Ci sono nuovi guai per Campione d’Italia
Il comune deve oltre 3 milioni di euro agli enti svizzeri e in assenza di risposte dall'Italia il governo ticinese li ha trattenuti dalle imposte pagate dai lavoratori frontalieri
Mercoledì il governo cantonale del Ticino ha autorizzato il versamento all’Italia della percentuale del gettito fiscale proveniente dalle imposte pagate in Svizzera dai lavoratori frontalieri italiani, come previsto dall’accordo italo-elvetico del 1974. Dal totale di 84 milioni di franchi svizzeri previsti, il governo ticinese ha però deciso di trattenerne 3,8 (l’equivalente di circa 3,4 milioni di euro) come misura preventiva per la situazione debitoria del comune di Campione d’Italia nei confronti degli enti pubblici e privati ticinesi: l’ultimo guaio causato dal declino e dal fallimento del casinò di Campione.
Il governo cantonale ticinese ha specificato di aver deciso di trattenere i 3,8 milioni di franchi dal pagamento dopo aver “considerato la mancanza di informazioni e garanzie chiare dal parte del governo italiano, malgrado l’impegno espresso di onorare il dovuto”. Il cantone ha detto di essere disposto a completare il versamento con i milioni mancanti “quando le autorità italiane competenti avranno versato l’integralità della somma dovuta”.
Campione d’Italia è una exclave italiana che si trova in territorio svizzero, sulla sponda orientale del lago di Lugano e a una ventina di chilometri da Como. Un anno fa il comune dichiarò ufficialmente lo stato di dissesto finanziario (la bancarotta) e da allora è amministrato da un commissario prefettizio italiano. L’esposizione debitoria del comune, stimata inizialmente in circa 30 milioni di franchi svizzeri (circa 25 milioni di euro), fu causata principalmente dalla progressiva diminuzione degli introiti del famoso casinò — la principale attrazione e la prima fonte di guadagno locale — che dichiarò il fallimento in estate e poi chiuse definitivamente a settembre.
Dei circa 25 milioni di euro di debiti accumulati dal comune di Campione, gli enti pubblici e privati svizzeri ne attenderebbero più di tre, peraltro in costante crescita per alcuni servizi tuttora erogati sul territorio. Il commissario prefettizio italiano, Giorgio Zanzi, ha spiegato alla RSI di “non poter fare altro che prenderne atto e lasciare a chi di dovere, nell’ambito dei rapporti italo-elvetici, le debite conseguenze”.
I pagamenti che i cantoni svizzeri confinanti con l’Italia versano periodicamente all’Italia sono frutto di un accordo siglato nel 1974 ed entrato in vigore nel 1979 con lo scopo di eliminare le doppie imposizioni fiscali sui lavoratori frontalieri. Dopo aver infatti considerato il numero elevato di lavoratori residenti in Italia ma impiegati in Svizzera, i governi si accordarono affinché i redditi diventassero imponibili soltanto nel paese dell’attività svolta, in questo caso la Svizzera. In cambio, però, i cantoni del Ticino, dei Grigioni e del Vallese si impegnarono a corrispondere all’Italia una parte del gettito fiscale prelevato, pari al 40 per cento dell’ammontare lordo delle imposte pagate annualmente dai frontalieri italiani.