Genius contro Google
Il sito che raccoglie e decifra i testi di migliaia di canzoni hip pop accusa di plagio il celebre motore di ricerca, con prove convincenti
Fino a pochi anni fa Genius, un sito americano che permette di aggiungere note e commenti ai contenuti di altri siti, voleva cambiare il modo in cui utilizziamo internet. Da qualche tempo i suoi obiettivi si sono ridimensionati, e oggi aspira soltanto ad essere il sito di riferimento per chi vuole approfondire i testi musicali più complessi: come ad esempio quelli hip hop, particolarmente adatti ad essere annotati. Fra la situazione attuale e le sue ambizioni c’è però un ostacolo: Google.
Da due anni Genius accusa Google di copiare i testi che compaiono su Genius, per poi mostrarli nelle schermate dei risultati di ricerca. In questo modo gli utenti che cercano i testi delle canzoni rimangono su Google e non proseguono su Genius, con una conseguente perdita di visite (e quindi di entrate) per il sito. La prima lettera con cui Genius ha accusato Google di rubare i suoi contenuti risale al 2017 mentre l’ultima, inviata ad aprile e letta dal Wall Street Journal, contiene la minaccia di segnalare i comportamenti di Google all’agenzia antitrust americana: Genius sostiene infatti che il motore di ricerca violi le leggi sul diritto d’autore e sulla concorrenza, perché sfrutta contenuti altrui per rafforzare la sua posizione dominante sul mercato (Google nega qualsiasi responsabilità).
La diatriba fra Genius e Google anticipa un problema che in futuro sarà sempre più rilevante, legato alla gestione dei contenuti del diritto d’autore da parte delle grandi multinazionali americane. Da qualche tempo sempre più motori di ricerca e social network stanno cercando di trattenere gli utenti il più a lungo possibile sui propri siti, per sottoporre a loro una quota sempre maggiore di annunci pubblicitari. L’espediente a cui ricorrono è quello di fornire una serie di contenuti – quasi sempre aggregati altrove – che vanno incontro alle principali ricerche degli utenti, come le previsioni meteo, i risultati delle partite di calcio e i testi delle canzoni (se usate Google, ve ne sarete accorti). Secondo una società di consulenza contattata dal Wall Street Journal, a marzo del 2019 il 62 per cento delle ricerche effettuate su Google da un dispositivo mobile si è conclusa su Google, senza cioè che l’utente abbia cliccato su un altro sito.
Per raccogliere e gestire questo tipo di contenuti Google si affida a società esterne, che a loro volta dovrebbero ricompensare i detentori dei diritti d’autore. Nel caso di Genius però non è successo, nonostante le prove del plagio siano piuttosto evidenti.
Tutto è iniziato nel 2016, quando a Genius si accorsero che il testo della canzone “Panda” del rapper Desiigner che compariva su Google era identico a quello che mettevano a disposizione sul loro sito; che però lo aveva ottenuto in esclusiva da Desiigner stesso, mentre tutti gli altri siti che ospitano testi musicali pubblicarono versioni piene di errori. In quei mesi, Genius modificò gli apostrofi di alcuni testi del suo archivio per capire se quello di “Panda” fosse un caso: le stesse modifiche comparvero poi nel box di Google che mostra i testi delle canzoni. In tutto Genius dice di avere identificato un centinaio di casi del genere.
Non è chiaro come Genius intenda portare avanti un’eventuale causa nei confronti di Google, dato che non detiene il diritto d’autore sui testi che pubblica, ma soltanto sulle note che allega: in ogni caso, dopo la pubblicazione dell’articolo del Wall Street Journal Google ha fatto sapere che avvierà un’indagine interna sulla società che raccoglie i testi delle canzoni per il suo motore di ricerca. L’azienda si chiama LyricFind e per il momento ha negato di copiare da Genius i testi che cura per Google.