Renzi dice che il PD sbagliò a definire i migranti una “minaccia”
E che «alla gente impaurita va data una visione forte e coraggiosa, non il messaggio consolatorio che dice: "Fate bene ad avere paura"»
In una lettera aperta inviata a Repubblica, l’ex presidente del Consiglio e segretario del PD Matteo Renzi ha elencato alcuni suggerimenti per contrastare la retorica nazionalista del ministro dell’Interno Matteo Salvini, in particolare sull’immigrazione. In un passaggio notevole, Renzi ha criticato apertamente alcune posizioni del PD (riconducibili in particolare alle dichiarazioni di Marco Minniti, che era ministro dell’Interno durante il governo Gentiloni), accusandole di fatto di avere aperto la strada a Salvini. La questione della Libia e della gestione dei flussi migratori è tornata molto d’attualità in questi giorni, dopo il caso della Sea Watch 3 e il bombardamento di un centro di detenzione per migranti a Tripoli, che ha causato decine di morti.
Oggi, nella lettera inviata a Repubblica, Renzi dice:
Non abbiamo sottovalutato la questione immigrazione: l’abbiamo sopravvalutata quando nel funesto 2017 abbiamo considerato qualche decina di barche che arrivava in un Paese di 60 milioni di abitanti, “una minaccia alla democrazia”. Il crollo nei sondaggi del Pd comincia quando si esaspera il tema arrivi dal Mediterraneo e allo stesso tempo si discute lo Ius soli senza avere il coraggio di mettere la fiducia come avevamo fatto sulle Unioni civili. Geometrica dimostrazione d’impotenza: allarmismo sugli sbarchi, mancanza di coraggio sui valori. Il successo di Salvini inizia lì.
Renzi sembra fare riferimento – ma sempre usando la prima persona plurale – ad alcune dichiarazioni che Minniti fece nell’estate del 2017, quando da ministro dell’Interno dovette gestire lo sbarco di circa 40mila migranti in tre mesi: soltanto fra il 28 e il 29 di giugno, per esempio, ne arrivarono 12.500. Due mesi dopo, durante una conferenza stampa, Minniti disse che «i flussi migratori non governati minacciano la tenuta sociale e democratica dell’Italia». Minniti ha ribadito più volte la sua posizione: all’inizio del 2018, in una intervista a Repubblica, spiegò: «Numeri piccoli significa che il fenomeno si può gestire, numeri grandi e senza controllo mettono a rischio la tenuta democratica del Paese».
All’epoca Minniti fu molto criticato dai partiti a sinistra del PD e dagli attivisti che si occupano di immigrazione, che lo accusarono di alimentare paura e diffidenza nei confronti dei richiedenti asilo, e di legittimare la retorica anti-immigrazione della destra radicale. Altri, come il direttore del Post Luca Sofri, ipotizzarono che Minniti stesse parlando delle «reazioni» che gli sbarchi provocavano, e non degli sbarchi in sé.
Da allora si sono intensificate le critiche contro il PD, anche per come fu gestita l’immigrazione nei mesi successivi: proprio ad agosto del 2017 il governo italiano strinse accordi con alcune delle milizie locali impegnate nella guerra civile libica per fermare le partenze dei migranti, e mantenerli nei centri di detenzione. Nella lettera a Repubblica, Renzi prova a rispondere alle accuse (parlando però di quanto fatto dal suo governo, che cadde nel dicembre 2016):
Qualcuno si scaglia contro di noi: chiedete scusa! E di che? Non mi vergogno di ciò che ha fatto il mio governo. Non chiedo scusa per le vite salvate nel Mediterraneo. Non chiedo scusa per aver combattuto il protocollo di Dublino, firmato da Berlusconi e Lega. Non chiedo scusa per aver recuperato i cadaveri del naufragio del 2015. La civiltà è anche dare una sepoltura: ce lo insegna Antigone, ce lo insegna Priamo. I Salvini passano, i valori restano.
In un altro passaggio, Renzi suggerisce anche che il partito abbia sbagliato ad adottare un «messaggio consolatorio», sia sull’immigrazione ma anche sulla globalizzazione.
È chiaro che ci sono diseguaglianze, da sempre, che la globalizzazione non corregge e talvolta esaspera. Ma la sinistra è tale se abbraccia il progresso, una visione mondiale, la rivoluzione tecnologica. Alla gente impaurita va data una visione forte e coraggiosa, non il messaggio consolatorio che dice: “Fate bene ad avere paura”. Perché se il futuro è di chi ha paura, vincono quelli dei muri, non quelli della società aperta.