Gli incendi sull’Artico
Tra giugno e luglio in Groenlandia, Siberia, Canada e Alaska si sono sviluppati più di 100 grossi incendi osservati dai satelliti: è un fenomeno «senza precedenti»
Da giugno, lungo le coste del mar Glaciale Artico, in Groenlandia, Siberia, Canada e Alaska, si sono sviluppati più di 100 grossi incendi. È normale che tra maggio e ottobre in queste zone, così come nel resto dell’emisfero boreale, ci siano degli incendi, ma la loro intensità e durata sono inusuali: il fenomeno è stato definito «senza precedenti» dagli scienziati che lo stanno osservando. Gli incendi, che sono avvenuti in aree disabitate, sono stati rilevati grazie alle immagini satellitari raccolte da Copernicus, l’iniziativa dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per monitorare l’atmosfera: mostrano le fiamme e grandi nuvole di fumo alzarsi dalle regioni intorno all’Artico.
Arctic Circle #wildfires have been persistently above 2003-2018 average through July. Latest #Copernicus Atmosphere Monitoring Service GFAS analysis https://t.co/jOFlLLg9xW shows intense fires in Alaska, Sakha Republic & Krasnoyarsk along with many other boreal #forestfires pic.twitter.com/QnMNAR8AzF
— Mark Parrington (@m_parrington) July 24, 2019
Gli incendi sono stati molto intensi soprattutto in Alaska e in Siberia; alcuni sono stati così estesi da coprire una superficie equivalente a quattro volte quella dell’isola d’Elba. I dati di giugno sono quelli più preoccupanti dato che negli ultimi 17 anni, da quando è iniziata la raccolta dati sugli incendi nelle regione artica, non ce ne sono mai stati molti in questo mese, ma più che altro a luglio e agosto.
La causa degli incendi in queste zone remote è l’aumento delle temperature, ha spiegato Mark Parrington, uno scienziato di Copernicus, a CNN: nella regione artica stanno aumentando più rapidamente che nel resto del mondo. Claudia Volosciuk, una scienziata dell’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO), ha aggiunto che la temperatura media registrata in Siberia a giugno è di 10 gradi più alta della media del mese tra il 1981 e il 2010. In generale, il mese scorso è stato il giugno più caldo mai registrato, considerando le temperature medie mondiali, e secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia federale statunitense che si occupa di meteo e clima, anche luglio risulterà il luglio più caldo mai registrato. Nove dei dieci mesi di giugno più caldi da quando si iniziò a registrare le temperature mondiali, nel 1880, sono avvenuti negli ultimi nove anni; l’ultimo record era del giugno 2016.
Gli incendi hanno come conseguenza un ulteriore aumento delle temperature, da un lato perché diffondono nell’atmosfera anidride carbonica (CO2), dall’altro, ha spiegato Volosciuk, perché il fumo e le particelle inquinanti diffuse dagli incendi aumentano la capacità di assorbimento dei raggi solari da parte dei ghiacci del nord – che normalmente riflettono la luce, ma smettono di farlo se si scuriscono – il cui scioglimento così accelera.
🔥Unprecedented wildfires in the Arctic have released 50 Mt of CO2 into the atmosphere in June alone.
In Alaska, the @CopernicusEU #Atmosphere Monitoring Service (CAMS) has registered almost 400 wildfires this year.
More about the extreme fire activity ➡️https://t.co/9LgJwgRK84 pic.twitter.com/UYeGLc4qZS
— Copernicus ECMWF (@CopernicusECMWF) July 11, 2019
Secondo i dati raccolti da Copernicus, tra il primo giugno e il 21 luglio gli incendi attorno all’Artico hanno diffuso nell’atmosfera circa 100 milioni di tonnellate di anidride carbonica: poco meno delle emissioni totali del Belgio nel 2017. Solo a giugno la quantità di emissioni era pari a quella annuale della Svezia e superiore alla somma delle emissioni degli incendi artici nei mesi di giugno tra il 2010 e il 2018.