Guida alle elezioni comunali di Perugia
Il sindaco uscente di centrodestra, che vinse a sorpresa, è favorito contro il suo famoso avversario di centrosinistra
Domenica a Perugia si vota per le elezioni comunali e il favorito è il sindaco uscente, Andrea Romizi, candidato di Forza Italia appoggiato da tutto il centrodestra. Il suo principale avversario sarà con ogni probabilità il popolare giornalista del TG3 Giuliano Giubilei, candidato del centrosinistra. Ma in tutto ci sono ben altri otto candidati: è l’elezione più affollata nella storia della città. Se nessuno riuscirà a raggiungere il 50 per cento più uno dei voti, un secondo turno tra i due candidati più votati si terrà il prossimo 9 giugno.
Gli altri candidati sono Francesca Tizi, del Movimento 5 Stelle; l’ex deputata ed ex ministra Katia Belillo, candidata di una coalizione di liste di sinistra; Cristina Rosetti, ex capogruppo del Movimento 5 Stelle in comune oggi candidata da indipendente con la lista #Noicittadini; l’imprenditore Marco Mandarini, ex candidato dell’Italia dei Valori e nipote di un famoso presidente di regione del PCI, oggi candidato con le liste Perugia Partecipata e Alternativa riformista; Carmine Camicia, consigliere comunale centrista che oggi si candida con la lista Perugia con il cuore; Salvatore Iacobelli, candidato sindaco per la lista cattolica Popolo della Famiglia; Antonio Leonardo Ribecco, candidato del movimento neofascista CasaPound.
Perugia, come Modena e Reggio Emilia, altre due città dove si voterà domenica, è stata a lungo una “roccaforte rossa”, una città dove la sinistra aveva a lungo ottenuto ottimi risultati e che non era mai stata governata dal centrodestra. In particolare Perugia è stata per lungo tempo un feudo del Partito Socialista Italiano, che ha espresso tutti i sindaci della città dal 1946 al 1995, quando la coalizione di centrosinistra l’Ulivo elesse sindaco lo storico Gianfranco Maddoli. Ma a differenza di Modena e Reggio Emilia, però, Perugia è stata di recente “espugnata” dal centrodestra.
A riuscirci, con grande sorpresa di quasi tutti gli osservatori, è stato nel 2014 l’attuale sindaco, Andrea Romizi, all’epoca 35enne e candidato di una coalizione formata da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Romizi all’epoca era definito con un po’ disprezzo il “candidato di riserva” del centrodestra, poiché la sua decisione di presentarsi era arrivata solo dopo la rinuncia a correre per il centrodestra di un avvocato molto celebre in città, Corrado Zaganelli. Romizi, erano tutti convinti, sarebbe stato facilmente sconfitto dal sindaco uscente.
Al primo turno, che si svolse lo stesso giorno delle elezioni europee in cui il PD ottenne più del 40 per cento a livello nazionale, il sindaco uscente del PD, Wladimiro Boccali, arrivò a poca distanza dal 50 per cento, raccogliendo il 46,5 per cento voti. Romizi si fermò invece ad appena il 26 per cento. Nonostante lo scarso risultato, era la prima volta che il centrodestra arrivava al ballottaggio. Il fatto che il centrosinistra fosse andato così male nonostante l’importante traino nazionale avrebbe dovuto mettere in guardia il PD. Il risultato nel secondo turno venne infatti ribaltato. Boccali perse in astensionismo circa 14 mila dei 39 mila voti raccolti al primo turno, mentre Romizi ne guadagnò altrettanti, riuscendo alla fine ad imporsi con il 58 per cento dei voti vincendo a sorpresa il secondo turno.
Nei suoi cinque anni, l’amministrazione di Romizi è stata molto attiva. Per esempio ha ottenuto una serie di fondi per riqualificare il quartiere Fontivegge, vicino alla stazione, una zona che finisce spesso sui giornali per risse e altri episodi violenti. La giunta Romizi ha ottenuto una serie di finanziamenti all’interno del Bando Periferie del governo Renzi e successivamente ha dovuto lottare per conservarli quando il governo Conte ha deciso di annullare il progetto. Durante il suo mandato sono stati riqualificate diverse aree nel centro e nell’immediata periferia, come il mercato coperto e l’ex tabacchificio.
Romizi ha anche fatto scelte culturalmente molto di destra, e per questo molto contestate dalle opposizioni. Per esempio ha deciso di rividere il regolamento per l’assegnazione degli alloggi popolari in modo da favorire i residenti nel comune da almeno 15 anni, un sistema considerato da molti discriminatorio nei confronti degli stranieri. Romizi ha anche ritirato il patrocinio del comune a una manifestazione LGBT e rifiutato di trascrivere nei registri comunali l’atto di nascita di un bambino figlio di una coppia di donne perugine, ma residenti in Spagna (la decisione ha provocato proteste dei gruppi PD e Movimento 5 Stelle al consiglio comunale, che hanno tenuto una conferenza stampa congiunta sul tema).
Il suo principale avversario, che spera di riportare la città alla sua tradizione di centrosinistra, è Giuliano Giubilei, noto giornalista RAI che dai primi anni Duemila è uno dei principali conduttori del TG3, di cui è anche vicedirettore. Giubilei è nato a Perugia nel 1953, si è laureato in città e, dopo aver lavorato al quotidiano comunista Paese Sera, è entrato in Rai alla fine degli anni Ottanta. La candidatura di un esterno ai partiti aveva l’obiettivo di ricompattare il centrosinistra, ma è riuscita solo in parte nell’obiettivo. A sostenere Giubilei ci sono la lista del PD, quella degli scissionisti del PD di Articolo 1-MDP e numerose liste civiche, ma il resto della sinistra radicale, da Sinistra Italiana a Rifondazione Comunista, ha preferito non partecipare all’alleanza e oggi sostiene l’ex ministra Katia Belillo.
Il problema più grande per Giubilei, più che la concorrenza a sinistra, rischiano di essere i guai del governo regionale. «L’inchiesta sulla sanità umbra rischia di farmi perdere le elezioni, inutile nasconderlo», ha detto in un’intervista a Repubblica, riferendosi all’inchiesta della magistratura che ha coinvolto il PD umbro e ha costretto alle dimissioni la presidente di regione Catiuscia Marini (situazione resa particolarmente imbarazzante per il PD locale dal fatto che Marini ha ritirato e poi nuovamente confermato le sue dimissioni nel corso di uno scontro interno al partito dai contorni non del tutto chiari).