L’Australia ha iniziato il rimpatrio dalla Siria di 8 minori australiani, sei dei quali figli di “foreign fighters”
Il primo ministro australiano Scott Morrison ha detto oggi che è iniziato il rimpatrio di otto minori australiani da un campo per rifugiati in Siria. Hanno tra i 2 e i 18 anni e sono i figli e i nipoti di combattenti stranieri dello Stato Islamico; hanno attraversato il confine domenica e ora si trovano al sicuro in un paese mediorientale non specificato, affidati alle cure di funzionari del governo australiano. Morrison ha spiegato che la decisione di rimpatriarli non è stata presa «a cuor leggero» e ha aggiunto che «è deplorevole che ci siano genitori che mettono i figli in pericolo portandoli in zone di guerra». Secondo la ong Save the Children nei campi per rifugiati nel nord-est della Siria ci sono almeno 50 donne e bambini australiani, molti sono malati o feriti.
Sei di questi minori, scrive BBC, erano stati portati in Siria dai loro genitori perché volevano unirsi allo Stato Islamico. Tre sono orfani di un combattente australiano noto come Khaled Sharrouf. Cinque suoi figli erano stati portati in Siria nel 2014 dalla madre, Tara Nettleton, morta nel 2015 per le conseguenze di un’appendicite; due bambini erano morti con il padre in un bombardamento a Raqqa nel 2017. Da allora la madre di Nettleton, cioè la nonna dei bambini, sta cercando di far tornare in Australia i suoi tre nipoti sopravvissuti. A inizio anno aveva incontrato le due adolescenti, di 16 e 17 anni: quest’ultima era stata sposata a 13 anni a un miliziano amico del padre, ha due figli ed è incinta del terzo. Sempre BBC scrive che altri tre bambini sono orfani di Yasin Rizvic, un jihadista di Melbourne. A inizio 2019 Save the Children stimava che nei campi profughi siriani ci fossero circa 2.500 bambini figli di combattenti stranieri.