Le foto degli incendi sulla spiaggia di Catania
Si sono sviluppati ieri e hanno costretto centinaia di persone a essere evacuate via mare
Mercoledì 10 luglio alla Plaia, la spiaggia di Catania, si sono sviluppati diversi incendi che hanno costretto al salvataggio via mare – con gommoni e navi dei vigili del fuoco – di centinaia di persone. Tra loro c’erano anche quaranta bambini che erano rimasti bloccati nel lido Azzurro e nella colonia Don Bosco, e che sono stati portati al sicuro dalla capitaneria di porto. Altri 15 bambini sono stati soccorsi al lido Le Palme e trasferiti con un gommone dei vigili del fuoco. Diverse persone, compreso un vigile del fuoco, sono rimaste intossicate dal fumo, ma nessuno è in condizioni gravi.
Le fiamme alimentate dal vento caldo hanno danneggiato in modo grave il lido Europa e minacciato gli stabilimenti balneari vicini. Nell’incendio sono andate distrutte anche decine di auto che erano parcheggiate nella zona. Nel pomeriggio di ieri alcune strade sono rimaste chiuse e per circa due ore l’aeroporto di Catania ha sospeso le operazioni di volo per permettere l’intervento dei canadair.
In questi giorni ci sono diversi altri incendi in Sicilia: sempre in provincia di Catania da giorni sta bruciando una vasta area boschiva a Caltagirone e a San Michele di Ganzaria, ma ci sono notizie di incendi anche in provincia di Palermo, Messina, Agrigento, Ragusa, Caltanissetta e Trapani. Nella notte di mercoledì, a San Vito Lo Capo le circa 400 persone del camping Calampiso sono state evacuate via mare e poi fatte rientrare alcune ore dopo.
Sull’origine degli incendi non ci sono ancora notizie certe. Il presidente della Sicilia Nello Musumeci, ieri, ha comunque dichiarato: «Siamo da alcune ore in Sicilia in una condizione di emergenza incendi. A determinarla non è solo l’eccezionale ondata di caldo ma con molta probabilità anche una criminale attività dolosa che nulla avrebbe a che vedere con la nota logica dei pascoli. Almeno questo ci riferiscono i nostri operatori mobilitati sul fronte del fuoco».