Chi avrà la maggioranza nel Parlamento europeo
Popolari e Socialisti hanno perso molti seggi e non saranno più in maggioranza da soli: dovranno allearsi con i Liberali, mentre sono cresciuti i gruppi euroscettici e i Verdi
Le prime stime sulle elezioni europee, che si sono tenute in tutta l’Unione Europea fra giovedì 24 e domenica 26 maggio, mostrano che la nuova legislatura del Parlamento Europeo sarà molto più frammentata delle precedenti, che erano caratterizzate soprattutto dall’egemonia dei due partiti più istituzionali: il Partito Popolare Europeo, cioè il principale di centrodestra, e il Partito Socialista Europeo, di centrosinistra. Entrambi, rispetto alla legislatura in corso, hanno perso una quarantina di seggi a testa: il Partito Popolare ne otterrà circa 180 – erano 221 dopo le elezioni del 2014 – mentre i Socialisti dovrebbero controllarne circa 150, dai 191 del 2014.
La conseguenza più immediata di queste stime – raccolte dal Parlamento Europeo sulla base dei risultati preliminari, e quindi piuttosto affidabili – è che i due partiti non riusciranno più a formare una maggioranza da soli, come accade dal 2009: da soli avranno a disposizione circa 330 seggi, 46 in meno della maggioranza.
Grafico del Parlamento Europeo sulla stima dei risultati alle elezioni europee 2019
GUE/NGL – Gruppo della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica
S&D – Il gruppo del Partito Socialista Europeo
Green/EFA – Verdi
ALDE&R – Liberali
EPP – Il Partito Popolare Europeo
ECR – Conservatori e Riformisti europei
EFDD – Europa della Libertà e della Democrazia diretta (il gruppo di Nigel Farage)
ENF – Europa delle Nazioni e della Libertà (il gruppo della Lega)
NI – Non Iscritti
Diversi altri gruppi politici al Parlamento Europeo hanno invece aumentato il loro peso. Lo storico partito europei dei Liberali, l’ALDE, otterrà il miglior risultato della sua storia superando i 100 seggi (dovrebbe arrivare a 107). Lo deve ai buoni risultati dei partiti Liberali in giro per l’Europa ma soprattutto alla ventina di parlamentari che saranno garantiti da En Marche, il partito del presidente francese Emmanuel Macron (che pur è arrivato secondo dietro al partito di Marine Le Pen).
Anche i Verdi sono andati molto meglio di quanto avevano predetto i sondaggi: nel 2014 ottennero un ottimo risultato con 50 seggi, nella nuova legislatura ne avranno più o meno settanta soprattutto grazie agli ottimi risultati in Francia, Germania, Belgio, Irlanda e il consolidamento in diversi altri paesi (tranne in Italia, dove non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento al 4 per cento).
Anche i tre gruppi euroscettici dovrebbero guadagnare complessivamente qualche seggio, anche se cambieranno i rapporti di forza al loro interno: il gruppo di destra radicale ENF di Matteo Salvini e Marine Le Pen – entrambi vincitori nei loro paesi – si avvicinerà molto al gruppo degli euroscettici moderati ECR, che comprende la destra polacca e i Conservatori britannici, e risulterà sempre più attraente per i partiti più piccoli. Non si capisce che fine farà l’EFDD, il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle: potrebbe formarsi di nuovo col Brexit Party – cioè il nuovo partito di Nigel Farage – al posto dello UKIP. Quasi nessuno degli altri partiti europei con cui il Movimento 5 Stelle aveva annunciato di volersi alleare riusciranno a entrare al Parlamento Europeo.
A causa di questa progressiva frammentazione, sarà più complesso del solito formare una maggioranza stabile che controlli i lavori della legislatura fino al 2024 (il Parlamento europeo non può decadere prima della sua scadenza naturale). I Popolari hanno già cautamente annunciato che chiederanno di nuovo di allearsi coi Socialisti, ma come detto prima non sarà più sufficiente.
Sia l’ALDE sia i Verdi, i due gruppi che per storia e abitudine ad impegnarsi nei lavori parlamentari sembrano gli alleati naturali di Popolari e Socialisti, chiederanno probabilmente un prezzo politico molto alto per entrare in una eventuale maggioranza: probabilmente una carica pesante come la presidenza del Parlamento Europeo, oppure la presidenza di alcune commissioni chiave. Margrethe Vestager, attuale Commissaria alla concorrenza e una delle leader dell’ALDE, ha commentato i risultati di stasera dicendo: «ho lavorato per 5 anni per rompere i monopoli. È quello che è accaduto questa sera. Il monopolio è stato rotto. Possiamo fare le cose in modo diverso».
L’eventuale e chiacchierata maggioranza fra destra e partiti euroscettici, invece, non ha nessuna possibilità di governare: le mancano circa una trentina di seggi per controllare il Parlamento, ma tutti gli altri gruppi politici hanno già fatto sapere di non essere disposti a governare con i gruppi euroscettici.