Sono gli ultimi giorni di Theresa May?
La prima ministra britannica sta provando per l'ultima volta a trovare un accordo su Brexit, ma è stata abbandonata dal suo partito e si parla di sue imminenti dimissioni
Le prime pagine dei giornali britannici di oggi si occupano tutti della grave crisi del governo britannico e in particolare della prima ministra Theresa May, che potrebbe essere arrivata alla fine anticipata del suo mandato. Una foto scattata mercoledì, che mostra May, in auto, con gli occhi lucidi, come se stesse piangendo, è stata molto ripresa dai tabloid britannici come simbolo del suo complicato momento, stretta tra la necessità di portare avanti le trattative con il parlamento per fare approvare l’accordo su Brexit e l’ormai aperta opposizione alla sua leadership da parte di grandi pezzi del suo partito, quello Conservatore.
Una situazione già molto complicata, infatti, mercoledì si è fatta improvvisamente ancora più complicata. Il giorno prima May aveva presentato un nuovo piano per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, spiegando che lo avrebbe presto sottoposto a un nuovo voto del Parlamento. Il nuovo piano prevedeva una serie di concessioni pensate soprattutto per ottenere il sostegno anche di una parte dei parlamentari Laburisti e trovare una maggioranza trasversale che approvasse l’accordo, necessario affinché Brexit possa proseguire. Tra queste concessioni, ha spiegato May mercoledì in parlamento, c’era anche la promessa del governo di organizzare un nuovo referendum su Brexit se il Parlamento lo avesse chiesto a maggioranza: una cosa che non è stata presa molto bene da tantissimi membri del partito Conservatore.
Diversi membri del governo, ha scritto il Financial Times, hanno detto privatamente che la promessa di sostenere un referendum non era stata discussa tra i ministri e che per molti è stata una sorpresa sentirla nel discorso di May in Parlamento. Moltissimi parlamentari Conservatori hanno invece criticato pubblicamente May, accusandola di aver tradito i principi ispiratori di Brexit con la sua proposta, giudicata troppo morbida e di compromesso: in molti, probabilmente, sono spaventati dall’ipotesi che un nuovo referendum porti a una rinuncia a Brexit. Circa 70 di loro, che in passato avevano votato a favore dell’accordo di May (respinto tre volte dal Parlamento), hanno detto che non avrebbero votato il nuovo accordo e, scrivono i giornali, lo stesso avrebbero intenzione di fare almeno quattro importanti ministri del governo.
Un nutrito gruppo di parlamentari Conservatori, mercoledì, è arrivato al punto di chiedere al partito di sospendere le sue regole ordinarie, per consentire un voto di sfiducia straordinario nei confronti di May, in modo da poterla sostituire come leader del partito e come prima ministra (le due cose sono collegate, nel sistema britannico). La richiesta è stata discussa in serata in un’animata riunione del cosiddetto 1922 Committee, il gruppo parlamentare Conservatore: alla fine è stata respinta, ma i giornali scrivono di un accordo informale per sfiduciare May se non si sarà dimessa entro la metà di giugno. I problemi per May peraltro non sono finiti, perché nelle stesse ore la leader della Camera dei Comuni Andrea Leadsom – la ministra del governo che si occupava dei lavori parlamentari – ha annunciato le sue dimissioni, in aperta polemica con May.
Ora la situazione è molto intricata. Diversi giornali scrivono che May nelle ultime ore si è rifiutata di incontrare alcuni dei suoi ministri e che si è isolata con i suoi collaboratori per trovare una strategia per superare questi giorni turbolenti. Oggi nel Regno Unito si sta già votando per le elezioni europee e i Conservatori otterranno probabilmente il peggior risultato della loro storia, finendo per essere il quinto partito per voti ricevuti. I Laburisti, intanto, anche loro in difficoltà nei sondaggi, hanno detto che non voteranno nemmeno l’ultima versione “ammorbidita” dell’accordo su Brexit di May, di fatto condannandolo già a una bocciatura in parlamento.
Qualcuno parla della possibilità che May si dimetta già nei prossimi giorni, arrendendosi alle pressioni del suo partito. Lei nel suo discorso di mercoledì ha detto nuovamente di essere determinata a provare un’ultima volta a convincere il Parlamento a sostenere il suo accordo, ma aveva già annunciato pubblicamente che si sarebbe dimessa se fosse stato approvato. A quel punto ci sarebbe una nuova elezione interna al partito per scegliere la nuova segretaria e prima ministra: Andrea Leadsom e l’ex ministro degli Esteri ed ex sindaco di Londra Boris Johnson sono per ora i candidati di cui si parla di più e sono entrambi dei convinti sostenitori di una Brexit dura e senza compromessi con l’Unione Europea.