La NASA aprirà la Stazione Spaziale Internazionale ai privati
Potranno soggiornare a bordo, girare film e pubblicità, aggiungere nuovi moduli orbitali, ma a caro prezzo
La NASA ha annunciato che metterà a disposizione delle aziende spaziali private e dei loro astronauti la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), per la parte che le compete, a partire dal prossimo anno. Con questa iniziativa, l’ente statunitense confida di accelerare lo sviluppo delle attività commerciali legate alle esplorazioni spaziali, producendo nel frattempo ricavi da impiegare in altre attività di ricerca. Le cose che i privati potranno fare sulla ISS saranno decise caso per caso, e comprenderanno la possibilità di vivere per qualche giorno sulla Stazione, effettuare riprese per film o per altre attività comprese quelle pubblicitarie e turistiche.
Come suggerisce il nome, la Stazione Spaziale Internazionale è il frutto della collaborazione di diversi paesi, che hanno la responsabilità del suo mantenimento per puri scopi legati alla ricerca scientifica. Oltre alla NASA, la base è sotto la responsabilità dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, di quella europea ESA, della giapponese JAXA e della canadese CSA-ASC. Le iniziative commerciali saranno sotto la responsabilità della NASA e non influiranno sulle attività delle altre agenzie, condotte attraverso i loro astronauti che vivono a turno a bordo della ISS. In passato Roscosmos aveva già organizzato qualche attività commerciale, mentre per la NASA sarà la prima volta.
Gestire missioni commerciali non sarà comunque economico. La ISS si trova in orbita intorno alla Terra a circa 450 chilometri di altezza, quindi può essere raggiunta solamente con costosi lanci spaziali e attraverso capsule da trasporto. Le spese di viaggio – svariate decine di milioni di dollari – saranno in buona parte a carico dei privati che vorranno sfruttare commercialmente la ISS, e a queste spese si aggiungeranno quelle per soggiornare sulla Stazione.
Ogni astronauta privato potrà restare un massimo di 30 giorni a bordo della ISS (gli attuali equipaggi lavorano in media per periodi di sei mesi continuativi) e dovrà pagare praticamente tutto ciò che gli viene fornito. La spesa media sarà di circa 30mila dollari al giorno per pagare sia i sistemi di supporto alla vita, sia quelli per avere cibo, medicinali e i servizi di comunicazione con la Terra. Il conto elettrico sarà pagato a parte, con una tariffa di 42 dollari per kilowattora.
La NASA ha inoltre imposto limitazioni sulla quantità di materiale che potrà essere portata sulla ISS, stabilendo un massimo di 175 chilogrammi all’anno. Gli astronauti della NASA si faranno carico degli ospiti, ma potranno dedicare al massimo 90 ore del loro tempo alle attività commerciali. Ogni anno ci potranno essere un massimo di due viaggi privati verso la ISS.
Non è ancora chiaro come gli astronauti privati potranno raggiungere la ISS, considerato che attualmente l’unico mezzo di trasporto verso la Stazione sono le Soyuz di Roscosmos, i cui posti costano svariati milioni di dollari, come sanno bene le altre agenzie spaziali che devono pagare il trasporto per i loro astronauti. La NASA ha appaltato da anni lo sviluppo di nuovi sistemi di trasporto per astronauti alle aziende private SpaceX e Boeing, ma tra lentezze nella certificazione dei sistemi e imprevisti di vario tipo, al momento nessuna delle due società è riuscita a portare in orbita un equipaggio.
I piani commerciali della NASA per la ISS rientrano in quelli più ampi per aprire lo sfruttamento dell’orbita terrestre bassa (LEO) alle aziende private. Le società statunitensi saranno libere di avviare iniziative di vario tipo, compresa la possibilità di costruire propri moduli orbitali, da impiegare per il turismo spaziale o per loro attività di ricerca e sviluppo, in vista dell’esplorazione con esseri umani di Marte. La NASA non esclude che in futuro nuovi moduli privati possano essere collegati alla stessa ISS, per ampliarla ed estenderne le funzionalità.
La Stazione Spaziale Internazionale esiste da circa 20 anni e ha davanti a sé ancora circa 10 anni di vita. In mancanza di nuovi progetti, potrebbe essere smembrata, con la costituzione di una base spaziale orbitale autonoma gestita dalla Russia, che ha più volte manifestato l’interesse di riutilizzare i moduli che ha portato in orbita in questi anni. La NASA vorrebbe fare qualcosa di analogo, sfruttandola come punto di partenza per le esplorazioni oltre l’orbita bassa terrestre.
La NASA spende mediamente tra i 3 e i 4 miliardi di dollari ogni anno per mantenere la ISS e organizzare le spedizioni dei suoi astronauti. Da tempo si parla dell’opportunità di cedere parte dell’amministrazione della ISS ai privati, in modo da alleggerire il budget dell’agenzia spaziale, che potrebbe dirottare quelle risorse verso altri piani per le esplorazioni spaziali.