Com’è finita con la Sea Watch 3

La nave con a bordo 40 migranti ha attraccato all'1.50 a Lampedusa senza autorizzazione, forzando il blocco della Guardia di Finanza: la comandante Carola Rackete è stata arrestata poco dopo

(EPA/SELENE MAGNOLIA/SEA-WATCH HANDOUT)
(EPA/SELENE MAGNOLIA/SEA-WATCH HANDOUT)

Nella notte fra venerdì e sabato, intorno all’1.50, la nave Sea Watch 3 dell’ong Sea Watch ha attraccato al porto di Lampedusa e fatto sbarcare i 40 richiedenti asilo che erano a bordo da circa due settimane, cioè da quando il governo italiano aveva vietato alla nave di entrare in acque italiane, creando un caso di cui si è parlato in tutta Europa. Lo sbarco di oggi è avvenuto senza l’autorizzazione delle autorità, così come l’ingresso nelle acque italiane di tre giorni fa.

Intorno all’1.30 la comandante della nave Carola Rackete aveva condotto la nave in porto disobbedendo al divieto e resistendo a una manovra di disturbo di una motovedetta della Guardia di Finanza. Un’ora dopo l’attracco, non appena è scesa dalla nave, è stata arrestata e ora si trova agli arresti domiciliari. Verrà processata nei prossimi giorni, dicono alcuni quotidiani.

– vedi anche: Il momento in cui la Sea Watch 3 attracca nel porto di Lampedusa (video)

Secondo il Corriere della Sera, Rackete è accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e resistenza alle navi da guerra per una manovra fatta in porto, quando ha di fatto spostato una motovedetta della Guardia di Finanza che cercava di frapporsi fra la nave e il molo. I 40 richiedenti asilo a bordo sono sbarcati invece poco prima dell’alba, e sono stati portati nel centro di accoglienza dell’isola: nei prossimi giorni verranno ricollocati in cinque paesi europei. Intorno alle 6.30, una volta concluse le operazioni di sbarco, la Sea Watch 3 si è allontanata da Lampedusa, ma non è chiaro se sia stata sequestrata o meno.

Graziano Delrio, capogruppo del Partito Democratico alla Camera ed ex ministro dei Trasporti, che da due giorni si trovava sulla nave insieme ad altri parlamentari dell’opposizione, ha ricostruito come si è arrivati allo sbarco di oggi: «Ha deciso la comandante, questa sera intorno alle 22.30», riporta il Corriere: «Per due giorni l’avevamo convinta ad attendere una soluzione diplomatica. Oggi c’erano stati degli spiragli con i paesi che si erano mostrati disponibili ad accogliere i naufraghi. Ma quando il capitano ha visto che la situazione non si sbloccava, con le perquisizioni che hanno allarmato i migranti, e le loro condizioni che peggioravano: uno di loro era già stato ricoverato, due non stavano per niente bene. A quel punto ha deciso di andare. E noi non avevamo più argomenti per convincerla».

In mattinata, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha scritto un tweet per celebrare la fine della vicenda in cui definisce erroneamente la Sea Watch 3 una «nave pirata» (la pirateria è una cosa diversa, secondo la giurisprudenza).

Al momento dello sbarco sul molo era presente anche l’ex senatrice della Lega e vicesindaca di Lampedusa Angela Maraventano, che ha provato a minacciare l’equipaggio della Sea Watch 3 e i richiedenti asilo gridando «stasera ci scappa il morto» («è una minaccia, qual è il problema?» ha risposto a una persona lì vicino). Stanno inoltre circolando video di altre persone che prima dello sbarco hanno insultato la comandante Rackete e le donne dell’equipaggio, auspicando che subissero una violenza sessuale (occhio, i video sono abbastanza forti).

Il 12 giugno la Sea Watch 3 aveva soccorso 52 migranti a largo della Libia e si era rifiutata di obbedire alla richiesta del governo italiano di riportarli a Tripoli, in Libia, perché – come gran parte della comunità internazionale – non lo considera un “porto sicuro” (in Libia è letteralmente in corso una guerra civile, e i migranti vengono detenuti, picchiati e torturati). L’Italia non aveva dato alla Sea Watch 3 il permesso di sbarcare e da due settimane la nave si trovava a largo di Lampedusa, poco oltre la linea di demarcazione delle acque territoriali italiane.

Nel corso di queste due settimane dalla Sea Watch 3 erano state fatte sbarcare donne, bambini e persone con gravi problemi di salute: ma 40 persone restavano ancora a bordo in condizioni sempre più complicate di salute fisica e mentale. Negli stessi giorni, secondo i dati del ministero dell’Interno, circa 312 persone erano invece sbarcate in Italia, arrivate con l’aiuto di trafficanti o con piccole imbarcazioni.

Da qualche giorno la Commissione Europea si era attivata per ricollocare in altri paesi i 40 migranti a bordo, ma i tentativi di trovare un accordo con le autorità italiane per consentire lo sbarco erano falliti.