Forza Italia sta implodendo
Nel partito in crisi di voti e di idee sono tutti contro tutti, mentre Berlusconi cerca di tenere unita la baracca promettendo un futuro congresso
Dopo il pessimo risultato ottenuto alle elezioni europee del 26 maggio e quello quasi altrettanto cattivo delle amministrative, Forza Italia si trova in quello che fino a oggi è il più grave dei ciclici momenti di crisi e scontro che si verificano tra i suoi dirigenti, e non sono pochi quelli che ipotizzano una scissione del partito già nelle prossime settimane e una sua definitiva implosione nel prossimo futuro.
Le ragioni della crisi del partito sono piuttosto chiare: pessimi risultati elettorali, assenza di una leadership chiara, fuga di dirigenti e amministratori locali verso partiti di maggior successo o comunque in ascesa, come Lega e Fratelli d’Italia. Lo scontro nasce dal fatto che diversi dirigenti sostengono di avere la soluzione per rimediare a questa situazione, e minacciano l’un l’altro di abbandonare il partito per creare una nuova formazione se i loro suggerimenti non saranno adottati.
Berlusconi, indebolito dagli acciacchi di salute e dai cattivi risultati elettorali, e apparentemente non più in grado di esercitare un saldo controllo sul partito, ha cercato di incanalare queste insoddisfazioni in una “nuova fase”, una strategia che ha spesso seguito negli ultimi anni, quando sembrava che stesse per perdere il controllo del partito. A metà giugno ha annunciato che un gruppo di dirigenti inizierà a riunirsi sotto la sua supervisione per preparare un nuovo statuto del partito e avviare una fase congressuale che potrebbe concludersi con primarie per la scelta del nuovo leader (o più precisamente di un “vice-leader”, visto che, almeno a parole, tutti i possibili contendenti assicurano la loro lealtà a Silvio Berlusconi e la volontà che continui a guidare il partito).
Il principale tra questi aspiranti successori di Berlusconi è il presidente della Liguria Giovanni Toti, ex giornalista di Mediaset, che sabato 6 luglio riunirà a Roma i suoi sostenitori in un evento che, secondo alcuni, potrebbe segnare la sua definitiva uscita dal partito. Toti ha iniziato la sua carriera politica come uno dei molti “eredi designati” dallo stesso Berlusconi (come Angelino Alfano e, per un breve momento, l’imprenditore Stefano Parisi). A differenza degli altri, però, da quando è stato eletto presidente della Liguria nel 2015, Toti è riuscito a crearsi una base di consenso personale, sia mediatico che all’interno di Forza Italia. Tra i vari leader del partito, Toti è quello più vicino alla Lega di Matteo Salvini e a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (di cui alle ultime elezioni ha appoggiato diversi candidati, anche in conflitto con quelli indicati dal partito). Toti ritiene che Forza Italia dovrebbe spostarsi a destra, uscendo dal PPE, il partito dei moderati europei di centrodestra, e presidiare, per conto di una coalizione di centrodestra con la Lega, l’area elettorale formata da imprenditori e liberi professionisti istruiti e benestanti che preferiscono non votare partiti così radicali.
Dalla parte opposta c’è la deputata Mara Carfagna, secondo cui Forza Italia dovrebbe spostarsi verso il centro, adottando posizioni più vicine a quelle del conservatorismo moderato europeo aperto alle istanze dell’ambiente e dei diritti civili. Carfagna è nota per aver preso più volte posizione a favore dei diritti della comunità LGBTQ, criticando per esempio il Congresso delle Famiglie, la riunione di fondamentalisti religiosi ed estremisti di destra che si è tenuta lo scorso marzo a Verona. Più di recente ha parlato di questioni ambientali e del suo interesse per il cosiddetto “Green new deal”, un aggressivo pacchetto di norme di cui si discute negli Stati Uniti per contrastare il cambiamento climatico. Carfagna è piuttosto forte nella sua regione, la Campania, ma non ha moltissimi alleati nel partito; le sue posizioni sono giudicate da molti troppo moderate per avere successo presso un largo elettorato.
Carfagna e Toti sono stati i protagonisti di continui scontri negli ultimi mesi, consumati quasi tutti tramite dichiarazioni piccate e interviste velenose e allusive sulle pagine dei giornali, in particolare di quelli che fanno riferimento al centrodestra. Come per il PD nei suoi momenti di maggiore difficoltà, anche Forza Italia ha attirato l’attenzione della stampa quasi esclusivamente a causa dei suoi scontri interni, un fattore che ha quasi certamente contribuito ai suoi scarsi risultati elettorali.
In un tentativo non del tutto riuscito di placare i suoi dirigenti, Berlusconi ha tentato una delle sue classiche manovre di compromesso per accontentare tutti: lo scorso 19 giugno ha nominato a sorpresa Toti e Carfagna coordinatori del partito, con il compito di preparare un nuovo statuto in vista del futuro congresso e delle possibili primarie. Dopo qualche giorno di tregua, però, è divenuto chiaro che la nomina dei due non ha affatto risolto la situazione: Carfagna e Toti continuano ad attaccarsi e minacciano reciprocamente di lasciare il partito se il congresso dovesse svolgersi in modalità che non saranno di loro gradimento.
Allo scontro tra i due si aggiunge anche quello con la fazione dei “fedelissimi” di Berlusconi, formata dalla cerchia di quei dirigenti che hanno guidato il partito fino a questo momento. Berlusconi, infatti, non ha voluto metterli da parte dopo le sconfitte degli ultimi mesi, anzi: ha annunciato che alla “commissione” incaricata di lavorare al nuovo statuto parteciperanno anche il numero due del partito, il vicepresidente Antonio Tajani, e le capogruppo di Camera e Senato Mariastella Gelmini e Annamaria Bernini.
La figura politicamente più forte fra queste tre dovrebbe essere Tajani, che è anche presidente uscente del Parlamento Europeo, oltre che uno degli storici fondatori di Forza Italia. Tajani era stato nominato alla guida del partito lo scorso luglio con il compito di riorganizzarlo e risollevearlo in vista delle elezioni europee del 2019. Le sue quotazioni, però, sono precipitate dopo il terribile risultato delle europee, quando il partito ha rischiato di farsi superare persino da Fratelli d’Italia.
Anche per questo oggi il leader più visibile della “vecchia guardia” è l’ex ministra dell’Istruzione Gelmini, anche lei iscritta al partito dalla sua fondazione. Gelmini è molto forte in Lombardia ed è molto apprezzata dal gruppo più vicino a Berlusconi, oltre che da molti parlamentari. Da mesi si occupa costantemente di rintuzzare soprattutto le dichiarazioni bellicose di Toti.
Se davvero si arriverà alle “primarie”, però, al momento resta tutto da vedere. In passato Berlusconi ha annunciato più volte imminenti congressi e primarie di partito, per poi rimangiarsi tutto rimescolando la cerchia più interna dei suoi dirigenti di fiducia e proseguendo come se nulla fosse cambiato. Berlusconi ha ancora il potere di fermare tutto e imporre, come in passato, la linea a lui più congeniale. Quello che rimane in dubbio è se a quel punto Forza Italia esisterà ancora, almeno per come la conosciamo oggi.