La diretta – e la svista – della Rai sull’allunaggio
I conduttori annunciarono con quasi un minuto di anticipo il momento in cui il Modulo Lunare dell’Apollo 11 atterrò sulla Luna
di Danilo De Rosa
La discesa dei primi uomini sulla Luna, tra il 20 e il 21 luglio del 1969, venne raccontata in Italia da una diretta della Rai che durò circa 27 ore. Quel grande sforzo produttivo è ricordato però soprattutto per uno dei più grandi fraintendimenti nella storia della televisione italiana, che portò i conduttori della diretta ad annunciare con quasi un minuto di anticipo il momento in cui il Modulo Lunare dell’Apollo 11 toccò il suolo.
Poco prima che il Modulo Lunare raggiungesse il suolo, Tito Stagno, uno dei conduttori della trasmissione e uno dei più famosi giornalisti televisivi del tempo, interpretò male le comunicazioni degli astronauti e disse “Ha toccato!” anticipando di ben 56 secondi il momento effettivo dell’allunaggio. Ruggero Orlando, il corrispondente della Rai dal centro della NASA a Houston, Texas, gli rispose “no, non ha toccato” e fra i due iniziò un breve dibattito. Ci furono risa e applausi degli ospiti in studio.
Stagno e Orlando erano preparati entrambi sui voli spaziali: il primo lavorava al telegiornale della Rai dal 1955 e si occupava di spazio dal 1961, dopo aver commentato il volo del sovietico Yuri Gagarin attorno alla Terra. Nel corso degli anni era andato più volte negli Stati Uniti a studiare i documenti e i progetti della NASA dedicati al viaggio sulla Luna. Orlando aveva iniziato la carriera nel Regno Unito, da dove faceva l’annunciatore per Radio Londra, il canale della BBC dedicato agli ascoltatori italiani durante la Seconda guerra mondiale. Dal 1954 era il corrispondente per la Rai da New York e seguiva i lanci spaziali direttamente da Houston, facendo la radiocronaca delle missioni.
La discussione tra i due giornalisti, raccontata più volte e con versioni diverse che assolvevano ora Stagno ora Orlando, ha in parte oscurato ciò che fu quella diretta: uno dei più grandi eventi della televisione italiana, iniziato alle 19.28 di domenica 20 luglio 1969 e concluso alle 23 del 21 luglio. Il programma occupò più di duecento persone tra operai, impiegati, tecnici e giornalisti da ogni sede della Rai; gli invitati nel corso delle ore furono più di cinquecento; a guardare la Rai in quelle ore furono più di 20 milioni di persone (650 milioni seguirono l’allunaggio in tutto il mondo, secondo la NASA).
Lo studio 3 della Rai di via Teulada a Roma si iniziò a riempire dieci ore prima dell’inizio della diretta: i tre conduttori – Piero Forcella, Tito Stagno e Andrea Barbato – si dovevano preparare sui documenti relativi alla missione e forniti direttamente dalla NASA. La Rai aveva organizzato dei collegamenti con le sedi televisive di Milano, Napoli, Torino e Firenze. I corrispondenti intervenivano da Houston, New York, Londra, Parigi, Bonn, Madrid, Hong Kong, Mosca e dal Perù. Alle 19.28 iniziò la trasmissione: “L’uomo sta per violare il primo mistero dell’universo, sta per conquistare la Luna”, disse Barbato.
Nelle ore successive, per seguire l’Apollo 11 nello Spazio vennero intervistati scienziati, studiosi, direttori dei quotidiani, registi, scrittori e poeti. Il pubblico presente nei vari studi televisivi cambiava con il passare delle ore. Lo studio di Roma prevedeva dei corridoi centrali per permettere ai giornalisti di camminare e raggiungere gli ospiti da intervistare. C’erano anche degli spazi in cui alcuni attori avevano la possibilità di esibirsi in spettacoli di cabaret, per riempire i momenti più vuoti della missione.
La diretta andò secondo i piani della Rai fino a quando il Modulo Lunare si staccò dal Modulo di Comando e per dodici minuti dagli astronauti arrivarono soltanto comunicazioni audio e non più immagini. Nel momento più importante della missione, Stagno iniziò a tradurre ogni comunicazione fra i piloti e il centro di comando. Stagno doveva tradurre e allo stesso tempo ascoltare l’audio degli astronauti, che era molto disturbato.
