Russia dappertutto
Oggi ne parleranno in contemporanea Giuseppe Conte e Robert Mueller, davanti ai rispettivi parlamenti
Mercoledì pomeriggio, in contemporanea e in due parlamenti nazionali distanti più di settemila chilometri tra di loro, il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte e l’ex procuratore speciale statunitense Robert Mueller parleranno ai deputati di due distinte vicende con un denominatore comune: un presunto tentativo della Russia di interferire con gli affari politici interni di un altro paese. Conte riferirà infatti al Senato sul caso della presunta trattativa della Lega per ottenere un finanziamento illegale dalla Russia; Mueller invece darà quella che probabilmente sarà la sua unica testimonianza pubblica sull’indagine che ha riguardato le interferenze russe con le presidenziali statunitensi del 2016, e sul tentativo di intralcio alla giustizia portato avanti dal presidente Donald Trump.
La Russia e la Lega
Conte parlerà in Senato alle 16.30, e la prima cosa da sapere è che il segretario della Lega Matteo Salvini quasi certamente non ci sarà. Dopo aver inizialmente annunciato che avrebbe partecipato alla seduta e che avrebbe parlato dopo Conte, il ministro dell’Interno ha deciso di convocare il Comitato per l’ordine e la sicurezza al Viminale alle 16. Da un paio di settimane Salvini nega categoricamente la tesi secondo cui alcuni funzionari del suo partito avrebbero provato – durante una riunione che è stata registrata e la cui registrazione poi è stata diffusa – a ottenere un finanziamento di 65 milioni da ottenere attraverso la vendita di petrolio a Eni, nata da un’inchiesta dell’Espresso e da una di BuzzFeed, e su cui è in corso un’indagine della procura di Milano.
Conte oggi ribadirà probabilmente quanto sostenuto dalla presidenza del Consiglio in una nota diffusa lo scorso 14 luglio: e cioè che non conosce personalmente Gianluca Savoini, il collaboratore di Salvini al centro dell’indagine, considerato l’intermediario tra la Lega e il governo russo. Savoini, che era presente all’incontro di ottobre a Mosca in cui si discusse del finanziamento, ha partecipato anche a una cena di gala in onore di Putin lo scorso 4 luglio: a questo proposito la presidenza del Consiglio – che l’aveva organizzata – ha precisato che «era stato invitato insieme a tutti i partecipanti al Forum di dialogo italo-russo che si era tenuto il pomeriggio dello stesso giorno al ministero degli Esteri».
Secondo Repubblica, Conte oggi non dovrebbe scendere nei dettagli della vicenda, ma dovrebbe piuttosto ribadire l’estraneità del governo a qualche tipo di rapporto non ufficiale con il governo di Vladimir Putin, e assicurare la collocazione atlantica dell’Italia. Sempre Repubblica scrive che da due giorni la presidenza del Consiglio ha chiesto allo staff di Salvini di rispondere ad alcune domande sul caso, per preparare l’intervento: la principale è se Savoini abbia mai fatto parte di una delegazione ufficiale governativa in visita in Russia, e chi abbia pagato per i suoi voli e le sue spese quelle volte in cui ha accompagnato Salvini a Mosca. Secondo Repubblica, però, l’ufficio di Salvini ha preso tempo senza rispondere, finora, alla presidenza del Consiglio.
Dopo l’intervento di Conte ci saranno alcune domande da parte dei Senatori: per il Partito Democratico doveva parlare l’ex segretario Matteo Renzi, che però mercoledì ha annunciato polemicamente di rinunciare allo spazio dopo che altri compagni di partito – che lui definisce «vicini alla segreteria» – avevano protestato.
La Russia e Trump
Mueller, invece, parlerà a partire dalle 14.30 davanti alla commissione Giustizia della Camera, per circa tre ore, dopo le quali parlerà davanti alla commissione dell’Intelligence della Camera. Nella prima parte dovrebbe concentrarsi sull’indagine sull’intralcio alla Giustizia portata avanti da quando Trump licenziò il direttore dell’FBI James Comey e provò a far licenziare Mueller. Nella seconda parte, invece, parlerà dell’interferenza russa vera e propria.
Due mesi dopo aver presentato il noto “Mueller report”, il lungo documento con cui aveva riassunto i risultati della sua famosa indagine, il procuratore speciale Mueller aveva tenuto una conferenza stampa dicendo che sarebbe stata l’unica occasione in cui ne avrebbe parlato pubblicamente. Disse in realtà poche cose, preferendo che a parlare fosse il rapporto, che conteneva abbondanti dettagli e informazioni sul cosiddetto Russiagate, ma non chiedeva che Trump fosse incriminato. Come spiegava lo stesso rapporto, in pratica, per la sua stessa natura e per la legge americana l’indagine non avrebbe potuto incriminare Trump: quello che poteva fare era scagionarlo o non scagionarlo, sulla base delle prove raccolte. Mueller non aveva scagionato Trump, alludendo al fatto che solo il Congresso poteva eventualmente decidere se chiedere l’impeachment del presidente.
Mueller però dovrà tornare oggi a parlare del rapporto dopo un mandato di comparizione richiesto dai Democratici, tra i quali è in corso un lungo dibattito tra chi vorrebbe avviare la procedura per rimuovere Trump e chi crede che sarebbe troppo pericoloso e divisivo, come la speaker della Camera Nancy Pelosi. Secondo i giornali americani, Mueller non voleva comparire davanti al Congresso, e ci sono volute lunghe trattative per arrivare a un accordo.
La testimonianza di oggi di Mueller ha come obiettivo principale proprio smuovere un po’ le acque per capire se l’impeachment sia una strada praticabile, e per provare ad accrescere il consenso per un’operazione simile tra gli elettori. È probabile infatti che non ci saranno nuove rivelazioni e che Mueller si limiti a ripetere il contenuto del rapporto: ma viste le attenzioni mediatiche, la testimonianza è una grande occasione per divulgare il contenuto del rapporto a un pubblico molto vasto, visto che secondo i sondaggi chi ha letto nel dettaglio le scoperte dell’inchiesta è solo una piccolissima percentuale degli elettori.