Un’altra vittoria per Shinzo Abe, ma a metà
In Giappone si è rinnovata la metà dei seggi della Camera alta: il partito del primo ministro ha vinto, ma non col margine che sperava
Domenica in Giappone si sono rinnovati 124 dei 245 seggi della Camera alta del Parlamento, la Camera dei consiglieri: il Partito liberal democratico del primo ministro Shinzo Abe ha ottenuto di nuovo la maggioranza, ma la sua coalizione non è riuscita a raggiungere l’obiettivo dei due terzi dei seggi che le avrebbe permesso di cambiare la Costituzione, uno degli obiettivi dichiarati più importati del governo in carica. L’affluenza è stata del 48,8 per cento degli aventi diritto al voto, la seconda più bassa dalla fine della Seconda guerra mondiale: secondo alcuni analisti, tra cui Koichi Nakano, scienziato politico della Sophia University di Tokyo, la copertura dei media sulla campagna elettorale è stata così bassa che «molte persone si sono astenute perché non sapevano nemmeno che ci fossero delle elezioni».
Con la vittoria alle elezioni di domenica, ha scritto il New York Times, Abe «si è assicurato un posto nella storia come primo ministro che ha governato per più tempo in Giappone, in un periodo in cui il paese sta affrontando numerose sfide, tra cui un rapido invecchiamento della popolazione, l’aumento di tensioni con i vicini in Asia e gli imminenti colloqui commerciali con una controparte imprevedibile, come la Casa Bianca».
Quella di Abe, comunque, si può considerare una vittoria solo a metà. L’obiettivo del primo ministro era garantirsi una maggioranza dei due terzi della Camera dei consiglieri per riformare la Costituzione imposta al Giappone dagli Stati Uniti nel 1947, dopo la disfatta della Seconda guerra mondiale. Da tempo Abe vorrebbe cambiare la natura pacifista della Costituzione, di modo da permettere al Giappone di rafforzare il suo esercito.