Com’è finito il gruppo dei sovranisti europei
Non sarà il più grande del Parlamento europeo, come prometteva Salvini, ma soltanto il quinto
Alla fine l’alleanza europea dei partiti sovranisti guidata dalla Lega non è riuscita a diventare il primo gruppo al Parlamento Europeo, come aveva promesso Matteo Salvini in campagna elettorale. La nuova alleanza, presentata oggi a Bruxelles e chiamata “Identità e Democrazia”, avrà 73 membri provenienti da 9 paesi diversi e diventerà attiva non appena, a luglio, si insedierà il prossimo Parlamento Europeo eletto lo scorso 26 maggio. Identità e Democrazia sarà soltanto il quinto gruppo per numeri al Parlamento Europeo, dietro ai popolari (179), i socialisti (153), i liberali (106) e i verdi (74).
Il gruppo – composto da nove partiti di nove paesi – è stato presentato oggi a Bruxelles dal suo nuovo presidente, il leghista Marco Zanni, responsabile esteri del partito, eletto per la prima volta nel 2014 con il Movimento 5 Stelle e poi passato nel partito di Salvini. Il ministro dell’Interno italiano non ha partecipato alla presentazione ma c’era la sua principale alleata, la francese Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, che alle ultime elezioni europee ha ottenuto 14 seggi diventando il secondo partito più forte all’interno del nuovo gruppo dopo la Lega.
Gli altri membri sono Alternativa per la Germania (AFD), il Partito delle Libertà austriaco (FPÖ), il Partito del Popolo Danese (DF), il partito dei Veri Finlandesi (PS), i belgi di Interesse Fiammingo (VB), il Partito della Libertà dei Paesi Bassi (PVV) e il partito ceco Libertà e democrazia diretta (SPD). Nonostante le intense trattative degli ultimi mesi, Salvini non è riuscito a coinvolgere i polacchi di Diritto e Giustizia (PIS) che dovrebbero rimanere nel gruppo ECR, il partito Fidesz del primo ministro ungherese Viktor Orban (che rimarrà nel Partito Popolare) né il Brexit Party di Nigel Farage, il cui destino è ancora molto incerto.
Nel corso della presentazione, Zanni ha ricordato gli obiettivi del gruppo: impedire che l’Unione Europea annulli le differenze tra i singoli stati membri e bloccare una maggiore integrazione europea. Zanni ha anche ricordato l’importanza di concedere ai paesi membri “flessibilità” nel gestire le proprie spese, cioè la possibilità di fare maggiore deficit e debito senza incorrere in penalità da parte della Commissione Europea.
Le Pen ha ricordato che milioni di cittadini europei hanno votato per i partiti del gruppo e che per questo le forze di maggioranza del Parlamento (popolari, socialisti e liberali, con ogni probabilità) dovranno tenerne conto (un messaggio con cui Le Pen sembra chiedere per il suo gruppo una delle 14 vicepresidenze del Parlamento, visto che nella scorsa legislatura erano praticamente l’unico gruppo a esserne rimasto privo).
Il terzo a parlare è stato Jorg Meuthen, portavoce nazionale del partito di destra radicale tedesco Alternativa per la Germania (AFD) che ha eletto 11 deputati ed è il terzo partito del gruppo. Meuthen ha parlato dell’importanza di difendere le identità nazionali e i valori tradizionali dell’Europa. In risposta a una domanda dei giornalisti ha anche affermato che abolire le sanzioni economiche alla Russia è uno degli obiettivi del gruppo.
Le questioni di bilancio e i rapporti con la Russia sono i due temi su cui il gruppo non è d’accordo al suo interno, e che impediscono un’alleanza con gli altri partiti della destra radicale sparsi negli altri gruppi parlamentari. La Lega, il Rassemblement National, AFD e gli austriaci del FPÖ sono tutti forti alleati della Russia e molto vicini al presidente Putin (il partito di Le Pen ha ricevuto finanziamenti dalla Russia, la Lega ha stretti e opachi rapporti con Putin, mentre l’FPÖ è finito in mezzo a un gravissimo scandalo di corruzione in cui è coinvolta proprio la Russia). Altri membri del gruppo invece sono più freddi, finlandesi e danesi in particolare (ma sono forze molto minoritarie). Questo atteggiamento probabilmente ha impedito un’alleanza più solida con i polacchi di PIS e con gli altri partiti della destra radicale scandinava, tutti preoccupati per l’influenza e l’aggressività dimostrate del presidente russo Putin.
Sull’economia, infine, Lega e francesi di RN sono molto distanti dal modo di vedere di tedeschi e austriaci. I primi sono per mettere minori limiti possibili alla spesa pubblica degli stati, al di là dell’equilibrio dei conti, e quindi ammorbidire i trattati che impongono limiti di spesa e che la Commissione Europea cerca di mantenere minacciando procedure di infrazione. I secondi invece vorrebbero persino maggiore disciplina rispetto a oggi da parte dei paesi dell’Europa meridionale, poiché ritengono che per colpa dell’euro il maggior debito di Francia e Italia venga in realtà pagato dai contribuenti tedeschi.
Le procedure di infrazione per la violazione delle regole di bilancio non sono di pertinenza del Parlamento e vengono gestite dalla Commissione Europea e dai governi degli stati membri riuniti nel Consiglio dell’Unione Europea. Questo dovrebbe permettere al nuovo gruppo Identità e Democrazia di limitare i conflitti interni su questo punto.