Il nuovo primo ministro britannico saprà litigare
Nell'unico dibattito tra i due candidati rimasti, Boris Johnson e Jeremy Hunt non si sono risparmiati: ma non è cambiato molto
Martedì sera c’è stato il primo e unico dibattito tra i due candidati rimasti in corsa per le elezioni interne del Partito Conservatore britannico, Boris Johnson e Jeremy Hunt: chi le vincerà non diventerà solo il leader del partito di maggioranza in Parlamento ma anche il primo ministro del Regno Unito, come da consuetudini britanniche. Alle primarie potranno votare solo i circa 160.000 iscritti al partito, ma il dibattito di ieri sera interessava a tutti quelli che volevano capire che aspetto avrà il prossimo governo del Regno Unito.
Il dibattito, trasmesso dal canale ITV, è stato particolarmente acceso e litigioso. È stato l’unico a cui Johnson, il favorito, ha accettato di partecipare, ed è stata quindi l’unica occasione che Hunt ha avuto per provare a recuperare lo svantaggio. Lui ci ha provato, attaccando ripetutamente Johnson sui suoi punti deboli, e cercando di presentarlo come un politico poco serio e inaffidabile, ma Johnson ha saputo difendersi: non ha commesso errori gravi e a sua volta ha giocato sulle debolezze di Hunt. Johnson e Hunt hanno iniziato il dibattito come favorito e inseguitore e lo hanno terminato allo stesso modo, scrivono i giornali britannici. Quello che è diventato più chiaro, dice BBC, è che se Johnson vincerà non avrà un lavoro facile come pensa, o dice di pensare.
Il tema principale del dibattito è stato Brexit, il grosso argomento della politica britannica degli ultimi tre anni, su cui Johnson e Hunt arrivano da due prospettive molto diverse. Johnson è stato uno dei principali sostenitori del referendum sull’uscita dall’Unione Europea; Hunt ha invece votato per restare nell’Unione ma ora dice di essere convinto della necessità di fare l’opposto per rispettare la volontà popolare (un po’ come Theresa May prima di lui). Johnson ha posizioni molto nette – uscire dalla UE entro la scadenza del 31 ottobre è una questione «di vita o di morte», ha detto ripetutamente – mentre Hunt, attualmente ministro degli Esteri, è più pragmatico e moderato: sostiene che Brexit vada fatta ma che le trattative richiederanno tempo e molti altri compromessi (soprattutto per trovare una maggioranza all’interno del Parlamento britannico, e ha probabilmente ragione).
In uno dei suoi primi attacchi a Johnson, Hunt gli ha chiesto se si dimetterà nel caso non dovesse riuscire a completare Brexit entro ottobre (sarebbe lecito pensarlo, visto che è una questione «di vita o di morte»). Johnson ha fatto come avrebbe poi fatto molte altre volte nel dibattito: ha sviato, dando una risposta vaga e generica, spiegando solo di non poter promettere le sue dimissioni per non dare un’arma in più all’Unione Europea nelle future trattative. Provando a ribaltare il problema, Johnson ha poi chiesto sarcasticamente a Hunt se avesse una data in mente per Brexit o se avesse intenzione di rimandarla per sempre: «Che ne dici di Natale? Può andare bene Natale per te?». Hunt ha detto che Johnson stava cercando di «vendere ottimismo», Johnson ha accusato Hunt di essere «un disfattista».
Johnson e Hunt si sono scontrati anche su altri temi, a partire dalla promessa di Johnson di fare grandi tagli fiscali per chi guadagna di più, ma i loro attacchi sono sembrati sempre diretti a screditare personalmente il rivale. Hunt ha ripetuto in più occasioni che Johnson è una persona poco affidabile, che non risponde alle domande e che ha messo la sua ambizione personale davanti al bene del paese. Johnson, molto abile e a suo agio nei dibattiti, ha cercato di mostrare Hunt come un politico come tanti, inadatto con il suo «stile manageriale» a gestire una trattativa difficile come quella per Brexit.
Quando in conclusione del dibattito dal pubblico è stato chiesto ai due candidati di trovare qualcosa di ammirevole nei propri avversari, i toni non sono cambiati. Johnson ha detto di ammirare la capacità di Hunt di cambiare idea (facendo riferimento a Brexit), Hunt ha detto di apprezzare la bravura di Johnson di rispondere alle domande facendoti ridere e facendoti anche dimenticare quale fosse la domanda: «È un’ottima qualità per un politico, forse non per un primo ministro».
Gli iscritti al partito Conservatore hanno già ricevuto le schede elettorali ed è probabile che qualcuno abbia già anche votato. I voti verranno ricevuti e contati nelle prossime due settimane: saranno validi tutti quelli espressi entro il 22 luglio, mentre il giorno successivo ci si può già aspettare l’annuncio del vincitore.