La strana storia della stalker del sindaco di Mantova

Se ne riparla in questi giorni, dopo che è stata condannata la donna che lo aveva accusato e ne aveva scritto una specie di libro

(ANSA/FILIPPO VENEZIA)
(ANSA/FILIPPO VENEZIA)

Da due anni il sindaco di Mantova continua periodicamente a finire sulle prime pagine dei giornali locali e nazionali perché accusato di molestie sessuali o per aver chiesto sesso in cambio di finanziamenti comunali: le accuse, però, fino a oggi si sono sempre rivelate false. Le accusatrici del sindaco sono state indagate o addirittura arrestate per averlo calunniato e perseguitato.

Si è tornati a parlare della vicenda perché la scorsa settimana la più determinata delle sue accusatrici, un’ex maestra d’asilo che ha pubblicato un libro in cui racconta in prima persona le presunte molestie e i presunti rapporti avuti con il sindaco e altre personalità cittadine, è stata condannata a due anni per atti persecutori, diffamazione e stampa clandestina. In un’intervista al Corriere della Sera, Palazzi dice di essere sicuro che «esiste una regia politica» dietro le accuse che ha ricevuto, e ipotizza che questa regia appartenga al centrodestra cittadino.

Palazzi, 41 anni, è nel consiglio comunale di Mantova dal 2000, quando aveva 22 anni. Fa parte del PD – è considerato un “renziano” – ed è sindaco dal 2015, quando riuscì a battere il centrodestra che l’aveva governata per un mandato (l’unico, al momento, nella storia della città). Anche se non esistono ancora elementi sufficienti per parlare di un complotto politico, l’opposizione di centrodestra in effetti ha un ruolo in questa vicenda: è stato proprio un politico del centrodestra locale a generare il primo scandalo che ha coinvolto Palazzi e che ha causato tutti gli altri.

La vicenda iniziò nel novembre del 2017, quando la procura di Mantova aprì un’indagine nei confronti di Palazzi per concussione: qualcuno aveva fatto arrivare ai magistrati una serie di messaggini scambiati tra Palazzi ed Elisa Nizzoli, la vicepresidente di un’associazione culturale locale, dai quali sembrava di capire che il sindaco chiedesse favori sessuali in cambio di finanziamenti all’associazione. Nizzoli avrebbe mostrato questi messaggi a Cinzia Goldoni, la presidente, che a sua volta ne avrebbe parlato con un consigliere locale di Forza Italia, l’avvocato Giuliano Longfils, di ascendenza belga e noto in città per aver presentato decine di esposti e denunce alla magistratura, riuscendo, nel 1995, a far dimettere una sindaca. Sarebbe stato Longfils, secondo alcune ricostruzioni, a presentare i messaggi ai magistrati e poi ad aprire un caso politico sulla vicenda.

Poche settimane prima la stampa di tutto il mondo si era occupata del caso Harvey Weinstein, il produttore di Hollywood accusato di stupro e molestie da decine di donne. Sull’onda della nuova attenzione per i casi di molestie sessuali, la vicenda arrivò rapidamente sulle prime pagine dei giornali nazionali. Palazzi si chiuse in casa e disertò anche alcune riunioni del consiglio comunale, mentre l’opposizione chiese le sue dimissioni. La vicenda si sgonfiò prima della fine dell’anno.

Nizzoli, la donna che aveva accusato Palazzi, disse ai magistrati e ai giornali che in realtà quei messaggi che sembravano configurare una concussione li aveva inventati lei. Disse di averlo fatto per impressionare gli altri membri dell’associazione e far credere di avere un rapporto speciale con il sindaco, e che quindi non si era verificata alcune concussione nei suoi confronti (in effetti l’associazione non aveva mai ricevuto fondi o altri trattamenti di favore dal comune). In un primo interrogatorio Nizzoli aveva invece confermato la storia iniziale, ragione per cui l’indagine nei confronti di Palazzi è stata archiviata e ne è stata aperta un’altra nei confronti della donna.

Dopo il ritiro delle accuse da parte di Nizzoli, però, un’altra donna ha iniziato ad accusare il sindaco di molestie: una maestra d’asilo che si chiama Lorena Buzzago che è anche socia della stessa associazione delle altre due donne, Nizzoli e Goldoni. Buzzago, che i giornali hanno ribattezzato “la stalker del sindaco”, ha iniziato ad accusare Palazzi sui social network, aprendo diverse pagine e profili con nomi differenti. Insieme a lui accusava di molestie e comportamenti inappropriati anche un consigliere di Forza Italia, Pier Luigi Baschieri.

Nel corso del 2018 il sindaco Palazzi ha reagito con durezza alle nuove accuse. Buzzago è stata licenziata e denunciata, e a dicembre la questura le ha chiuso diversi profili sui social network e le ha ordinato di non avvicinarsi a meno di 200 metri dal sindaco e dal consigliere Baschieri. In quei giorni Buzzago stava ultimando un libro, scritto in prima persona, zeppo di racconti di aneddoti sessuali con Palazzi e altri importanti personalità della città, tra militari, magistrati e politici di opposizione.

Buzzago cominciò a parlare del libro sui social network tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019. Da alcuni dei suoi video sembra di capire che fosse infastidita dal fatto che alcuni pensassero che questo libro di cui già si cominciava a parlare fosse stato scritto da Goldoni e non da lei, e nei suoi video e post ripeteva sempre che il libro lo aveva scritto lei. In un video lo aveva definito bizzarramente “un prodotto di fantasia”, anche se contiene nomi e cognomi reali di numerose persone.

Da febbraio il libro ha iniziato a circolare su internet: si intitola “Cinquanta e più sfumature di giallo. Mantova, vista a 90°”. Sono circa 200 pagine di storie pruriginose, scritte in prima persona, in cui descrizioni dettagliate di incontri intimi si alternano a riflessioni della protagonista. Anche se il libro non riporta il nome dell’autore né altre indicazioni, la persona narrante precisa di essere “Lorena Buzzago” già nelle prime pagine. A metà maggio il libro è comparso anche in forma cartacea: alcune decine di copie hanno iniziato a circolare in città, distribuite a mano.

La questura di Mantova ha pubblicato allora un avviso chiedendo ai cittadini di consegnarne le copie di cui dovessero entrare in possesso. Appena una settimana dopo la pubblicazione della versione cartacea del libro, pochi mesi fa, la magistratura ha emanato un ordine di arresto per Buzzago e lo scorso 22 maggio la donna è stata portata in carcere. Dopo un breve periodo in prigione e il resto trascorso ai domiciliari, la scorsa settimana Buzzago e suo marito sono stati condannati con il rito abbreviato per vari reati: due anni lei, sei mesi lui. La coppia dovrà inoltre pagare circa 15 mila euro di risarcimento al sindaco.