L’economia che gira intorno all’acqua
Cosa stanno facendo alcune delle più grandi aziende del settore per prepararsi alla crescita demografica mondiale e agli effetti del cambiamento climatico
Il 71 per cento della superficie terrestre è ricoperto dall’acqua, ma circa il 96,5 per cento di quest’acqua si trova negli oceani: l’acqua dolce, e ancor di più l’acqua potabile, è una risorsa più rara di quello che si potrebbe pensare guardando una fotografia della Terra dallo Spazio. Dato che la popolazione mondiale è in aumento, gestirla bene sarà sempre più importante, anche in vista delle possibili conseguenze del cambiamento climatico che sta facendo ridurre le dimensioni dei ghiacciai, cioè di una delle più importanti riserve di acqua dolce.
In tutto il mondo sono numerose le aziende che lavorano con l’acqua: si occupano di cose anche molto diverse tra loro a seconda del paese in cui si trovano e della fonte di acqua con cui hanno a che fare. Proprio per i cambiamenti in atto, nell’ambiente prima di tutto, ma anche nelle tecnologie disponibili, l’economia che gira intorno all’acqua probabilmente crescerà parecchio nei prossimi anni. Le aziende del settore dovranno trovare soluzioni nuove a problemi complessi, e che richiederanno una particolare attenzione alla sostenibilità ambientale.
Acquedotti (ma non solo)
Le più grandi aziende al mondo che si occupano di gestione dell’acqua (e solitamente anche di rifiuti ed energia) nacquero come società di acquedotti locali, che poi si sono ingrandite fino a un livello internazionale in anni e anni di storia, più di cento in alcuni casi. La più grande in assoluto è il gruppo multinazionale francese Veolia. Nel 2017 ha rifornito di acqua potabile circa 96 milioni di persone ed erogato i suoi servizi di trattamento delle acque reflue a circa 62 milioni di persone. In una forma o nell’altra è una società che esiste dall’Ottocento, quando si chiamava “Compagnie générale des eaux”: fu la prima azienda della storia a ottenere una concessione per la gestione dell’acqua pubblica.
Ha quasi 170mila dipendenti e in Francia è la più grande azienda del settore. In Italia lavora attraverso varie sue società: oltre a Veolia Acqua, holding del gruppo, ad esempio la Compagnia Generale delle Acque in Veneto ed Emilia-Romagna, la Società dell’Acqua Potabile in Liguria e la Sicea in Piemonte, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana e Marche. Nel mondo, tra gli altri posti, Veolia lavora a Durban, in Sudafrica, dove ha un impianto per il riciclo dell’acqua, cioè per riutilizzare nelle attività industriali l’acqua già passata nel sistema idrico cittadino: ricicla il 98 per cento delle acque reflue locali. Nello stato australiano del Queensland invece sta costruendo un sistema di tubature sotterranee di 200 chilometri per evitare la carenza d’acqua nei periodi di siccità: in generale si sta specializzando nei sistemi di approvvigionamento nelle zone in cui c’è poca acqua o dove quella che c’è deve sostenere una popolazione sempre maggiore, come a Londra.
Anche il secondo più grande gruppo industriale mondiale che si occupa d’acqua è una multinazionale francese: si chiama Suez Environnement. Deve il suo nome, come si può immaginare, al canale di Suez, in Egitto: tra le varie società che si sono fuse nel tempo per costituirla c’era anche la Compagnia del Canale di Suez, cioè quella che nell’Ottocento costruì il canale per poi gestirlo successivamente per molti anni. Oggi Suez Environnement si occupa di acquedotti e gestione dei rifiuti e ha anche una divisione italiana, Suez Italia, che è azionista della società multiservizi Acea. Raccoglie, tratta e distribuisce acqua potabile e ricicla e smaltisce rifiuti urbani e industriali.
L’obiettivo del gruppo è superare Veolia nel prossimo decennio. In questo periodo sta investendo molto sulle tecnologie cosiddette “Zero Liquid Discharge” (ZLD), cioè su quei sistemi che permettono agli impianti industriali di non buttare mai via acqua, riutilizzando più e più volte quella di cui hanno bisogno. Suez ha anche degli impianti per ricavare combustibile dalle acque reflue e sistemi per desalinizzare l’acqua di mare nelle zone costiere in cui c’è carenza di acqua dolce.
