Di Maio dice che al M5S servono i “facilitatori”
Una nuova figura che sarà introdotta con la riforma della struttura del partito, presentata in questi giorni
Il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha pubblicato un video sulla sua pagina Facebook per spiegare i punti principali della riforma della struttura del partito, che racconterà più a fondo nei prossimi giorni e che aveva promesso mesi fa dopo la netta sconfitta alle elezioni regionali in Sardegna.
La riforma sarà presentata nei prossimi giorni e più tardi votata dagli iscritti al Movimento sulla piattaforma Rousseau, e si basa soprattutto sull’introduzione della figura del “facilitatore”, un termine che Di Maio usa sostanzialmente per definire ruoli che nei partiti tradizionali vengono affidati alla segreteria e ai coordinatori regionali e locali.
Abbiamo bisogno non di una struttura, non di quello che hanno i partiti. A noi non servono dei decisori solitari che decidono al posto di altri. A noi servono dei facilitatori. […]
Abbiamo bisogno di una organizzazione nazionale per temi e questioni organizzative, e quindi di almeno 16-18 facilitatori nazionali che si occupino di ambiente, sicurezza, innovazione, fino alle questioni legali del Movimento, di comunicazione, di organizzazione interna. E poi abbiamo bisogno a livello regionale di facilitatori che si occupino della formazione, del coinvolgimento di nuove persone che si vogliono avvicinare al Movimento 5 Stelle, abbiamo bisogno di facilitatori che parlino con tutto quel mondo che vuol venire a parlare col Movimento in una regione e non sa con chi parlare.
Nella parte finale del video, Di Maio propone anche un’altra apertura di cui si parla da mesi all’interno del M5S: la possibilità di alleanze a livello locale con liste civiche e comitati, che sin dai primi anni il Movimento ha evitato (e criticato quando venivano strette da altri partiti) perché si riteneva l’unico partito legittimato a rappresentare la società civile. Di Maio spiega che «sulle liste civiche dovremo fare una riflessione insieme e capire se su alcuni territori è arrivato il momento di presentarci alle elezioni comunali o regionali insieme alle liste di movimenti o comitati con cui abbiamo già collaborato».
Da mesi i giornali parlavano di una possibile riorganizzazione interna al Movimento 5 Stelle. La necessità di un cambiamento era emersa la prima volta dopo la grave sconfitta subita alle regionali in Abruzzo, arrivata nonostante in campagna elettorale Di Maio e molti altri dirigenti del Movimento si fossero spesi in prima persona. Di Maio aveva già annunciato che il Movimento avrebbe dovuto decidere con maggior attenzione dove presentarsi e dove invece rinunciare a correre.
A febbraio i quotidiani avevano raccontato di diversi incontri avvenuti tra lui, Beppe Grillo, il fondatore del Movimento e proprietario del suo simbolo, e Davide Casaleggio, proprietario della piattaforma Rousseau attorno a cui è organizzata la vita del partito. Nel corso di questi colloqui la possibilità di riforma sarebbe stata a lungo discussa e alla fine la linea di Di Maio sarebbe stata accettata. Nei mesi successivi Di Maio ha portato avanti un lungo tour “di ascolto” di alcuni gruppi locali di attivisti, durante i quali ha presentato a grandi linee la riforma del partito.