Quello della Sea Watch 3 non è stato uno “speronamento”

Anche se le dinamiche non sono ancora del tutto chiare, i video mostrano una scena molto diversa da quella che è stata raccontata

(ANSA/ ELIO DESIDERIO)
(ANSA/ ELIO DESIDERIO)

Sabato sera, poco dopo l’attracco della nave Sea Watch 3 nel porto di Lampedusa, è iniziata a circolare una notizia secondo la quale, durante l’avvicinamento al porto, la nave della ONG avrebbe cercato di speronare – se non effettivamente speronato – un’imbarcazione della Guardia di Finanza. Il giorno successivo giornali e agenzie di stampa hanno riportato le parole di alcuni uomini che si trovavano a bordo dell’imbarcazione della Guardia di Finanza. «Se non fossimo riusciti a compiere una manovra veloce probabilmente saremmo morti», avrebbe detto uno di loro secondo il Corriere della Sera. Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha commentato l’episodio descrivendolo come un «atto di guerra», mentre alcuni politici e militanti leghisti hanno accusato la comandante della nave, Carola Rackete, di essere «un’assassina».

Quando nei giorni successivi sono iniziati a circolare i video dell’incidente, è diventato chiaro che le ricostruzioni fatte nelle prime ore erano come minimo imprecise.

Dalla visione dei video, per esempio, risulta evidente che non si può parlare di “speronamento”, una manovra ben precisa che si verifica quando un’imbarcazione ne colpisce un’altra con la sua parte frontale, la prua (dove un tempo era situato lo “sperone” che dà il nome alla manovra). È una manovra in genere aggressiva e voluta, anche se in particolari circostanze può essere involontaria e frutto di un errore.

Un filmato girato la notte del 29 giugno durante l’attracco della Sea Watch 3 a Lampedusa


Dai video si vede chiaramente che la Sea Watch 3 si stava avvicinando al molo di Lampedusa porgendo il proprio fianco, eseguendo una manovra a velocità molto ridotta, anche se comunque potenzialmente rischiosa. La Sea Watch 3 infatti è un’imbarcazione da 600 tonnellate che impiega del tempo a fermarsi, e che in generale non è facile manovrare. Dai video si vede anche che sulla scena è presente – in una posizione molto pericolosa – un’imbarcazione della Guardia di Finanza: si trova tra la Sea Watch 3 e il molo a cui la nave si sta avvicinando di fianco.

L’imbarcazione è la piccola nave della Guardia di Finanza che da ore stava seguendo la Sea Watch 3 e che più volte le aveva ordinato di non avvicinarsi all’isola. Quando la nave guidata dalla comandante Rackete ha deciso di ignorare l’ordine, la nave della Guardia di Finanza ha deciso di effettuare una manovra molto rischiosa e frapporsi tra la stessa Sea Watch 3 e il molo al quale si stava avvicinando.

Dai video non risulta chiarissimo a che distanza fosse la Sea Watch 3 quando la nave della Guardia di Finanza ha deciso di mettersi in mezzo, in una sorta di ultimo tentativo di impedire alla nave di attraccare. In altre parole non è chiaro se l’inserimento è avvenuto quando la Sea Watch 3 aveva ancora il tempo di manovrare o se invece è stato effettuato quando oramai era troppo tardi. In ogni caso, la manovra della Guardia di Finanza non è riuscita a fermare la nave: nei video si vedono le due imbarcazioni avvicinarsi fino a toccarsi.

A quel punto si sente qualcuno perdere la calma a bordo dell’imbarcazione della Guardia di Finanza e si vede anche un finanziere saltare a terra. Qualcun altro – più tranquillo – invita a rimanere calmi e a non gridare. Nei video si vedono quindi le due navi allontanarsi immediatamente, appena dopo essersi toccate. Nel giro di meno di un minuto l’imbarcazione della Guardia di Finanza si è potuta allontanare nello spazio creatosi senza subire danni sostanziali. Secondo i giornali, la comandante Carola Rackete avrebbe spiegato ai giudici che non aveva intenzione di colpire la nave della Guardia di Finanza e che l’equipaggio è rimasto sorpreso nell’accorgersi che i finanziari fossero ancora sul posto.

Molti hanno criticato la comandante Rackete per via della manovra, ma molti altri hanno anche messo in dubbio la professionalità degli uomini della Guardia di Finanza, che hanno intrapreso una manovra potenzialmente molto rischiosa senza che fosse chiaro il loro scopo.