Gli Stati Uniti manderanno altri mille soldati in Medio Oriente
A causa «dell'atteggiamento ostile» dell'Iran, ha detto il governo americano, e nel bel mezzo di una crisi preoccupante
Patrick Shanahan, segretario della Difesa statunitense ad interim, ha detto lunedì che gli Stati Uniti manderanno altri mille soldati in Medio Oriente come risposta «all’atteggiamento ostile delle forze iraniane e dei gruppi loro alleati». La decisione del governo americano è stata presa dopo l’ultima preoccupante crisi iniziata nel Golfo dell’Oman la scorsa settimana, con l’attacco contro due petroliere che secondo gli Stati Uniti è stato compiuto dalle Guardie rivoluzionarie, potente forza militare iraniana che risponde direttamente alla Guida Suprema, la principale autorità politica e religiosa dell’Iran.
Shanahan ha detto di avere autorizzato l’arrivo in Medio Oriente di «circa mille soldati con compiti difensivi per rispondere alle minacciate aeree, navali e provenienti da terra», e ha sostenuto che i «recenti attacchi compiuti dall’Iran confermano le informazioni affidabili e credibili che abbiamo ricevuto sul comportamento ostile delle forze iraniane e dei gruppi loro alleati che minacciano il personale e gli interessi degli Stati Uniti in tutta la regione».
Alcuni funzionari del governo statunitense hanno detto ad Associated Press che verranno mandate in Medio Oriente forze di sicurezza e soldati incaricati di compiere operazioni di sorveglianza e intelligence, oltre che nuovi armamenti. Secondo Shanahan, comunque, l’invio di nuove truppe non significa che gli Stati Uniti stiano cercando il conflitto con l’Iran.
I rapporti tra Iran e Stati Uniti erano peggiorati ulteriormente lunedì, dopo che il regime iraniano aveva minacciato di violare uno dei punti centrali dell’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015 da un gruppo ampio di paesi, tra cui diversi stati europei e gli Stati Uniti: il regime aveva detto che nei successivi dieci giorni l’Iran avrebbe potuto superare il limite di riserve di uranio arricchito previsto dall’accordo, fissato a 300 kg, e che avrebbe potuto aumentare il livello di arricchimento dell’uranio dal 3,67 per cento attuale al 20 per cento, non ancora sufficiente per la produzione di armi nucleari ma molto più vicino.