Le tecnologie per avere più acqua potabile
Le tecnologie per far ottenere più acqua dolce (e potabile) nelle zone in cui ce n’è poca, come i sistemi per desalinizzare l’acqua marina, saranno sempre più importanti con l’aumento dell’urbanizzazione e i movimenti migratori legati al cambiamento climatico. Secondo le previsioni dell’ONU, oggi più di due miliardi di persone vivono nei paesi in cui si usa l’acqua disponibile in eccesso: si prevede che entro il 203o 700 milioni di persone potrebbero spostarsi per sopperire alla mancanza d’acqua e che nel 2050 tra i 4,8 e i 5,7 miliardi di persone, soprattutto in Asia, potrebbero trovarsi a vivere in zone dove per almeno un mese all’anno avrebbero scarsità d’acqua. Secondo le stime del “2030 Water Resources Group” della Banca Mondiale, entro il 2030 la domanda di acqua supererà del 40 per cento la disponibilità mondiale. Per questo sarà importante trovare dei sistemi di riduzione dei consumi di acqua grazie all’uso di tecnologie e tecniche di coltivazione più efficienti.
Un’azienda che si occupa di sistemi per poter usare al meglio l’acqua è la multinazionale giapponese Kurita Water, nata come azienda di prodotti chimici per altre industrie: produce e vende di attrezzature e sistemi per il trattamento delle acque. In particolare per rendere riutilizzabili le acque reflue e le acque di scarico dell’industria pesante e delle aziende che producono carta, ad esempio, oltre che con la desalinizzazione.
Un’altra grande azienda che si occupa d’acqua e in particolare di migliorare i sistemi di approvvigionamento nelle grandi città in crescita (secondo l’ONU nel 205o la percentuale di popolazione urbana mondiale sarà passata dal 55 al 68 per cento) è Aqua America, una società statunitense di pubblici servizi con sede in Pennsylvania che serve circa 3 milioni di persone nell’est degli Stati Uniti. È quotata e tra il 1993 e il 2013 ha comprato 300 aziende più piccole in diversi stati americani, espandendo la sua rete di acquedotti: molte piccole città le hanno venduto le proprie reti idriche per migliorare i propri bilanci. Questa lunga serie di acquisizioni è un po’ il modello di business fondamentale di questa azienda e altre simili.
Negli ultimi anni Aqua America ha investito molto anche nelle infrastrutture per il trasporto e la distribuzione di gas naturale, i gasdotti, partendo dalla sua esperienza in fatto di tubature e rientrando negli investimenti grazie agli incentivi statali per l’ammodernamento degli impianti, come ha spiegato a Bloomberg l’amministratore delegato della società Chris Franklin.
L’energia idroelettrica
Tra le aziende che lavorano molto con l’acqua ci sono ovviamente anche quelle coinvolte nella produzione di energia idroelettrica, che secondo gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite è destinata ad aumentare entro il 2030 del 40 per cento, rispetto al 2013. Già oggi questo tipo di energia è la principale tra quelle prodotte con fonti rinnovabili a livello mondiale. La domanda crescente di centrali idroelettriche e di produzione energetica attraverso gli oceani farà crescere ancora di più il settore, che dovrà affrontare alcune sfide di sostenibilità ambientale: infatti con lo scioglimento dei ghiacciai montani alcuni impianti andranno riprogettati, come si sta facendo in Svizzera, e al tempo stesso lo sfruttamento dei grandi fiumi dovrà essere sempre più concepito tenendo conto dei rapporti tra gli ecosistemi oceanici e quelli fluviali (basti pensare ai salmoni e agli altri animali della loro catena alimentare).
Un esempio di grande azienda del settore è l’americana Xylem, che produce attrezzature per il comparto idrico, impegnata nello sviluppo di soluzioni innovative per raccogliere, distribuire e reimmettere acqua nell’ambiente. Progetta e produce pompe per acque chiare e reflue, apparecchiature per il trattamento e i test di qualità, scambiatori di calore e sensori di vario genere. Ha una grande esperienza nel gestire i meccanismi delle pompe: è l’azienda che ha prodotto le prime apparecchiature per la circolazione extracorporea, le cosiddette macchine cuore-polmoni, necessarie negli interventi chirurgici in cui le funzioni cardio-polmonari devono essere interrotte.
Questo articolo fa parte di un progetto sponsorizzato da Fidelity International, una delle più importanti società di gestione di fondi di investimento al mondo. Le aziende citate nell’articolo non sono raccomandazioni di investimento da parte di Fidelity.