Il 5G fa male?
La costruzione delle nuove reti cellulari ha riacceso l'attenzione di gruppi e associazioni che ne sostengono la pericolosità, su basi scientifiche molto precarie o infondate
Da circa un anno i principali operatori telefonici del mondo sono al lavoro per installare le nuove reti 5G, che consentiranno di scambiarsi dati molto più velocemente su smartphone, computer e numerosi altri dispositivi. Il 5G è una delle innovazioni tecnologiche più importanti degli ultimi tempi e – come era avvenuto in passato con il 4G e ancora prima con gli altri sistemi cellulari – viene osteggiata con campagne e iniziative da chi sostiene che le onde radio siano nocive per la salute. In anni e anni di ricerche, gli scienziati non hanno mai trovato prove convincenti per sostenere queste tesi: ciò non ha impedito a chi sostiene la pericolosità delle onde radio dei cellulari e del WiFi di ottenere un ampio seguito, come ha raccontato un recente articolo del New York Times.
Alcune delle teorie più diffuse sulla presunta pericolosità delle onde radio nelle telecomunicazioni furono espresse circa vent’anni fa da Bill P. Curry, un consulente ed esperto di fisica, che aveva ricevuto da un consiglio scolastico in Florida la richiesta di verificare se l’installazione di reti wireless nelle aule potesse comportare qualche rischio per la salute degli studenti. Curry raccontò di avere studiato la faccenda e di essere arrivato a una conclusione piuttosto netta: nel suo rapporto scrisse che quel tipo di tecnologia sarebbe stata “probabilmente un serio pericolo per la salute”.
Curry allegò alla sua documentazione un grafico che negli anni seguenti sarebbe stato ampiamente ripreso da siti, associazioni e individui contrari alle reti senza fili. L’immagine mostrava una quantità di radiazioni assorbita dal cervello, con un aumento cospicuo da sinistra verso destra all’aumentare della frequenza delle onde radio. La curva cresceva lentamente nella prima parte del grafico, per poi impennarsi quando si arrivava alle frequenze utilizzate per trasmettere i dati tra dispositivi. Curry aggiunse che l’esposizione a quelle onde radio avrebbe potuto far aumentare il rischio di sviluppare tumori cerebrali, un tipo di cancro che se non trattato per tempo può causare la morte.
Negli anni quel grafico sarebbe finito in decine di altri studi, quasi sempre dal valore scientifico inesistente, e sui siti e le pubblicazioni di chi sostiene che le onde radio facciano male alla salute. Anche se vecchio di quasi vent’anni, quel grafico continua a circolare ancora oggi e di recente è stato ricondotto al 5G, l’ultima importante evoluzione nel campo delle tecnologie per la trasmissione di dati senza fili.
Il problema è che quel grafico è incompleto e sostanzialmente sbagliato.
Le conoscenze e le ricerche scientifiche condotte in decenni di studi sulle onde radio ci dicono che queste diventano più sicure man mano che aumenta la loro frequenza, e non più pericolose come affermano Curry e i suoi sostenitori. A frequenze estremamente alte, come quelle dei raggi X, le cose naturalmente cambiano, ma qui parliamo di un intervallo di frequenze più basso e lontano dal “comportamento” delle onde ad altissima frequenza.
Facendo le sue ricerche in laboratorio, Curry valutò gli effetti delle onde radio su campioni di tessuti biologici, pensando che ciò che accadeva a quelle cellule potesse accadere anche ai tessuti interni del nostro organismo. Il problema è che si dimenticò di inserire un fattore nelle sue valutazioni: la capacità isolante della pelle. Con le frequenze radio alte, la nostra pelle fa da barriera, proteggendo gli organi interni dal loro influsso; del resto fa la stessa cosa con la luce solare, che ha una frequenza ancora più alta.
Ricerche e analisi hanno confermato che le frequenze radio come quelle impiegate per trasmettere i dati riescono difficilmente a penetrare negli strati profondi del nostro organismo, che rimangono quindi isolati. I ricercatori hanno anche provato a forzare la situazione, sperimentando esposizioni di vario tipo a onde ad alta frequenza, ma anche in queste condizioni non hanno riscontrato l’aumento dei rischi legati a particolari malattie.
Nonostante l’esperienza e rigorose ricerche scientifiche abbiano portato a questi risultati, le teorie di Curry continuano a circolare e lo stesso consulente dice di non essere convinto sulla bontà dei risultati che contraddicono il suo grafico. Curry sostiene che il governo degli Stati Uniti dovrebbe occuparsi più seriamente della questione, con nuove ricerche.
I lavori di Curry e di altri oppositori delle tecnologie senza fili hanno trovato un discreto seguito anche in Italia, dove da tempo ci sono gruppi e associazioni che si occupano del cosiddetto “elettrosmog”. L’avvio dei lavori per l’installazione del 5G ha portato a diverse iniziative da parte di questi gruppi, con petizioni e richieste presentate al Parlamento per rivedere le normative sulle onde elettromagnetiche.
Lo sviluppo del 5G ha inoltre portato qualche complicazione all’interno del Movimento 5 Stelle, che è sempre piuttosto vicino ai gruppi complottisti di ogni genere e in passato aveva sostenuto le associazioni che ritengono le tecnologie cellulari dannose per la salute. Scontando comunque il dissenso al suo interno da parte di alcuni componenti, negli ultimi mesi il M5S ha cercato di mantenere un approccio più scientifico: il Movimento è del resto nella maggioranza di governo e l’adozione del 5G è ritenuta strategica per lo sviluppo economico italiano. Di recente, il M5S ha inoltre pubblicato un video con il quale prova a sfatare diversi miti sul 5G e sulle teorie portate avanti da chi è contrario.
