Un tribunale svedese ha respinto una richiesta di detenzione di Assange in Svezia, rendendo più complicata la sua estradizione
Il tribunale di Uppsala, in Svezia, ha respinto oggi una richiesta della procura di ordinare la detenzione di Julian Assange in Svezia nell’ambito dell’inchiesta per molestie sessuali e stupro iniziata nel 2010. La procura aveva chiesto che il tribunale ordinasse l’arresto in contumacia di Assange, che al momento è detenuto nel Regno Unito per una violazione della libertà su cauzione avvenuta proprio mentre nel 2012 era in attesa di una decisione del Regno Unito sulla sua estradizione in Svezia (per le stesse accuse di molestie e stupro). Un nuovo ordine di arresto nei confronti di Assange sarebbe stato il primo passo per una nuova richiesta di estradizione al Regno Unito, ma il tribunale di Uppsala ha deciso che per proseguire le indagini saranno sufficienti gli strumenti di indagine europei, che permettono di condurre interrogatori anche in altri paesi.
L’indagine su Assange era stata archiviata nel 2017 ed è stata riaperta solo dopo il suo arresto, avvenuto ad inizio aprile a Londra. Assange era stato espulso dall’ambasciata dell’Ecuador nel Regno Unito, in cui aveva vissuto per 7 anni come rifugiato politico per sfuggire alle richieste di estradizione della Svezia e degli Stati Uniti, che lo hanno recentemente accusato per la sua presunta collaborazione con l’allora soldato Bradley Manning (oggi l’attivista Chelsea Manning) nell’hackerare una password per introdursi nei sistemi informatici governativi e sottrarre i documenti.