Le nuove proteste contro il governo in Albania
Lunedì è stata la decima giornata di proteste di quest'anno contro il primo ministro socialista Edi Rama: i manifestanti chiedono le sue dimissioni ed elezioni anticipate
Lunedì 8 luglio, a Tirana, in Albania, migliaia di persone hanno protestato contro il governo del primo ministro socialista Edi Rama, accusandolo di aver allontanato il paese dall’Europa, chiedendo le sue dimissioni ed elezioni anticipate. Quella di ieri è stata la decima giornata di manifestazioni dell’opposizione dall’inizio dell’anno, ma a differenza di quelle dei mesi passati, le proteste di ieri sono state pacifiche. I manifestanti hanno acceso le torce dei loro telefoni cantando “Rama, vattene” e “Vogliamo l’Albania come il resto dell’Europa”, spostandosi in corteo verso il palazzo del parlamento e poi verso la sede del Partito Democratico.
Le manifestazioni contro Rama, accusato di corruzione e di frode elettorale, senza però che ci siano grandi prove, proseguono dallo scorso febbraio e sono guidate dal principale partito di opposizione, il Partito Democratico, i cui deputati non siedono più nel parlamento nazionale dal febbraio 2019, per protesta. Lulzim Basha, leader del Partito Democratico, durante un comizio ha detto che «gli albanesi vogliono un vero cambiamento ora, un cambiamento definitivo» e che le opposizioni perseguiranno «ogni strada» e useranno «ogni strumento per estromettere Rama dal potere»: «Se non se ne andrà, non ci sarà integrazione europea, stato di diritto o giustizia».
Rama, leader del Partito Socialista, è primo ministro dell’Albania dal 2013 ed è stato rieletto nel 2017, quando il suo partito ha ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento. Basha sostiene che nei sei anni di governo, Rama abbia usato proventi dei traffici illeciti della criminalità per manipolare le elezioni, la giustizia e i media: di questo non ci sono grosse prove – Rama è invece considerato da molti un buon politico, convinto europeista –, ma le manifestazioni non hanno perso forza negli ultimi mesi.
Durante il suo comizio di lunedì, Basha ha anche parlato delle elezioni amministrative che si sono tenute lo scorso 30 giugno, vinte dal Partito Socialista ma boicottate dalle opposizioni e con affluenza di poco superiore al 20 per cento. Basha ha detto: «Il 30 giugno è entrato nella storia come il giorno nazionale del coraggio, quando gli albanesi hanno dimostrato di avere la forza per separarsi dal male. Il 30 giugno è stato il giorno in cui gli albanesi hanno dimostrato di essere contrari al regime criminale di Edi Rama. Lui stesso si è candidato alle elezioni, ha votato, ha contato e, di nuovo, ha rubato voti, ma non ha potuto nascondere l’abbandono e il rifiuto di un popolo. L’85% degli albanesi ha rifiutato il suo regime, ha rifiutato il crimine e la corruzione, ha rifiutato la povertà e la mancanza di speranza».
L’Albania potrebbe presto entrare a far parte dell’Unione Europea e la Commissione Europea aveva raccomandato che già nel 2018 iniziassero le trattative per l’ingresso nell’Unione. La decisione era poi stata rimandata in attesa dell’approvazione di un’importante riforma del sistema giudiziario albanese, ritenuto ancora troppo corrotto e poco affidabile