L’amministratore delegato della società che gestisce l’ILVA ha detto che l’impianto potrebbe chiudere a causa di una misura contenuta nel “decreto crescita”

(ANSA/LUCA ZENNARO)
(ANSA/LUCA ZENNARO)

Geert Van Poelvoorde, l’amministratore delegato di ArcelorMittal Europa, la società che gestisce l’acciaieria ILVA di Taranto, ha detto oggi che l’impianto potrebbe chiudere a settembre per via di una norma contenuta nel cosiddetto “decreto crescita”, attualmente in discussione al Parlamento. Van Poelvoorde sostiene che il decreto contenga l’abolizione dell’immunità penale garantita ad ArcelorMittal Europa sulle eventuali violazioni realizzate dall’ILVA prima del termine del piano ambientale, che dovrebbe definitivamente mettere in regola l’impianto.

«Il governo continua a dirci di non preoccuparci, che troverà una soluzione, ma finora non c’è niente. Quindi il 6 settembre [data in cui dovrebbe entrare in vigore la legge, ndr] l’impianto chiuderà. Abbiamo ancora due mesi, spero che il Governo trovi una soluzione, siamo aperti a discutere», ha detto Van Poelvoorde, secondo cui senza l’immunità l’azienda non può gestire ILVA in maniera efficiente.

In serata, il ministero dello Sviluppo Economico in una nota si è detto sorpreso delle dichiarazioni di ArcelorMittal, «visto che la medesima era stata informata già a febbraio 2019 degli sviluppi circa la possibile revoca dell’immunità penale introdotta nel decreto crescita, alla luce della questione di legittimità costituzionale sollevata dal Gip di Taranto l′8 febbraio scorso sui diversi provvedimenti (tra cui proprio l’immunità penale) emessi dai Governi precedenti per salvare lo stabilimento siderurgico».