Boris Johnson è nei guai?
Dopo che la polizia è intervenuta a casa sua per via di una lite con la compagna c'è chi gli chiede spiegazioni, lui si rifiuta di darle e sta diventando un problema
Boris Johnson, l’ex ministro degli Esteri britannico e principale candidato alla guida del Partito Conservatore, e quindi soprattutto alla carica di primo ministro del Regno Unito, è da giorni al centro di un piccolo scandalo che rischia di complicare la sua scalata al partito. Nella notte tra giovedì e venerdì, infatti, la polizia è intervenuta a casa di Johnson e della sua compagna Carrie Symonds dopo che alcuni vicini di casa avevano segnalato urla e rumori di cose rotte: non ci sono state conseguenze, ma Johnson non ha voluto spiegare cosa sia successo e adesso glielo stanno chiedendo sempre più persone, compresi i suoi avversari politici interni al Partito Conservatore. L’episodio nasconde un tema più importante: il carattere di Johnson, che secondo gli avversari e i critici non è compatibile con la guida del Regno Unito.
La polizia era stata chiamata da un vicino di casa di Johnson a Camberwell, quartiere residenziale nel sud di Londra. Dopo aver sentito i rumori, ha detto, ha provato inizialmente a bussare alla porta, ma non ricevendo risposta ha deciso di chiamare la polizia, che è arrivata in cinque minuti. Oltre alle urla, l’uomo ha raccontato di aver sentito Symonds gridare diverse volte «vattene» e «lasciami», nonché il rumore di quelli che sembravano piatti rotti. Ha registrato la lite col telefono, e il Guardian ha ascoltato l’audio: si sente Johnson rifiutarsi di andarsene e dire a Symonds di smetterla di usare il suo computer portatile. Sempre il Guardian scrive che nella registrazione si sente Symonds lamentarsi perché Johnson ha macchiato il divano di vino rosso: «Non te ne frega di niente perché sei viziato. Non hai rispetto dei soldi o di niente».
Dopo aver controllato la situazione, la polizia se ne era andata senza prendere provvedimenti, e dicendo all’uomo che aveva fatto la chiamata che era tutto a posto. Symonds, ex responsabile della comunicazione del Partito Conservatore, ha una relazione con Johnson da alcuni mesi, dopo che l’anno scorso l’ex sindaco di Londra si era separato da sua moglie, dalla quale sta divorziando. Da venerdì se ne è andata di casa e sta cercando di evitare i moltissimi cronisti che stanno dando ampio risalto alla questione sui tabloid britannici.
Johnson, da parte sua, ha cercato di non commentare l’episodio: sabato pomeriggio ha partecipato a un incontro elettorale a Birmingham, e si è rifiutato di rispondere alla prima domanda posta dall’intervistatore Ian Dale, che era proprio a proposito dell’intervento della polizia. Dal pubblico, in molti hanno applaudito la risposta di Johnson, che ha sostenuto fosse una faccenda privata e che preferiva invece parlare di temi più importanti. Ma molti sono sembrati invece d’accordo con Dale, secondo cui «se la polizia viene chiamata a casa sua, è un problema di tutti».
During his first public hustings, @BorisJohnson is asked why police were called to the home he shares with his girlfriend.
He says "I don't think they want to hear about that kind of thing" – which is met by an applause from the audience.
Latest here: https://t.co/Vip5jTAvzo pic.twitter.com/1WOaV1UoAZ
— Sky News Politics (@SkyNewsPolitics) June 22, 2019
Questa posizione sta trovando sostenitori anche nel Partito Conservatore, che per la maggior parte continua comunque a solidarizzare con Johnson. Johnson è infatti il favorito a diventare il prossimo leader del partito, dopo le dimissioni di Theresa May, e di conseguenza a diventare automaticamente il primo ministro britannico. L’unico altro candidato in corsa è Jeremy Hunt, cioè il suo successore a ministro degli Esteri dal luglio del 2018, più moderato e sostenitore di una Brexit morbida (dopo essere stato a suo tempo contrario a Brexit). Proprio Hunt ha detto che i tentativi di Johnson sviare la questione in questi giorni sono sembrati un modo di «sgattaiolare dentro Downing Street passando dalla porta sul retro», e oggi ha scritto sul Times: «Non essere un codardo Boris, comportanti da uomo». Johnson non ha ancora fatto sapere se parteciperà a un dibattito televisivo con Hunt martedì.
Hunt non è stato il solo a intervenire: Liam Fox, ministro per il Commercio internazionale e sostenitore di Hunt, ha detto che Johnson dovrebbe spiegare l’episodio, cosicché la discussione possa passare a temi più importanti. Ha detto più o meno la stessa cosa Geoffrey Clifton-Brown, vice presidente del 1922 Committee, il gruppo parlamentare dei Conservatori, secondo il quale «i cittadini hanno la ragionevole pretesa che questo tipo di questioni venga chiarito».
Il punto è che Johnson è da sempre accusato di essere un uomo dal temperamento irascibile, e diversi politici o commentatori ritengono che l’episodio della lite con Symonds ne sia l’ennesima conferma. Lo ha scritto per esempio sul Times Sonia Purnell, giornalista e autrice di una biografia di Johnson, secondo la quale «può passare da bonario a una terribile furia nel giro di pochi secondi», sostenendo che abbia «la rabbia più aggressiva e incontrollabile che abbia mai visto». Anche l’editorialista del Guardian Matthew d’Ancona ha scritto che il passato politico di Johnson – uno che ha fatto spesso uscite offensive e discriminatorie – rende l’episodio di giovedì notte rilevante per tutti. Andrew Gwynne, ministro ombra dei Laburisti, ha detto che Johnson è «inadatto alla guida del Regno Unito».
Un sondaggio – da prendere con estrema cautela – pubblicato domenica sul Daily Mail ha attribuito a Johnson un crollo di consensi: dagli otto punti di vantaggio che aveva su Hunt è passato a tre di svantaggio. Gli iscritti al Partito Conservatore voteranno il prossimo leader a partire dal 6 luglio, e il risultato sarà annunciato nella settimana che comincia il 22 luglio.