Il governo statunitense ha svelato cosa prevede la parte economica del più ampio piano che dovrebbe risolvere il conflitto tra israeliani e palestinesi
Il governo statunitense ha svelato sabato la parte economica dell’ambizioso piano che dovrebbe risolvere il conflitto tra israeliani e palestinesi e di cui si è occupato per lo più Jared Kushner, genero e consigliere del presidente Donald Trump. Il piano prevede il trasferimento di 50 miliardi di dollari ai palestinesi e agli stati arabi loro vicini, nell’ambito di un progetto economico chiamato “Peace to Prosperity”. I soldi non arriverebbero direttamente dalle casse degli Stati Uniti, ma da quelle dai paesi del Golfo Persico e da investitori privati: non è ancora chiaro come gli Stati Uniti concilieranno la “raccolta fondi” con l’inevitabile volontà dei donatori di condizionare politicamente il processo di pace tra israeliani e palestinesi.
La parte economica del piano preparata da Kushner è stata molto criticata dal mondo arabo, tra cui alcuni dei paesi del Golfo che avrebbero dovuto essere coinvolti nella sua realizzazione. La principale critica fatta a Kushner riguarda la mancanza di un progetto politico, ovvero la parte più complicata da formulare ma anche la più importante, che la Casa Bianca sta rimandando da tempo. Dal Sudan al Kuwait, ha scritto Reuters, opinionisti e comuni cittadini stanno definendo la proposta di Kushner usando espressioni come «colossale perdita di tempo» e «morta in partenza». L’analista egiziano Gamal Fahmy, ha detto: «Le patrie non possono essere vendute nemmeno per tutto il denaro del mondo. Questo è un piano che nasce da un’idea di broker finanziari, non politici».