La leader di Hong Kong si è scusata di nuovo per le tensioni nate a causa del contestato emendamento sull’estradizione in Cina
Martedì la leader di Hong Kong, Carrie Lam, si è scusata nuovamente per la gestione delle tensioni nate dopo la presentazione del contestato emendamento sull’estradizione in Cina, che nelle ultime due settimane ha provocato proteste e violenze in città. Lam ha detto che il messaggio dei manifestanti le è arrivato «forte e chiaro», ma ha aggiunto di avere intenzione di terminare il suo mandato che scade nel 2022, nonostante le numerose richieste di dimissioni avanzate negli ultimi giorni dai suoi oppositori.
L’emendamento, se approvato, consentirebbe di estradare nella Cina continentale, a Taiwan e Macao le persone accusate di avere commesso reati gravi; secondo gli oppositori, però, esporrebbe Hong Kong al problematico e illiberale sistema giudiziario cinese, che usa spesso pretestuosamente accuse come queste per minacciare i dissidenti, con la conseguenza di ridurre l’autonomia della città-isola che fino al 1997 era controllata dal Regno Unito. Dopo le enormi proteste durate giorni, sabato scorso il governo di Carrie Lam aveva annunciato la sospensione dell’emendamento e aveva aggiunto che il governo si sarebbe «preso una pausa per riflettere». Non si sa ancora se e quando l’emendamento verrà riproposto.