È stato l’Iran?
Gli Stati Uniti hanno diffuso video e foto per dimostrare che dietro agli attacchi alle due petroliere nel golfo dell'Oman ci siano gli iraniani, che però negano tutto
Il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo ha accusato esplicitamente l’Iran di essere dietro agli attacchi di giovedì contro due petroliere nel Golfo dell’Oman. Pompeo ha parlato di «attacchi ingiustificati» e giovedì sera l’esercito degli Stati Uniti ha diffuso un video e due foto che sembrano mostrare una mina navale sullo scafo di una delle due petroliere attaccate e una piccola imbarcazione delle Guardie rivoluzionarie, tra le più potenti unità di élite dell’esercito iraniano.
Giovedì le petroliere Front Altair, battente bandiera delle Isole Marshall, e Kokuka Courageous, battente bandiera di Panama, erano state evacuate dopo la segnalazione di un incidente mentre navigavano nel Golfo dell’Oman, che divide una parte dell’Iran dalla penisola araba. Le cause dell’incidente non sono ancora state stabilite con certezza, ma l’Autorità marittima della Norvegia, coinvolta nella vicenda perché la petroliera Front Altair è di proprietà di una società norvegese, aveva parlato di almeno tre esplosioni a bordo della nave. Un video diffuso dalla tv di stato iraniana mostrava invece un grosso incendio a bordo di una delle due petroliere, con le fiamme che sembravano nascere dalla parte bassa dello scafo, a metà della nave.
Un video diffuso giovedì sera dall’esercito statunitense, girato poche ore dopo l’incidente, mostra una piccola imbarcazione avvicinarsi alla Kokuka Courageous mentre alcuni uomini armeggiano vicino allo scafo della petroliera. Secondo gli Stati Uniti, l’imbarcazione appartiene alle Guardie rivoluzionarie iraniane e gli uomini che si vedono nel video stanno rimuovendo dallo scafo della Kokuka Courageous una mina inesplosa (“limpet mine”, una mina che si attacca con dei magneti allo scafo delle navi).
Altre due foto diffuse dagli Stati Uniti (si possono vedere qui) mostrerebbero invece il danno provocato dall’esplosione di una mina e la presenza di un’altra mina non esplosa sullo scafo della Kokuka Courageous.
Pompeo ha detto che in base alle prove raccolte, considerando il tipo di armi usate nel presunto attacco e le competenze necessarie per usarle, si poteva concludere che solo l’Iran potesse esserne responsabile, in quella zona di mondo. Pompeo ha poi citato attacchi simili accaduti negli scorsi mesi nelle stesse zone, accusando l’Iran di essere stato dietro anche a quegli attacchi (come altri funzionari statunitensi avevano già fatto).
L’Iran ha respinto le accuse, accusando gli Stati Uniti di voler causare una guerra tra i due paesi e di fare propaganda “iranofobica”. Un comunicato diffuso dalla rappresentanza iraniana alle Nazioni Unite, dove gli Stati Uniti hanno ribadito ufficialmente le loro accuse, chiedeva che «gli Stati Uniti e i suoi alleati regionali smettano di seminare guerra e mettano fine ai loro piani ostili e alle operazioni segrete (false flag) nella regione». Giovedì il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif aveva scritto su Twitter a proposito degli attacchi che «Dire “sospetto” non basta per descrivere quello che è emerso stamattina», di fatto accusando genericamente altri, presumibilmente gli Stati Uniti, di esserne responsabili.
La zona del Golfo Persico e dello Stretto di Hormuz, vicino al Golfo dell’Oman, è oggetto da tempo di grandi tensioni. Da qui passa una buona parte del petrolio prodotto nel mondo e qui negli ultimi mesi ci sono stati attacchi e incidenti sospetti che hanno spinto gli Stati Uniti a parlare di una nuova aggressività iraniana. L’episodio più significativo è avvenuto lo scorso 12 maggio, quando quattro imbarcazioni che si trovavano al largo degli Emirati Arabi Uniti furono attaccate da un «attore statale», come lo definì il governo emiratino. Gli Stati Uniti dissero anche in quel caso che il responsabile era l’Iran, accusandolo di voler alzare la tensione nel Golfo Persico: il governo iraniano aveva negato tute le accuse.
Secondo alcuni analisti, la tensione degli ultimi mesi sarebbe il risultato del peggioramento delle relazioni tra Iran e Stati Uniti, alimentato dalla costante competizione per la supremazia del Golfo tra Iran da una parte, e Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti dall’altra. I rapporti tra iraniani e statunitensi cominciarono a peggiorare con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca, e successivamente con la sua decisione di ritirare gli Stati Uniti dallo storico accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015.