso Rega a coltellate.
Nessuna autorità pubblica ha tenuto conferenze stampa o dato interviste per spiegare lo sviluppo delle indagini: per questo le versioni pubblicate oggi dai vari quotidiani – e fatte trapelare verosimilmente dagli investigatori – variano in alcuni dettagli ma concordano nei punti principali. C’è da essere prudenti, però: è passato poco più di un giorno dall’omicidio di Rega e diverse informazioni potrebbero rivelarsi sbagliate o fuorvianti, come accaduto per quelle circolate nelle primissime ore delle indagini.
Sembra che i due ragazzi statunitensi fossero in cerca di una piccola quantità di droga e che l’avessero chiesta a un uomo incontrato per strada. Dopo la vendita, i due ragazzi si sarebbero accorti che la sostanza che avevano acquistato non era droga (Repubblica ha parlato di «aspirina tritata») e avrebbero deciso di vendicarsi rubando lo zaino dell’uomo. Non è chiaro se quest’uomo fosse anche lo spacciatore, o se si fosse limitato a dire ai due ragazzi a chi rivolgersi per comprare la droga: per Repubblica era lo spacciatore, mentre per il Messaggero no. Il Corriere della Sera ha ripreso l’ipotesi di Repubblica, ma ha aggiunto che i ragazzi avessero rubato lo zaino perché convinti che dentro ci fosse la “vera” droga.
Ieri i telegiornali e i siti dei quotidiani hanno diffuso due video ripresi da alcune telecamere di sicurezza della zona che sembrano compatibili con la versione raccontata dai giornali, cioè che lo zaino rubato dai ragazzi fosse quello dell’uomo a cui si erano rivolti: i due video, comunque, non possono considerarsi una conferma definitiva. In uno si vedono i due ragazzi statunitensi chiedere indicazioni a un uomo calvo, che poco dopo si sdraia su una panchina usando come cuscino uno zaino scuro. Nel secondo video i due ragazzi stanno correndo e uno di loro ha in mano uno zaino scuro, ma non è chiaro se si tratti dello stesso del primo video.
Le versioni dei quotidiani concordano sul finale della vicenda: i due ragazzi si sarebbero accordati per telefono per restituire lo zaino, e l’uomo a cui era stato rubato avrebbe chiamato la polizia. Una fonte vicina all’indagine ha raccontato alla Stampa che «i due colleghi erano arrivati dopo una chiamata al 112. A chiedere l’intervento era stato l’uomo che ha subito il furto. Aveva ricevuto una chiamata con la richiesta del riscatto e così si è pensato di organizzare la trappola».
Quando all’appuntamento si sono presentati i due carabinieri i ragazzi li hanno assaliti, forse pensando che fossero legati allo spacciatore o al proprietario dello zaino. Subito dopo i due sono scappati nella loro vicina stanza d’albergo, dove sono stati rintracciati dai carabinieri nel giro di poche ore. «Non pensavo fosse un carabiniere, avevo paura di essere nuovamente ingannato» avrebbe detto il ragazzo che ha assalito Rega durante un interrogatori, secondo la ricostruzione di Open.
Cosa non sappiamo
Su tutto, non sappiamo esattamente chi siano i due ragazzi statunitensi e perché abbiano aggredito i carabinieri. Riguardo al primo punto, i giornali li descrivono come due giovani in vacanza, senza fornire altri dettagli sulla loro identità o i loro spostamenti. Sappiamo qualcosa di più sull’aspetto fisico del presunto aggressore: il ragazzo che avrebbe confessato l’omicidio, scrive il Corriere della Sera, è «snello, con smalto nero sulle mani e capelli ricci con meches», e avrebbe «origini libanesi» (forse è per questo che nelle primissime ore era circolata l’ipotesi che gli aggressori potessero essere nordafricani). È stata smentita anche l’ipotesi, circolata venerdì sera, che i due fossero studenti dell’università americana John Cabot, che ha sede poco lontano nel quartiere di Trastevere.
Diversi giornali poi sono scettici sul fatto che lo zaino appartenesse al vero spacciatore, che difficilmente – secondo questa ipotesi – si sarebbe rivolto alle autorità per averlo indietro. Il Messaggero si spinge oltre e scrive che ancora oggi «si sta cercando il pusher che avrebbe fornito la droga falsa ai due facendo scattare poi il dramma»: se così fosse bisognerebbe capire il ruolo dell’uomo che ha chiamato i carabinieri.
Non conosciamo nemmeno i dettagli della violenza che si è verificata durante lo scambio, e da cosa sia stata provocata. L’autopsia sul corpo di Rega, che verrà effettuata oggi, potrebbe chiarire alcuni di questi aspetti.