La nave Alan Kurdi della ong Sea-Eye ha soccorso 65 persone al largo della Libia
Ha avuto indicazione di dirigersi verso la Libia ma non lo farà, visto che Tripoli non può essere considerato un "porto sicuro"
La nave Alan Kurdi della ong tedesca Sea-Eye ha soccorso 65 persone al largo della Libia. Lo ha fatto sapere la ong sul suo profilo Twitter, aggiungendo che le autorità libiche non hanno risposto a lungo alle loro comunicazioni (come spesso capitato in passato a diverse altre ong impegnate a soccorrere persone nel Mediterraneo) e poi li hanno invitati a dirigersi verso un porto libico. L’ong ha rifiutato, visto che – come grandissima parte della comunità internazionale e l’Unione Europea – non considera la Libia un “porto sicuro” (proprio pochi giorni fa in Libia uno dei famigerati centri di detenzione per migranti è stato bombardato, e 53 sono morti).
Repubblica riporta che il ministro dell’Interno Matteo Salvini, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha detto che la Sea-Eye «può scegliere fra la Tunisia e la Germania». Le cose non stanno così. La Tunisia è un paese relativamente sicuro ma non è attrezzato per garantire i bisogni dei migranti, e a giudizio degli operatori delle ong non ha una legislazione completa sulla protezione internazionale: una cosa essenziale perché secondo il diritto internazionale possa essere considerata un “porto sicuro”. La Germania è semplicemente troppo lontana: le norme del diritto internazionale prevedono che lo sbarco di naufraghi debba avvenire nel più breve tempo possibile e nel porto sicuro più vicino, per ridurre i rischi che comporta un lungo viaggio.
Am Freitagmorgen entdeckte die erste Wache der #AlanKurdi ein blaues Schlauchboot mit 65 Menschen, rund 34 Meilen von der libyschen Küste entfernt. Die Menschen wurden evakuiert und sind nun an Bord der "Alan Kurdi". Die Libyschen Behörden antworten nicht. pic.twitter.com/TOIeLA0Q4N
— Sea-Eye (@seaeyeorg) July 5, 2019