La corsa dei tori di Pamplona è diventata troppo sicura?
Oltre alle dure e ricorrenti critiche animaliste, da un po' di tempo il tradizionale evento spagnolo deve gestirne altre: quelle dei “puristi”
Negli scorsi giorni si è tenuta a Pamplona, in Spagna, la festa di San Fermino, il santo patrono locale, una delle celebrazioni spagnole più conosciute nel mondo per via del celebre encierro, la pratica antica e controversa della “corsa dei tori”. L’encierro, un evento noto per la sua pericolosità e per i suoi ferimenti, è stato accompagnato quest’anno dalle proteste di alcuni storici partecipanti che si sono lamentati delle nuove misure di sicurezza introdotte negli ultimi anni, che secondo loro hanno reso la corsa eccessivamente sicura privandola del suo fascino originale, come ha raccontato anche il Financial Times.
L’encierro è una pratica che ha una storia secolare, e che è diventata una delle tradizioni folkloristiche più famose del mondo. Consiste, in sostanza, in un percorso – delimitato da recinzioni e dagli edifici – in cui un piccolo gruppo di tori, accompagnato da un certo numero di buoi addestrati, viene fatto correre insieme alle persone, che per divertimento cercano di evitare le incornate dei tori correndoci il più vicino possibile. La corsa dei tori si tiene tradizionalmente durante le feste patronali, in molte città spagnole da Madrid a Cadice, anche se quella di Pamplona è di gran lunga la più famosa, anche grazie allo scrittore Ernest Hemingway che la raccontò nel suo romanzo Fiesta (Il sole sorgerà ancora).
Come per la corrida, da molti anni l’encierro è una pratica criticatissima dalle associazioni animaliste e non solo, perché sottopone i tori a uno stress enorme e li porta molto spesso a ferirsi gravemente. Ciononostante è ancora una pratica popolare in Spagna, dove – nel caso di Pamplona – viene trasmessa ogni giorno della festa di San Fermino in diretta televisiva. Ogni anno ci sono puntuali proteste animaliste, ma la corsa dei tori, così come la corrida, sono pratiche garantite dalla Costituzione spagnola come parte del patrimonio culturale nazionale.
È normale che durante la corsa dei tori di Pamplona ci siano diversi feriti: alcuni incornati, altri travolti e calpestati, altri contusi in vari modi. Dal 1910 a oggi ci sono stati 16 morti, l’ultimo nel 2009. Da anni l’amministrazione locale ha introdotto misure per rendere la corsa più sicura, soprattutto per le persone ma anche in parte per i tori. I feriti perciò sono diminuiti, negli ultimi tempi: nel 2018 le persone incornate erano state soltanto due, il numero più basso dal 1984, mentre quest’anno sono state complessivamente otto, nelle altrettante corse che si sono concluse domenica (i feriti generici sono stati di più). Quattro delle persone incornate erano spagnole, due americane e due australiane: da anni infatti la corsa dei tori di Pamplona attrae turisti da tutto il mondo, che si mescolano ai locali per l’encierro, spesso senza avere la stessa preparazione ed esperienza.
Giovedì mattina, prima della corsa giornaliera, un gruppo di alcune decine di vecchi frequentatori della corsa si è seduto lungo il percorso, lamentandosi dei cambiamenti introdotti negli ultimi anni, che a loro avviso hanno stravolto il senso originale dell’encierro. In particolare, è diventato più raro che i tori – generalmente sei – escano dalla formazione garantita dai buoi che li accompagnano, e che da un po’ di tempo sono sempre meglio addestrati per tenere il passo della corsa e assicurare un relativo “ordine” all’encierro. Dallo scorso anno i buoi vengono forniti da una nuova società, scelta proprio perché assicurava maggiori garanzie in questo senso, addestrando i buoi alla corsa e preparandoli specificamente sul tragitto dell’encierro.
Normalmente i momenti di maggiore caos e adrenalina, quelli più pericolosi ma anche quelli giudicati più eccitanti dagli appassionati della corsa, erano proprio quelli in cui uno o più tori “rompevano le righe”, iniziando a muoversi autonomamente seminando il panico tra i corridori. È successo sabato scorso, quando un toro è uscito dal gruppo incornando tre persone. Ma i buoi – cabestros, in spagnolo – sono sempre più preparati alla corsa, ed episodi del genere succedono sempre di meno.
La corsa adesso è anche più veloce: dai circa tre minuti e mezzo degli anni Ottanta e Novanta, è scesa fino a circa due minuti e mezzo, per percorrere i circa 850 metri del percorso. Anche se è normale che corrano troppo forte perché una persona normale li segua per tutto il percorso, ora tori e i buoi sono così veloci che è sempre più difficile per i partecipanti tenere il loro passo anche solo per poche decine di metri. Le vecchie corse, più lente e confusionarie, erano considerate molto più divertenti da chi sta protestando per le modifiche più recenti.
Dal 2006, poi, la città di Pamplona ha iniziato ad applicare della vernice che riduce lo scivolamento per impedire che i tori perdessero l’equilibrio nelle curve, inciampando e ferendosi. È una misura che può apparire come una minima forma di tutela per gli animali costretti a partecipare a una tradizione paragonata da molti a una forma di tortura, ma che per i puristi ha privato l’encierro di parte della sua imprevedibilità.
Alexander Fiske-Harrison, autore del libro I tori di Pamplona e partecipante decennale all’encierro, ha spiegato al Financial Times che ormai non è più chiaro chi guidi la corsa dei tori, se i corridori o i buoi, e questo è vissuto come un problema dagli appassionati. Ma Chapu Apaolaza, un giornalista che segue da anni la corsa dei tori di Pamplona, ha ricordato come per anni la società abbia criticato l’evento per la sua pericolosità, mentre ora le critiche sono diventate opposte. Da parte sua, il consigliere comunale di Pamplona con la delega alla sicurezza Javier Labairu ha spiegato che la città deve «bilanciare la sicurezza con lo spettacolo».