Il microfono dei piloti era impostato in modo che si attivasse quando veniva detto qualcosa: il sistema tagliava quindi le prime sillabe della comunicazione. Ad un certo punto Buzz Aldrin, uno dei tre astronauti, disse che il Modulo era a 270 piedi dal suolo lunare, ma ciò che si sentì fu solo “70”. Stagno trasformò correttamente i piedi in metri (70 piedi sono circa 21 metri) e disse che i tre erano “ormai a 25 metri dal suolo lunare”.
Da qui in poi Stagno tradusse ogni cifra che sentì dalle comunicazioni basandosi sull’informazione dei 25 metri che aveva appena dato mentre Aldrin continuava a fornire il dato della distanza dal suolo lunare, che si ridusse fino ad arrivare a 120 piedi (circa 36 metri). In quel momento il pubblico della Rai vide Tito Stagno girarsi da un lato e dopo qualche momento di esitazione esclamare: “Ha toccato! Ha toccato il suolo lunare!”. Il pubblico in studio applaudì e coprì l’audio di Aldrin che intanto riportava i 100 piedi (30 metri) di distanza.
Intuendo che qualcosa non andasse, in collegamento audio da Houston Ruggero Orlando disse in modo chiaro che “no, non ha toccato”. Stagno lo ignorò e annunciò: “Sono le 22.17 in Italia, sono le 15.17 a Houston, sono le 14.17 a New York. Per la prima volta un veicolo pilotato dall’uomo ha toccato un altro corpo celeste. Questo è frutto dell’intelligenza, del lavoro, della preparazione scientifica; è frutto della fede dell’uomo. A voi Houston”.
Orlando, che era nel centro NASA, smentì nuovamente Stagno: “Qui pare che manchino ancora dieci metri” (Aldrin aveva appena comunicato che erano distanti 30 piedi, ovvero 9,14 metri). Nello studio di Roma il pubblico rise mentre i due battibeccarono: “No, Ruggero. No, Ruggero. Se abbiamo ascoltato bene le comunicazioni fino ad adesso da due metri e mezzo non si passa a dieci”. Mentre Orlando ribadì “sto aspettando”, Aldrin disse “Contact light”: le aste posizionate sotto le zampe del Modulo Lunare avevano toccato il suolo.
Dieci secondi dopo l’effettivo tocco delle aste, Aldrin comunicò che avevano spento i motori e Orlando annunciò: “Eccolo, eccolo, ha toccato in questo momento. In questo momento ha toccato”. Stagno e il pubblico presente in studio applaudirono di nuovo. La discussione tra Orlando e Stagno continuò, con i due che – cercando di trovare una spiegazione all’errore appena commesso – coprirono le parole “Houston, qui Base Tranquillità. L’Aquila è atterrata”, pronunciate da Armstrong.
Stagno è stato intervistato nel corso degli anni per raccontare il motivo dell’errore: in una recente intervista al Corriere della Sera ha sostenuto che si trattasse di «una gag tra me e Orlando. Dissi ‘ha toccato’, non ‘atterrato’»: distinguendo tra il primo contatto col suolo e l’effettivo posarsi del LEM. Tuttavia, anche il tocco del Modulo Lunare annunciato era sbagliato, perché mancavano circa 30 metri.
Aldo Grasso, esperto di televisione italiana, ha spiegato a Focus che “la ragione è chiaramente dalla parte di Orlando. L’annuncio di Stagno fu un falso storico: Stagno approfittò dell’occasione e rubò la scena al collega. E oggi, per tutti, Tito Stagno è colui che annunciò l’allunaggio”.
Nei giorni successivi i giornali riportarono alcune storie relative a ciò che fu quella diretta: il Corriere della Sera del 21 luglio raccontò di un automobilista bloccato sull’autostrada che collegava Genova a Ventimiglia che chiese e ottenne dai vigili di essere riaccompagnato a casa in tempo per vedere l’allunaggio. Sui quotidiani si parlò dei negozi di elettrodomestici che ottennero il permesso di tenere accese di notte le tv esposte nelle vetrine. Bar, trattorie, ristoranti e locali cercarono di attrarre più visitatori possibile, in alcuni casi mettendo il televisore direttamente in strada. Alla Galleria Colonna di Roma centinaia di persone si ritrovarono davanti agli schermi.
Questo e gli altri articoli della sezione Come andammo sulla Luna sono un progetto del workshop di giornalismo 2019 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.