Matteo Salvini ha chiesto alla Sea Watch 3 di riportare in Libia i 52 migranti soccorsi ieri
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha detto di aver chiesto alla nave Sea Watch 3, che ieri aveva soccorso 52 migranti in mare, di riportare tutte le persone a bordo in Libia. «Se la nave illegale Ong disubbidirà, mettendo a rischio la vita degli immigrati, ne risponderà pienamente», ha scritto Salvini su Twitter includendo due bugie (l’attività della Sea Watch 3 non è “illegale”, e i migranti a bordo della nave non sono in pericolo di vita).
Nel primo pomeriggio la ong Sea Watch, che controlla la nave Sea Watch 3, ha fatto sapere in un comunicato che non obbedirà a Salvini: «Tripoli non è un porto sicuro. Riportare coattivamente le persone soccorse in un Paese in guerra, farle imprigionare e torturare, è un crimine», si legge nel comunicato. Al momento sembra che la nave abbia deciso di fare rotta verso Lampedusa.
#SEAWATCH NON SBARCHERÀ I NAUFRAGHI IN LIBIA
Tripoli non è un porto sicuro.
Riportare coattivamente le persone soccorse in un Paese in guerra, farle imprigionare e torturare, è un crimine.
È vergognoso che l'Italia promuova queste atrocità e che i governi UE ne siano complici. pic.twitter.com/VPE6ilEnGk
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) June 13, 2019
La comunità internazionale non considera la Libia un posto sicuro per migranti e richiedenti asilo: il paese è in guerra civile da diversi anni, non ha mai firmato la Convenzione di Ginevra del 1951 sulla protezione dei diritti dei rifugiati, e diverse inchieste giornalistiche e di organizzazioni umanitarie hanno rivelato che i migranti che cercano di arrivare in Europa vengono imprigionati in centri di detenzione dove i loro diritti umani vengono violati sistematicamente.