Curry è uno dei nomi più in vista per quanto riguarda le critiche alle reti senza fili di nuova generazione, ma non è stato di sicuro il primo a sollevare dubbi sulla sicurezza delle onde radio, seppure sulla base di valutazioni poco affidabili. David O. Carpenter è un altro personaggio molto attivo nel campo dei critici: medico, laureato ad Harvard, ha scritto numerosi libri, partecipato a ricerche ed è stato consulente scientifico per diverse organizzazioni.
Negli anni Ottanta, Carpenter iniziò a sostenere che i bambini che vivevano nei pressi dei tralicci degli elettrodotti potessero sviluppare la leucemia. Studi successivi, finanziati dal governo degli Stati Uniti o condotti all’estero da altri ricercatori, non arrivarono mai alle conclusioni sostenute da Carpenter.
Carpenter si interessò ai lavori di Curry e nel 2011 utilizzò i suoi lavori in una causa, che era stata intentata contro il sistema delle scuole pubbliche di Portland (Oregon) per far smantellare le reti senza fili nelle aule. Nel ruolo di consulente, Carpenter testimoniò al processo sostenendo che Curry dimostrasse come all’aumentare della frequenza delle onde radio l’assorbimento da parte del cervello crescesse “esponenzialmente”. La causa fu rigettata dal giudice, quando divenne chiaro che – a prescindere dalle dichiarazioni di Carpenter – le aziende che avevano installato i sistemi senza fili nelle aule avevano rispettato le leggi federali sulle emissioni radio.
Negli anni seguenti Carpenter avrebbe continuato a sostenere le sue idee, in altri processi e divulgandole su siti di gruppi e associazioni. Quando fu avviata l’installazione delle tecnologie per il 4G ricevette ulteriore notorietà che sfruttò per diffondere un rapporto, di circa 1.400 pagine, nel quale sosteneva che le tecnologie cellulari fossero pericolose per la salute, un problema che avrebbe presto riguardato miliardi di persone. Il suo studio fu ripreso frettolosamente da molti giornali e media internazionali, ma alla fine fu sostanzialmente smentito da un’analisi accurata dei suoi contenuti. Due ricercatori dell’Università di Oxford, per esempio, lo definirono “scientificamente inaffidabile”.
Come racconta il New York Times, nonostante le numerose smentite ricevute, Carpenter proseguì nel sostenere le sue teorie. Nel 2012 si mise a dirigere la rivista Reviews on Environmental Health, pubblicando articoli allarmistici di altri autori simili a quelli che aveva scritto lui stesso in passato. Man mano che le tecnologie senza fili evolvevano, con l’impiego di frequenze più alte, i lavori di Curry e Carpenter venivano ripresi da siti e pubblicazioni parascientifiche, diventando la base su cui si fondano buona parte delle obiezioni alle reti WiFi e cellulari. Sempre più ripetute e riprese, oggi quelle teorie sono considerate come assiomi da chi le sostiene, al punto da non dover nemmeno più citare gli autori che le realizzarono: sono considerati dati di fatto, come la forza di gravità.
L’attivismo di chi sostiene la pericolosità delle onde radio è di solito ciclico e raggiunge il suo massimo nel periodo in cui vengono introdotte nuove tecnologie. Avvenne con la diffusione dei primi cellulari, poi nuovamente con l’introduzione del WiFi, poi nel momento in cui furono installate le reti 3G, in seguito quando fu il turno del 4G e ora con il 5G. La prospettiva di un’evoluzione di una tecnologia già impiegata, e ritenuta pericolosa dai suoi detrattori, fa sì che la successiva sia percepita come più rischiosa e quindi da fermare con ancora più convinzione.
Carpenter negli ultimi mesi è stato consultato anche da RT (già Russia Today), il network di canali tv e siti di notizie finanziato e controllato direttamente dal governo della Russia, e che da mesi negli Stati Uniti porta avanti una campagna per screditare il 5G. La Russia è piuttosto in ritardo nello sviluppo delle reti cellulari di nuova generazione, soprattutto fuori dalle grandi città. Il presidente russo, Vladimir Putin, lo scorso febbraio ha annunciato un piano ambizioso per portare il 5G nel paese, con toni entusiastici e per nulla allarmistici, se confrontati con quelli utilizzati da RT America. L’impressione è che il governo russo stia cercando di screditare il 5G negli Stati Uniti in modo da rallentarne l’introduzione, con conseguenti danni economici per il paese.
Nonostante le tesi sostenute da Curry, Carpenter, i gruppi e le associazioni contrari alle reti senza fili, a oggi non ci sono elementi per sostenere che il 5G sia rischioso per la salute, così come non sono emersi negli anni problemi per il 4G e le tecnologie che lo hanno preceduto. Come sostengono diversi ricercatori, se l’uso dei cellulari fosse davvero legato ai tumori, allora si sarebbe dovuto assistere a un aumento significativo dei casi di cancro negli ultimi anni, ma ciò non è avvenuto.
Le tecnologie cellulari sono tra le più controllate e sperimentate al mondo, trattandosi di sistemi che riguardano praticamente la vita di tutti. Le ricerche scientifiche che se ne sono occupate sono ormai migliaia e hanno esplorato scenari di ogni tipo, alla ricerca di eventuali legami tra esposizione alle onde radio dei cellulari e le malattie, arrivando alla conclusione che i rischi siano estremamente bassi se non assenti. Pur raccomandando qualche precauzione, anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito sicuro l’utilizzo dei telefoni cellulari.