Secondo l’ONU ci sono «prove credibili» che Mohammed bin Salman c’entri con l’omicidio di Jamal Khashoggi
Un esteso rapporto conferma quanto ipotizzato nei mesi scorsi da giornalisti ed esperti di Arabia Saudita
La relatrice speciale per le esecuzioni extragiudiziali dell’ONU, Agnes Callamard, ha annunciato l’esito delle indagini sulla morte del giornalista e dissidente saudita Jamal Khashoggi, ucciso nel consolato saudita a Istanbul lo scorso 2 ottobre. In un rapporto di più di 100 pagine redatto dopo un’indagine durata sei mesi – non ancora disponibile pubblicamente ma diffuso a diversi quotidiani – Callamard sostiene che ci siano «prove credibili» che giustificano un’inchiesta supplementare sulle responsabilità individuali di alti funzionari sauditi, e anche del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.
Da tempo diversi giornalisti ed esperti di Arabia Saudita sono convinti che Khashoggi sia stato ucciso per ordine del regime saudita, che da alcuni anni fa capo a Mohammed bin Salman.
Callamard ha detto di aver avuto accesso a registrazioni dell’omicidio nel corso delle indagini, ma di aver avuto anche diverse limitazioni. Nel rapporto dice, per esempio, di non aver ricevuto risposta alla sua richiesta di visitare l’Arabia Saudita, e di aver ricevuto solo 45 minuti di registrazioni effettuate all’interno del consolato di Istanbul il 2 ottobre, mentre l’intelligence turca aveva detto di averne a disposizione circa 7 ore. Il rapporto cita anche dettagli molto cruenti di quello che è avvenuto nel consolato, tra cui il rumore di una sega elettrica, presumibilmente utilizzata per smembrare il corpo di Khashoggi.