Come la Lega è finita in un’inchiesta antimafia

È una storia che coinvolge un imprenditore dell'energia e in cui c'entrano l'ex sottosegretario Armando Siri, Steve Bannon e un cardinale avversario del Papa

(ANSA/ YOUTUBE)
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Mercoledì l’imprenditore e consulente genovese Paolo Arata e suo figlio Francesco sono stati arrestati con l’accusa di corruzione, nel corso di un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Arata e il figlio sono sospettati di aver corrotto funzionari pubblici della regione Sicilia in collaborazione con Vito Nicastri e suo figlio. Nicastri è un imprenditore siciliano in passato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e ritenuto vicino al mafioso latitante Matteo Messina Denaro.

Il caso ha fatto molto discutere in questi giorni perché Arata è collegato a un altro dei principali casi giudiziari degli ultimi mesi: le indagini nei confronti dell’ex sottosegretario leghista Armando Siri, accusato di corruzione e costretto a dimettersi lo scorso maggio. In una telefonata intercettata durante l’indagine, infatti, Arata diceva di aver pagato 30 mila euro a Siri affinché venissero approvate leggi ed emendamenti che favorissero i suoi affari.

Come Siri, anche Arata è uno dei personaggi cooptati nella “nuova Lega” – quella che si è allargata al Sud Italia – grazie alla volontà del leader Matteo Salvini, senza aver fatto una lunga militanza e senza aver mai avuto particolari relazioni nel partito. Ex ricercatore e docente, eletto nel 1994 parlamentare con Forza Italia, negli ultimi anni Arata è diventato un importante consulente energetico. Dopo un solo mandato da parlamentare si era ritirato dalla vita politica ed era divenuto imprenditore nel settore delle energie rinnovabili con grossi interessi in Sicilia.

A partire dal 2015 Arata ha iniziato a frequentare il siciliano Nicastri e fare affari in Sicilia. Come strategia per farsi amico l’imprenditore siciliano, Arata avrebbe usato spesso il nome del suo amico Siri, che proprio in quei mesi aveva conosciuto Salvini per la prima volta facendo poi una rapidissima carriera nella Lega, e venendo nominato responsabile economico del nuovo movimento “Noi con Salvini” (il nome che la Lega ha avuto nel Sud Italia fino a qualche anno fa).

Mentre Siri faceva carriera nel partito, Arata si occupava soprattutto di impresa e in particolare di energie rinnovabili. Secondo i magistrati, Arata fungeva da “volto presentabile” per Nicastri. Ufficialmente sosteneva che Nicastri fosse solo un suo collaboratore, ma nelle intercettazioni diceva di essere suo socio “al 50 per cento”. Parte del sodalizio, secondo quanto risulta dalle intercettazioni, consisteva nel corrompere funzionari della regione Sicilia e promuovere nomine considerate favorevoli per le loro imprese.

Arata e Nicastri avrebbero cercato di influenzare anche la legislazione nazionale in materia di energie rinnovabili, in particolare per quanto riguarda il settore eolico. Se ne occupa un secondo filone dell’inchiesta, portato avanti dalla procura di Roma, e che riguarda la sospetta corruzione di Siri da parte di Arata in cambio dell’approvazione di una serie di emendamenti (che gli esponenti del Movimento 5 Stelle sostengono di aver bloccato prima dell’approvazione). È stata questa seconda inchiesta ad aver causato le dimissioni di Siri dall’incarico di sottosegretario.

A quanto sembra il primo contatto ufficiale di Arata con la Lega, a parte il rapporto con Siri, è stato un convegno di partito a Piacenza, nel luglio del 2017. Arata era stato invitato in quanto esperto di energia e, in seguito al suo intervento (pubblicato poi sui social network da Matteo Salvini), Arata divenne consulente della Lega e aiutò il partito nella redazione del suo programma energetico. Salvini ha minimizzato questo suo ruolo, dicendo di averlo incontrato una volta soltanto al convegno di Piacenza e ironizzando sulla definizione di “consulente”.

Non sembra però che Arata fosse davvero così sconosciuto a Salvini. Federico Arata, l’altro figlio di Paolo e fratello di Francesco arrestato mercoledì, è stato indicato da diversi giornali – e tra gli altri dal Washington Post – come uno dei principali contatti italiani di Steve Bannon, l’ex consigliere di estrema destra di Donald Trump. Arata avrebbe fatto da collegamento tra Bannon e Salvini ma anche tra Bannon e Siri (lo stesso Bannon ha parlato in diverse occasione di Siri come una delle persone più brillanti nell’entourage di Salvini).

Gli Arata hanno più di una relazione con ambienti politici molto conservatori e di destra radicale. I giornali scrivono che il padre, Paolo, è stato seguito dagli investigatori fino in Vaticano e che in diverse occasioni ha incontrato il cardinale americano Raymond Burke, molto conservatore e avversario di Papa Francesco in Vaticano (Burke e Salvini si sono incontrati e sostenuti a vicenda in diverse occasioni).

Dopo l’insediamento del governo lo scorso giugno, Federico Arata (che aveva curato i contatti tra Salvini e Bannon) ha ricevuto un prestigioso incarico di consulenza nel Dipartimento programmazione economica dalla presidenza del Consiglio. Ad assumerlo, hanno scritto i giornali, sarebbe stato Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio nonché principale consigliere di Matteo Salvini. L’incarico sarebbe stato sospeso dopo le notizie dell’inchiesta su Siri e suo padre. A questo proposito, Arata ha commentato: «Non ho mai lavorato con il sottosegretario Giorgetti a Palazzo Chigi. Il ruolo era in iter come consulente esterno per le mie competenze in ambito economico e internazionale».