I dazi di Trump contro il Messico, per fermare i migranti
È l'ultimo tentativo del presidente statunitense di fermare l'immigrazione, anche se le due cose non c'entrano nulla
Sorprendendo tutti, come accaduto spesso negli ultimi anni, il presidente statunitense Donald Trump giovedì ha annunciato su Twitter che dal 10 giugno entreranno in vigore dazi del 5 per cento su tutte le merci importate dal Messico, e che i dazi aumenteranno fino a che il Messico non fermerà il passaggio di immigrati irregolari verso gli Stati Uniti.
On June 10th, the United States will impose a 5% Tariff on all goods coming into our Country from Mexico, until such time as illegal migrants coming through Mexico, and into our Country, STOP. The Tariff will gradually increase until the Illegal Immigration problem is remedied,..
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) May 30, 2019
Un comunicato diffuso dalla Casa Bianca poco dopo l’annuncio di Trump ha spiegato che i dazi che entreranno in vigore il 10 giugno aumenteranno al 10 per cento l’1 luglio e che poi aumenteranno per i tre mesi successivi al 15, 20 e 25 per cento, rimanendo a quel livello fino a che il Messico non interromperà l’arrivo di migranti negli Stati Uniti. Non è chiaro esattamente cosa Trump voglia ottenere con l’imposizione dei dazi: è improbabile che il Messico possa interrompere completamente il passaggio di migranti attraverso il confine – nessun paese al mondo ci riesce, di fatto – e il comunicato della Casa Bianca si limita a parlare di una “sostanziale interruzione” del flusso migratorio.
Dai tempi della campagna elettorale, Trump ha sempre puntato moltissimo sulla questione dei migranti illegali che arrivano dal Messico negli Stati Uniti, arrivando a parlarne come di una “crisi nazionale”. Una delle sue promesse elettorali, probabilmente la più discussa, era stata la costruzione di un muro lungo tutto il confine tra Stati Uniti e Messico. Il rifiuto del Congresso di finanziare l’opera ha però costretto Trump per ora ad accantonarla, cercando altre soluzioni a quello che lui ritiene essere un grosso problema di sicurezza pubblica, e che al di là delle interpretazioni politiche è un fenomeno consistente e che è aumentato di intensità negli ultimi mesi.
Tra le altre cose Trump ha inviato l’esercito a pattugliare il confine con il Messico, ha inasprito le leggi sull’ingresso negli Stati Uniti e ha minacciato di tagliare tutti gli aiuti verso i paesi sudamericani da cui partono la maggior parte dei migranti che arrivano negli Stati Uniti attraverso il Messico. L’introduzione dei dazi è però probabilmente il tentativo più grosso fatto fin qui da Trump per riuscire a interrompere i flussi migratori: sia perché usa uno strumento inusuale per risolvere questo tipo di problemi – i dazi vengono usati di solito per dispute commerciali – sia per le conseguenze che i dazi potrebbero avere sull’economia del Messico e degli Stati Uniti.
Il Messico è il principale partner commerciale degli Stati Uniti, che ogni anno importano beni per un valore complessivo di circa 346 miliardi di dollari. Tra le altre cose, dal Messico arrivano negli Stati Uniti moltissimi prodotti agricoli e automobili, poiché tanti produttori hanno nel tempo trasferito le loro fabbriche nel paese per risparmiare sul costo della manodopera. Oltre che danneggiare le esportazioni messicane, però, i dazi avranno un effetto anche sull’economia statunitense, visto che a pagarli saranno gli importatori negli Stati Uniti, che poi probabilmente dovranno aumentare i prezzi per i consumatori finali dei prodotti.
Non è comunque chiaro come dovrebbe funzionare il piano di Trump per fermare i migranti usando i dazi, visto che tra le due cose non esiste un rapporto diretto. La speranza dell’amministrazione statunitense è probabilmente che i dazi metteranno così tanta pressione sull’economia messicana da spingere il governo a investire tantissimo nel pattugliamento delle frontiere e nei respingimenti di migranti. Questo potrebbe in ogni caso non essere sufficiente a fermare gli arrivi negli Stati Uniti e non è chiaro a quel punto cosa potrebbe succedere con i dazi.
Kevin McAleenan, il segretario di stato ad interim per la Sicurezza nazionale, ha detto che il successo degli sforzi del Messico sarà valutato in base al numero di persone che arriveranno negli Stati Uniti, ma ha poi spiegato che la sua amministrazione si aspetta essenzialmente che il Messico faccia tre cose: aumentare i controlli al confine con il Guatemala, intervenire duramente contro i trafficanti che aiutano i migranti e aiutare gli Stati Uniti a gestire le richieste di asilo. Il presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador ha risposto con una lettera in cui ha duramente criticato Trump ma in cui ha anche parlato della necessità di trattare e trovare una soluzione diplomatica al problema dei migranti, per evitare l’entrata in vigore dei dazi.
Che un accordo venga trovato o meno, è comunque probabile che l’introduzione dei dazi generi almeno due altri problemi. Il primo riguarda i possibili ricorsi legali contro la decisione di Trump, che è stata giustificata con il riferimento allo stato di “emergenza nazionale” dichiarato a febbraio in riferimento all’arrivo di migranti. Il secondo riguarda le trattative tuttora in corso tra Messico, Stati Uniti e Canada per rinnovare il Nafta, il grande accordo commerciale tra i tre paesi che Trump aveva voluto pesantemente rivedere. Recentemente gli Stati Uniti avevano accettato di eliminare alcuni dazi imposti a Canada e Messico per costringerli a rivedere il Nafta.