In Cina si pagano le cose col riconoscimento facciale
La tecnologia è stata introdotta già nel 2017 ma ora si sta espandendo sempre di più, nonostante i dubbi sulla privacy e sul suo funzionamento
Mentre in Italia i pagamenti elettronici sono solo il 14 per cento circa dei pagamenti totali, in altre parti del mondo si sta già lavorando a come superarli: in Cina, racconta un articolo del Wall Street Journal, stanno cominciando a diffondersi i pagamenti con il riconoscimento facciale, che gradualmente dovrebbero sostituire non soltanto i pagamenti con le carte ma anche quelli con gli smartphone (che in Italia si sono cominciati a vedere da appena due anni).
Le aziende che hanno sviluppato questa tecnologia e vogliono contendersi il primato su questo tipo di pagamenti sono due: Tencent, di cui potreste aver già sentito parlare in quanto proprietaria di WeChat, e il gruppo Alibaba, che possiede il più grande sito di e-commerce al mondo. Entrambe le aziende dispongono di piattaforme per pagare con lo smartphone molto usate in Cina, cioè WeChat Pay e Alipay: quest’ultima viene utilizzata da circa 700 milioni di cinesi ed è stata la prima a installare il riconoscimento facciale nei negozi, a partire dallo scorso dicembre, seguita poi da WeChat Pay a marzo.
Questi sistemi di pagamento sono essenzialmente dei dispositivi dotati di fotocamera, che scansionano i dati biometrici del volto del cliente iscritto e poi li confrontano con quelli già in possesso delle piattaforme di pagamento. Alipay, per esempio, utilizza da anni il riconoscimento facciale per l’accesso degli utenti (simile a quello che hanno gli iPhone più recenti), quindi al conto bancario è associata anche una foto. Alipay assicura che il sistema è quasi impossibile da ingannare: il riconoscimento facciale della piattaforma riesce a distinguere le differenze di due gemelli omozigoti e ha un margine di errore bassissimo. Secondo Jidong Chen, manager di una società legata ad Alibaba, l’accuratezza del riconoscimento è al 99,8 per cento.
Oltre ai dubbi sulla sicurezza di questo sistema, ce ne sono altri che riguardano ovviamente la privacy. Per diffondere il riconoscimento facciale come metodo di pagamento, Alipay e WeChat hanno stretto collaborazioni con varie aziende, tra cui la catena di alberghi Marriott, ma non è chiaro se i dati biometrici dei volti dei clienti vengano condivisi con i partner o memorizzati in qualche modo dai negozi. Secondo un sondaggio di un’associazione legata alla banca centrale cinese, il 70 per cento degli utenti che usano forme di pagamento elettronico ha citato come fonte di maggiore preoccupazione la sicurezza dei propri dati personali. Altri utenti invece si sono lamentati del fatto che pagare con il riconoscimento facciale non è poi così immediato, raccontando di problemi come la fotocamera troppo alta che non riesce a riprendere tutto il viso oppure di difficoltà tecniche nel portare a termine il pagamento.
In Cina i primi esperimenti con l’uso del riconoscimento facciale per pagare si sono visti già nel 2017, quando un ristorante della catena KFC nella città di Hangzhou introdusse – insieme ad Alipay – un sistema di riconoscimento facciale che secondo Alibaba era il primo al mondo a essere usato per pagare il conto in un negozio, e al momento del lancio richiedeva l’inserimento del proprio numero di telefono. Ora che il sistema è più diffuso e perfezionato, è stato installato in negozi, ristoranti e anche nelle stazioni della metropolitana: lo scorso marzo, nella stazione di Futian a Shenzhen, è stato avviato (per adesso in prova) il riconoscimento facciale per passare i tornelli, utilizzabile dopo aver registrato i propri dati biometrici e aver collegato il conto bancario a quello dell’abbonamento della metropolitana.
Alipay e WeChat non hanno ancora comunicato quanti commercianti e grandi catene di negozi hanno installato il riconoscimento facciale come forma di pagamento, ma tutto fa pensare che sia una tecnologia in rapida espansione nel paese, anche perché in Cina veniva già usata per scopi diversi da quelli commerciali: il paese sta infatti da tempo sviluppando un’estesa rete di sorveglianza basata proprio sui dati biometrici dei cittadini. In alcune zone, come la regione dello Xinjiang, sono state installate decine di migliaia di telecamere per immagazzinare grandi quantità di dati e rendere il sistema il più accurato e articolato possibile. Nelle grandi città questo sistema di sorveglianza viene usato, tra le altre cose, per identificare chi viola il codice della strada.