La Sea Watch 3 non è più sotto sequestro
La nave che aveva trasportato 47 migranti potrà lasciare il porto di Licata, dice la procura di Agrigento
Il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, e il pubblico ministero Cecilia Baravelli, hanno disposto il dissequestro della nave Sea Watch 3, appartenente alla ong tedesca Sea Watch. La nave trasportava 47 migranti ai quali il governo – in particolare il ministro dell’Interno, Matteo Salvini – aveva impedito di sbarcare a Lampedusa. Lo sbarco era poi avvenuto solo in seguito alla decisione della procura di Agrigento – che ha giurisdizione su Lampedusa – di sequestrare la Sea Watch 3, aprendo un’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Ora, secondo il pubblico ministero, non ci sono più le esigenze di raccolta delle prove e quindi può cessare lo stato di sequestro presso il porto siciliano di Licata. Il provvedimento è da subito esecutivo e dovrebbe quindi consentire alla nave di lasciare il porto in tempi brevi.
La decisione della magistratura è stata comunicata anche agli avvocati di Arturo Centore, il comandante della nave e unico indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
A metà maggio, la Sea Watch 3 aveva oltrepassato il limite delle acque territoriali italiane, infrangendo un divieto proveniente dal ministero dell’Interno. Sabato 18 maggio il capitano dell’imbarcazione aveva comunicato l’intenzione di entrare nelle acque territoriali dirigendosi verso il porto di Lampedusa, chiedendo la revoca del divieto di ingresso “per ragioni umanitarie che supererebbero le motivazioni della direttiva del ministero dell’Interno”. 18 migranti che erano stati salvati al largo della Libia (due neonati, cinque bambini piccoli con i loro genitori, otto donne e tre uomini) erano stati fatti sbarcare, e a bordo ne erano rimasti 47.
Salvini aveva appreso della notizia del sequestro, che aveva reso possibile lo sbarco, mentre stava partecipando a una trasmissione televisiva. In quell’occasione aveva ribadito che i porti italiani sono “chiusi” alle navi delle ong che trasportano migranti. In realtà, come sappiamo da mesi ogni volta che una nave del genere si avvicina all’Italia, Salvini e il governo fanno pressioni sulle autorità locali per non concedere lo sbarco: queste pressioni però non si concretizzano mai in atti ufficiali, perché avrebbero una base legale molto fragile. Secondo le leggi italiane e internazionali il governo può bloccare l’ingresso di una nave nei propri porti soltanto per ragioni gravissime e legate alla sicurezza nazionale: è difficile dimostrare che poche decine di migranti rappresentino un pericolo per un paese come l’Italia.