Chi sono queste Guardie rivoluzionarie?
Da dove viene la potente forza militare iraniana presente in molte crisi del Medio Oriente, e forse responsabile dell'ultimo attacco a due petroliere nel Golfo dell'Oman
Giovedì scorso, poche ore dopo l’attacco a due petroliere nel Golfo dell’Oman, l’esercito degli Stati Uniti ha diffuso un video che accusava del sabotaggio le Guardie rivoluzionarie iraniane, la forza militare più potente dell’Iran. Le Guardie rivoluzionarie, conosciute anche come Guardiani della rivoluzione o pasdaran, hanno negato il loro coinvolgimento, che però non sarebbe per nulla sorprendente. Da molti anni, infatti, sono dentro alcune delle principali crisi del Medio Oriente, tra cui la guerra siriana e la lotta anti-ISIS in Iraq, ma non solo: sono diventate un centro di potere enorme in Iran, dove controllano buona parte dell’economia e reprimono il dissenso contro il regime dei religiosi sciiti che governa il paese dal 1979.
Le Guardie rivoluzionarie furono create poco dopo la Rivoluzione khomeinista del 1979, ovvero quel movimento antigovernativo guidato dall’ayatollah Ruhollah Khomeini che portò alla fine del regime dello scià, una sorta di sovrano, e alla creazione della Repubblica Islamica dell’Iran, una teocrazia guidata da religiosi sciiti.
La Rivoluzione khomeinista fu uno degli eventi più traumatici della storia del Medio Oriente, e nelle sue prime fasi uno di quelli con l’esito più imprevedibile. Il potere dei religiosi non si impose immediatamente, perché la rivoluzione era stata fatta anche da studenti, intellettuali e comunisti. Khomeini, religioso carismatico che divenne la prima Guida suprema dell’Iran, la carica politica e religiosa ancora oggi più importante e potente della nuova Repubblica islamica, decise così di istituire una forza militare che proteggesse il nuovo regime religioso dagli oppositori e dalle minacce interne. Questa forza era una cosa diversa dall’esercito: rispondeva direttamente a lui e non era sottoposta al controllo di altre istituzioni nate con la Rivoluzione (che erano diverse, come è spiegato qui).
Fin da subito, le Guardie rivoluzionarie furono il corpo militare responsabile di difendere la Rivoluzione: sembra un concetto vago, ma nella pratica significò appoggiare gli amici all’estero e colpire i nemici all’interno.
Nel corso del tempo, le Guardie rivoluzionarie divennero note in tutto il mondo soprattutto per le operazioni compiute dalla loro temuta unità di élite, le forze al Quds, dal 1998 guidata da quello che oggi è una specie di eroe nazionale in Iran: Qassem Suleimani. Si pensa che le forze al Quds abbiano compiuto moltissime operazioni segrete all’estero, inclusi omicidi mirati; che siano diventate esperte nella cosiddetta “guerra asimmetrica”, cioè una guerra dove una delle due parti (l’altra, in questo caso) è nettamente superiore all’altra in termini di risorse e potenza; e che abbiano addestrato gruppi considerati terroristici da più parti, come Hamas in Palestina ed Hezbollah in Libano, ma anche numerose milizie sciite in Siria e in Iraq.
Negli ultimi trent’anni le forze al Quds sono state per l’Iran quello che la CIA e le forze speciali, assieme, sono state per gli Stati Uniti: uno strumento di intelligence, forza militare e politica estera potente e insieme sfuggente.
Esiste però una parte molto meno raccontata delle attività delle Guardie rivoluzionarie, che è quella che riguarda il loro enorme potere economico. Le Guardie controllano direttamente e indirettamente miliardi di dollari in contratti nei campi dell’edilizia, della fornitura di elettricità, dell’ingegneria, delle telecomunicazioni e dei media, e continuano a farlo nonostante le sanzioni internazionali imposte su di loro negli ultimi anni.
Le ultime sanzioni sono state imposte poco tempo fa dagli Stati Uniti, dopo che il governo di Donald Trump aveva annunciato di avere inserito le Guardie rivoluzionarie nella lista dei gruppi terroristici. Il dipartimento del Tesoro americano aveva tra le altre cose vietato alle società straniere di concludere affari con le Guardie e di avere a che fare con la Banca Ansar, a loro legata, sostenendo che fosse il mezzo attraverso cui il regime pagava gli stipendi degli uomini delle forze al Quds e dei mercenari pakistani e afghani al soldo del regime iraniano in Siria.
Come ha scritto il Wall Street Journal, però, le Guardie hanno trovato nuovi modi di aggirare le sanzioni e mantenere in piedi i già esistenti flussi di denaro: per esempio firmando nuovi contratti per la costruzione di infrastrutture in Siria e in Iraq, due paesi in cui negli ultimi anni l’Iran è intervenuto in maniera massiccia, rispettivamente in difesa del regime di Bashar al Assad e contro lo Stato Islamico (o ISIS). I fondi generati dal settore dell’edilizia sono arrivati principalmente dalla società Khatam al Anbia, legata alle Guardie, che tra le altre cose ha costruito oleodotti e gasdotti in Iraq tra Baghdad e il centro petrolifero di Basra, e ha alimentato il traffico illegale di carburante fuori dall’Iran, aggirando i divieti previsti dalle sanzioni. Negli ultimi due mesi, inoltre, i depositi di denaro della Banca Ansar sono aumentati del 4 per cento, contrariamente a quanto sperato dal governo statunitense.
Oggi le Guardie rivoluzionarie, formate da circa 125mila membri, sembrano essere uno dei pezzi di Iran meno indeboliti dalle sanzioni, nonostante siano coinvolte in molte operazioni segrete e spericolate all’estero e nello sviluppo dei tanto contestati programmi missilistici e nucleari dell’Iran. Le Guardie continuano a mandare sacchi pieni di denaro a Hezbollah in Siria (sono davvero “sacchi pieni di denaro”), a fornire tecnologia militare ai ribelli houthi in Iran, e a condizionare la politica interna dell’Iraq anche con milizie responsabili di crimini violentissimi. Sono il braccio operativo della parte più aggressiva e conservatrice del regime iraniano, rappresentato dalla Guida Suprema, e allo stesso tempo sono una delle istituzioni più potenti e inattaccabili della Repubblica Islamica.