Le foto delle proteste che stanno mettendo in difficoltà il governo di Hong Kong
Da giorni migliaia di persone chiedono il ritiro di una norma che può rafforzare il controllo cinese sul dissenso politico, e qualcosa hanno già ottenuto
Da giorni a Hong Kong decine di migliaia di persone protestano contro un emendamento sull’estradizione che temono possa rafforzare il controllo cinese sul dissenso politico locale. In seguito alle intense proteste la discussione in Parlamento del criticato emendamento è stata rinviata, ma le manifestazioni stanno continuando anche oggi. In mattinata manifestanti e polizia si sono scontrati e le forze dell’ordine hanno usato spray al peperoncino e getti d’acqua per disperdere la folla e hanno detto di essere pronti a usare la forza. Nel primo pomeriggio gli scontri si sono inaspriti: la polizia ha usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i manifestanti. Almeno 72 persone risultano ferite, alcune delle quali in modo grave.
Era dal 2014, cioè dal tempo del cosiddetto “movimento degli ombrelli” (alcuni se ne stanno vedendo anche oggi, usati anche come barriera per ripararsi da acqua e gas della polizia), che non si vedevano contestazioni così grandi a Hong Kong. Secondo gli organizzatori delle proteste, domenica è sceso in piazza più di un milione di persone, mentre secondo la polizia hanno partecipato alla manifestazione 240mila persone.
La maggior parte dei manifestanti che stanno bloccando le strade sono giovani e studenti, ma tante altre categorie di persone sono contrarie all’emendamento sull’estradizione: giovedì c’era stata una manifestazione di avvocati e giudici, circa quattromila insegnanti hanno detto che sciopereranno e più di 100 aziende, tra cui la banca HSBC, hanno annunciato che chiuderanno o autorizzeranno orari di lavoro più flessibili per permettere ai propri dipendenti di protestare. La nuova legge è criticata anche da grandi aziende che hanno sede a Hong Kong, perché limiterebbe i vantaggi della città come sede per gli affari.
Con il nuovo emendamento l’estradizione sarà possibile – nella Cina continentale, a Taiwan e Macao – per alcuni reati gravi, come omicidio e stupro, anche se dovrà comunque essere decisa caso per caso. Secondo gli oppositori dell’emendamento, la nuova legge esporrebbe di più Hong Kong al problematico e illiberale sistema giudiziario cinese, riducendo l’autonomia della città-isola che fino al 1997 era controllata dal Regno Unito.
Il Consiglio legislativo di Hong Kong – che è appunto il Parlamento locale – ha rimandato la discussione della legge sull’estradizione, che avrebbe dovuto tenersi alle 11 di mercoledì, quando in Italia erano le 5 del mattino, senza specificare quando si terrà. Nonostante le proteste, il governo di Hong Kong e la maggioranza del Consiglio continuano a essere favorevoli all’emendamento. Secondo i media di Hong Kong, il voto definitivo sulla legge dovrebbe tenersi il 20 giugno.