Visitare Chernobyl è sicuro?
Da qualche anno ci sono sempre più turisti nell'area contaminata più famosa d'Europa, e con la serie di HBO è probabile diventi ancora più frequentata
La serie di HBO Chernobyl ha riportato una grande attenzione internazionale sul luogo del disastro nucleare più grave e conosciuto del Ventesimo secolo, nel nord dell’Ucraina. È molto probabile che la serie, che ha ricevuto ottime critiche e che è stata distribuita in molti paesi del mondo, faccia aumentare il turismo nell’area dove fino al 26 aprile 1986 sorgeva la centrale nucleare Vladimir Lenin, che da tempo però è già piuttosto vivace e in ascesa: nel 2018 l’hanno visitata circa 60mila persone.
Oggi l’area compresa entro i 30 km dal luogo dell’incidente alla centrale di Chernobyl è conosciuta come “zona di alienazione”, il cui accesso è strettamente regolato e dove è vietato vivere o svolgere attività commerciali. Un’eccezione sono i frequenti tour turistici organizzati da vari operatori, di un giorno o di più giorni, che da quest’estate saranno anche dedicati specificamente ai luoghi della serie di HBO. Una delle domande più naturali è se questi tour, che prevedono una permanenza di alcune ore in una delle zone più contaminate del mondo, siano sicuri.
Le autorità ucraine aprirono le visite turistiche a Chernobyl una decina di anni fa, dichiarandole sicure per la salute. I principali operatori turistici che organizzano visite guidate nella zona di alienazione sostengono che una breve permanenza a Chernobyl esponga a meno radiazioni di un viaggio in aereo.
L’unità di misura per calcolare la quantità di radiazioni e i loro eventuali effetti sulla salute sono i sievert: mediamente un volo espone a 0,003 millisievert all’ora. In media, una persona che non vive in zone contaminate viene esposta a 3 millisievert all’anno, molti meno di quelli considerati dannosi per la salute. C’è infatti una cosa da tenere presente quando si parla di radiazioni: tutti ne siamo continuamente esposti, e quindi visitare Chernobyl vuol dire semplicemente stare per qualche ora in un posto in cui ce ne sono di più.
Una normale radiografia espone a meno di un millisievert, che possono però diventare molti di più (fino a 20) per altri tipi di esami più invasivi. Oggi si pensa che l’esposizione a 100 millisievert sia la soglia minima per la quale si possa iniziare a parlare di rischi di sviluppare tumori, mentre su cento persone esposte a un’esposizione cumulativa di 1 sievert, in media cinque sviluppano – nel giro di anni – un cancro mortale.
Subito dopo il disastro di Chernobyl, l’area fu esposta a livelli di radiazioni da 0,1 a 300 sievert all’ora, cioè pari a oltre centomila radiografie all’ora, e quasi un miliardo di volte superiori alla radiazione naturale. I cosiddetti “liquidatori”, cioè gli operai specializzati che lavorarono negli anni successivi per mettere in sicurezza la centrale, assorbirono complessivamente oltre 100 millisievert, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il tempo che è passato e le misure di sicurezza adottate, compresa la grande copertura di cemento posta sopra il reattore 4, quello dell’incidente, hanno ridotto molto le radiazioni: oggi gli operatori turistici locali parlano di 0,003-0,004 millisievert per un’intera giornata passata sul sito.
Ma l’area di alienazione non è stata contaminata in maniera uniforme, e ci sono ancora zone più contaminate di altre, in cui la quantità di radiazioni è un centinaio o anche un migliaio di volte superiore a quella normale, che potrebbe causare veri problemi di salute in caso di prolungate esposizioni. I tour turistici si fermano poco in queste zone, oppure le evitano del tutto. Ci sono comunque molte raccomandazioni e precauzioni, principalmente per evitare di assorbire e limitare i contatti con le particelle radioattive: non si può mangiare nella zona di alienazione, bisogna indossare vestiti coprenti e scarpe chiuse (lavando tutto appena arrivati a casa), non si può sedersi per terra, bisogna evitare di toccare le cose e non portarsi a casa oggetti. Le guide che portano i turisti per la centrale fanno delle lunghe pause, dopo un po’ di giorni consecutivi di visite.
Dopo l’abbandono da parte degli esseri umani, l’area di Chernobyl è stata in gran parte occupata dalla foresta, e si è popolata di molti animali selvatici, dai cervi ai lupi agli orsi bruni. Per molti questo fenomeno – incluso anche nella recente serie naturalistica di Netflix Il nostro pianeta – è un motivo aggiuntivo per visitare l’area.