Il M5S è di nuovo alle strette per la TAV
Entro venerdì il governo dovrà far sapere alla Commissione Europea cosa intende fare con la linea ferroviaria Torino-Lione, oppure rischiare di perdere i finanziamenti
Entro venerdì 26 luglio il governo italiano dovrà comunicare alla Commissione Europea se intende proseguire la costruzione della TAV oppure rischiare di perdere i finanziamenti promessi per realizzare la linea ferroviaria tra Italia e Francia. Bloccare l’opera nei prossimi giorni sembra impossibile, quindi il governo ha soltanto due scelte: accettare la costruzione della TAV, oppure tentare di rinviare la scadenza per l’ennesima volta.
Secondo il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, non è «un ultimatum da parte dell’UE», ma di una normale trattativa tra il governo e l’Agenzia esecutiva per l’innovazione e le reti (INEA), l’agenzia della Commissione Europea che ha promesso di finanziare il 55 per cento del tratto transfrontaliero della TAV e che ora potrebbe ritirare i suoi impegni se il governo italiano non chiarirà le sue intenzioni.
Anche per via dell’imminente scadenza, i manifestanti contrari all’opera sono tornati a protestare. Nella notte tra domenica e lunedì, un gruppo di persone ha accesso un falò di fronte alle recinzioni che proteggono il cantiere di Chiomonte, in Val di Susa, e ha lanciato razzi contro la polizia che sorveglia l’area. In risposta, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha detto che bisogna «accelerare i lavori», mentre alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle hanno difeso i manifestanti.
Il dibattito sugli scontri è l’ennesima dimostrazione delle divisioni nella maggioranza sulla TAV, con la Lega favorevole all’opera (come lo sono tutti i partiti di opposizione) e il Movimento 5 Stelle che invece ha fatto della contrarietà alla TAV una delle sue principali bandiere ideologiche. L’opposizione alla TAV è stata ribadita ancora di recente dal fondatore del partito, Beppe Grillo, oltre che dallo stesso Toninelli, mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che se dipendesse da lui la TAV non si farebbe.
Oggi, però, secondo analisti ed esperti, le possibilità di fermare l’opera sono ridottissime. Il Movimento 5 Stelle è uscito molto indebolito dalle elezioni europee dello scorso 26 maggio e lo stesso Toninelli viene da mesi indicato come uno dei ministri più deboli e a rischio di essere sostituiti. Per un breve periodo il Movimento aveva sperato di ricevere nella sua battaglia l’aiuto dal presidente francese Emmanuel Macron, che sembrava inizialmente scettico sull’opera. Ma la Francia ha poi confermato il suo interesse, e la TAV è stata inserita come progetto strategico nella nuova “Legge di orientamento delle mobilità“.
Così, nonostante la pubblicazione di un’analisi costi-benefici molto critica sull’opera, quando è arrivato il momento di decidere il Movimento è sempre stato costretto a cedere. A marzo, ad esempio, aveva dovuto accettare la pubblicazione degli avvisi di gara con cui il consorzio TELT, che si sta occupando della costruzione della TAV, aveva dato sei mesi di tempo alle aziende interessate per presentare offerte per partecipare alla costruzione.
Nell’attuale situazione sembra quindi impossibile che il partito guidato da Luigi Di Maio riesca a bloccare la TAV entro la scadenza fissata per venerdì. D’altro canto anche una comunicazione ufficiale dell’intenzione di proseguire l’opera potrebbe avere conseguenze molto problematiche. I giornali scrivono che la sindaca di Torino Chiara Appendino, eletta nel 2016 e da sempre contraria alla TAV, rischia di perdere la sua maggioranza (già piuttosto traballante) in seguito alla defezione di 4 o 5 consiglieri.
L’unica altra soluzione che permetta di evitare la sconfitta sarebbe rimandare ulteriormente la decisione, magari fornendo all’INEA una risposta sufficientemente ambigua così da poter mantenere, almeno a parole, la posizione contraria all’opera senza perdere i finanziamenti previsti. Ma visti i rapporti di forza all’interno della maggioranza, ogni giorno che passa sembra rendere la posizione del Movimento 5 Stelle sempre più difficile da tenere.