Un altro giorno buono per le nomine europee
Stasera torna a riunirsi il Consiglio Europeo, e per la presidenza della Commissione c'è un nuovo favorito
Stasera alle 18 si terrà una nuova riunione del Consiglio Europeo, l’organo che raduna i capi di stato o di governo di tutti i paesi dell’UE, in cui si discuterà delle nomine delle più alte cariche istituzionali europee, che andranno rinnovate da qui all’autunno. La più importante e ambita fra quelle in ballo è la presidenza della Commissione Europea, cioè il governo dell’UE, per la quale secondo i giornalisti che si occupano di Europa c’è un nuovo favorito: il vicepresidente uscente Frans Timmermans, candidato dal Partito Socialista europeo.
Le principali cariche che andranno rinnovate sono quattro, e verranno assegnate alla fine di un complesso gioco di incastri che le riguarda tutte. Da qui a novembre verranno rinnovati il presidente della Commissione (cioè il governo dell’UE), del Consiglio Europeo, da non confondersi col Consiglio dell’Unione Europea, del Parlamento e della Banca Centrale. Le nomine saranno decise dalla maggioranza che governerà i lavori della prossima legislatura, e che comprende Popolari, Socialisti, Liberali e Verdi. Alla difficoltà di mettere d’accordo quattro famiglie politiche diverse, si aggiunge il fatto che le nomine dovranno anche rispettare criteri geografici – bisogna cercare di non scontentare nessuno dei paesi più importanti, né i blocchi di paesi che si muovono in maniera coordinata – e di genere.
Le prime due riunioni del Consiglio per decidere le nomine hanno avuto pochissime conseguenze concrete. Una delle poche riguarda Manfred Weber, capogruppo del Partito Popolare europeo (di centrodestra) al Parlamento Europeo nonché candidato alla presidenza della Commissione Europea proposto dal partito alle ultime elezioni. Weber non piace praticamente a nessuno: buona parte dei leader del Consiglio Europeo, a cui spetta indicare il nome del nuovo presidente della Commissione, lo ritengono inadatto perché non ha mai ricoperto un incarico di governo, né a livello nazionale né a livello europeo. Ai partiti politici nel Parlamento Europeo, l’organo che deve ratificare la sua nomina, non piace per via delle sue posizioni molto ambigue con la destra radicale tenute nel corso della sua carriera di capogruppo.
A causa dell’ostilità nei confronti di Weber, in molti avevano dato per morto il sistema informale dello spitzenkandidat, che è stato istituito nel 2014 e prevede che il partito europeo che ha ottenuto più seggi possa indicare il presidente della Commissione Europea. Alle ultime elezioni sono stati i Popolari ad ottenere più parlamentari europei di tutti: ad oggi controllano il 24,3 per cento dei seggi, seguiti dai Socialisti col 20,5, e per questo nei giorni scorsi avevano insistito nel sostenere Weber.
Un po’ a sorpresa, però, durante la riunione del G20 tenuta nei giorni scorsi a Osaka, in Giappone, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha accennato alla possibilità di non indicare Weber – che pure è tedesco e fa parte del suo stesso partito – e spiegato che anche Timmermans rimane «in corsa». Non è ancora chiaro perché Merkel abbia deciso di mollare Weber, ma va tenuto a mente che da settimane sta spingendo per nominare il capo della Banca Centrale tedesca alla Banca Centrale Europea (fra la generale ostilità degli altri paesi europei).
Da un paio di giorni, diversi diplomatici e funzionari europei concordano sul fatto che oggi Timmermans sia il favorito per ottenere la presidenza della Commissione: a differenza di Weber ha alle spalle una lunga carriera nel governo olandese, nell’ultima Commissione Europea ha dimostrato più volte di essere incline al compromesso e il suo lavoro è stato spesso lodato dai colleghi Popolari e Liberali.
Rimane il fatto che i Socialisti controllino sia meno seggi in Parlamento ma anche meno posti nell’attuale Consiglio Europeo (7 contro gli 8 dei Popolari). Per questa ragione sembra che nelle ultime ore si stia cercando di trovare un modo per “risarcire” i Popolari nel caso non fosse garantito loro il diritto di indicare il nuovo presidente della Commissione: Politico suggerisce che si potrebbe trovare un accordo garantendo ai Popolari sia la presidenza del Parlamento Europeo – magari allo stesso Weber – sia quella del Consiglio Europeo, la seconda carica più ambita dopo la presidenza della Commissione. Altri funzionari ipotizzano invece che la presidenza del Consiglio possa andare ai Liberali, e che ai Popolari possa essere assegnata la carica di Alto Rappresentante degli Affari Esteri, cioè di fatto il ministro degli Esteri dell’UE.
Bisognerà stare attenti ai numeri: per essere approvata, la nomina del presidente della Commissione e del Consiglio deve passare con una doppia maggioranza qualificata, che comprenda sia 21 paesi su 28 sia un numero di stati che rappresenti il 65 per cento della popolazione dell’UE. Significa che un blocco di paesi che rappresentino almeno il 35 per cento della popolazione può bloccare le nomine: al momento sembra che i principali paesi dell’Est (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) si oppongono a Timmermans, che in passato è sempre stato molto duro coi paesi dell’Europa Orientale che non rispettano le regole europee sullo stato di diritto. Bisognerà capire cosa faranno Italia e Regno Unito, i due paesi principali che non saranno rappresentati dalla maggioranza che gestirà la prossima legislatura europea: se voteranno entrambi contro Timmermans – e il ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini ha auspicato un voto contrario – la sua candidatura non avrà i voti necessari per passare.
Le trattative inizieranno in serata e potrebbero prolungarsi fino a notte fonda, come già capitato durante altre riunioni simili. Se anche la candidatura di Timmermans non avrà il sostegno necessario, oppure se emergeranno altri problemi nel delicato gioco di incastri, esiste la possibilità che i negoziati vadano avanti lunedì mattina. Il termine ultimo per decidere sarà mercoledì 3 luglio, quando il Parlamento Europeo dovrà nominare il proprio nuovo presidente (una delle più alte cariche in ballo).